Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
E’ morto Semenzato una vita per l’arte «La politica era l’altra sua passione»
Si è spento ieri mattina alle 6.20 all’età di 89 anni Franco Semenzato, uno dei maggiori esperti d’Italia d’arte antica. Grande appassionato di pittura, aveva fondato la casa d’aste Semenzato Srl divenuta poi famosa in tutto il mondo per la vendita di grandi dipinti firmati da maestri come Tiziano e Tintoretto. Un’azienda che era considerata la Sotheby’s italiana, che nel 1994 chiuse però i battenti al termine di una vicenda travagliata che portò negli ultimi anni a una serie di fusioni e scorpori. «Ma Franco è rimasto uno dei punti di riferimento per l’arte nel nostro Paese» ricorda la moglie Maria Luisa Semenzato. Proprio per questo dopo la chiusura della sua storica società, Semenzato continuò a lavorare nel mondo dell’arte fornendo consulenze ai suoi grandi clienti, tra cui vi erano miliardari giapponesi e grandi imprenditori statunitensi ma anche nomi di spicco del mondo culturale italiano. «Si confrontava spesso con Eugenio Scalfari, suo amico e cliente» ricorda il figlio Marco. «Per mio padre l’arte ha rappresentato una passione immensa, seguita immediatamente dalla politica – continua – Amava interessarsi alla sua città e ragionava sul futuro a partire da una posizione profondamente di sinistra, costruita su idee che non ha mai cambiato e a una tradizione cattolica illuminata». Un punto di riferimento che lo aiutava anche a orientarsi tra i grandi sconvolgimenti vissuti dall’Italia e dal mondo. «Ricordo quando con Scalfari discuteva animatamente e a lungo del futuro di questo mondo, perché nonostante fosse un uomo anziano mio padre ha sempre avuto fiuto nei confronti del domani e di ciò che stava per accadere – riprende il figlio – Ultimamente il suo grande cruccio è stato capire dove stesse andando la sinistra. In uno dei suoi ultimi giorni è stato a lungo a commentare un articolo di Scalfari, che prendeva spunto da osservazioni di Cacciari e Veltroni, infervorandosi perché diceva che qualcosa a questa gente sfuggiva, ed era il fatto che la modernità va interpretata e non presa in giro né trascurata».