Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Art bonus esteso anche a San Marco»
Proposta della Procuratoria al ministro. Marmi corrosi, test di sostituzione di una colonna del nartece
VENEZIA «Art Bonus anche per San Marco e le fabbricerie»: la Procuratoria di San Marco chiede al governo di cambiare la legge per salvare la Basilica e i duomi storici. Orvieto e Milano, la basilica di Santa Croce a Firenze, quella di Sant’Antonio a Padova, San Marco sono alcune delle ventisei fabbricerie d’Italia, chiese che cioè hanno un ente preposto alla conservazione e alla manutenzione. Ma se accade, come lunedì a Venezia, che un eccezionale evento atmosferico aggravi i danni del tempo e le immagini dei marmi del XI secolo allagati fanno il giro del mondo muovendo la generosità
dai quattro punti cardinali, succede pure che chi si fa avanti per donare soldi utili al restauro non avrà nessuna agevolazione fiscale. Solo un bel «grazie» ma nessuna detrazione. «La nostra richiesta è che lo Stato diventi più generoso dal punto di vista legislativo – lancia l’ingegnere Pier Paolo Campostrini, procuratore marciano ai servizi tecnici – Allarghi anche alle fabbricerie la possibilità di accedere all’Art Bonus. La proposta è stata informalmente già fatta arrivare a Roma e al più presto contiamo di illustrarla ufficialmente al ministro ai Beni Culturali Alberto Bonisoli». L’Art Bonus è uno sconto sulle tasse del 65% (tecnicamente: credito d’imposta) a chi fa donazioni per restaurare il patrimonio culturale pubblico. Quanto possano essere importanti le liberalità dei mecenati nella conservazione lo dicono le immagini delle colonne marciane che si stanno sgretolando alla base dopo secoli di acqua alta salmastra e contaminata da liquami.
Il marmo delle colonne della porta di San Clemente è raro e prezioso; inoltre è complicatissimo toglierle dalla sede per poterle restaurare senza compromettere la statica dell’arco. I conservatori esperti della Basilica di San Marco faranno una prova generale con le colonne non portanti del nartece, quelle che nelle immagini appaiono ingabbiate alla base. «A giorni faremo un intervento sulla colonna più grande: è stata costruita una struttura di metallo apposta per poterla alzare ed estrarre e da sola è costata 40mila euro», continua Campostrini. Il basamento irrimediabilmente minato sarà sostituito da uno nuovo, scolpito nel marmo che arriva dall’identica cava dell’orginale. «Il Verde di Tessaglia è un marmo che non si riesce a trovare più, rarissimo e carissimo – spiega Giovanni Giusto, consigliere comunale ed esperto restauratore lapideo - Per la chiesa dei Gesuiti sono andato fino in Grecia per recuperarlo; alla fine ho trovato delle lastre antiche abbandonate in un deposito di Vicenza». Poi c’è il problema di come collegare la base nuova al manufatto antico mantenendo non solo l’estetica ma anche la funzionalità della colonna. E anche qui viene in soccorso la ricerca filologica sulle antiche resine e malte, «quelle che hanno dimostrato di saper resistere nei secoli ad un ambiente così ostile: tutto molto costoso ma per la Basilica di San Marco bisogna fare tutto il possibile», esorta Giusto. I magazzini della Procuratoria sono pieni di legni, malte e materiali antichi, spiega Carlo Alberto Tesserin primo Procuratore di San Marco, e la manodopera iper-specializzata c’è, anche se rara. Manca solo la garanzia di avere risorse adeguate. «La Soprintendenza ci è stata molto vicina e speriamo di avere presto il ministro Bonisoli a Venezia per fare ragionamenti appropriati – auspica Tesserin – Abbiamo avuto un mare di telefonate da tutto il mondo, una forte azione del sindaco, una copertura giornalistica mondiale. Ma non ho visto altre forze politiche farsi carico. La tutela del patrimonio culturale è una strada obbligata: si abbina alla fruizione, che è fonte di entrate, oltre che di incanto che è patrimonio di tutti».
Il verde di Tessaglia è rarissimo, Giusto ha trovato delle lastre antiche in un deposito