Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Folla e lacrime per l’addio alla prima vittima del maltempo
Folla al funerale della prima vittima del maltempo
PADOVA Una folla che ha riempito la chiesa, il sagrato e la cappelletta interna ha salutato ieri Sandro Pompolani, la prima vittima del maltempo.
PADOVA La chiesa, il sagrato e la cappelletta interna gremiti da una folla senza fine, i fiori bianchi della moglie Victoria e della figlioletta Francesca adagiati sulla bara, gli stendardi rossi dell’Avis attorno all’altare, il coro degli amici di una vita, la delegazione dei colleghi del «Colorificio Paulin» di Seren del Grappa, un’intera comunità in lacrime. Se ne è andato così, stretto nell’abbraccio della sua gente, Sandro Pompolani, la prima vittima della furia del vento, che lunedì sera a Feltre ha sradicato un albero, scaraventandolo sulla sua auto. Ieri mattina l’«ultimo viaggio dalla terra al cielo», accompagnato dal dolore e dall’amore del quartiere di Voltabarozzo, a Padova, dove il chimico 49enne era nato e cresciuto.
«Si fa fatica a trovare le parole — ha detto il parroco, don Gianluca, che ha celebrato il funerale insieme a don Celestino, don Andrea e don Piero, accorso a Feltre per riaccompagnare la salma a casa —. Non è facile mettere insieme emozioni e affetto misti a quel logico smarrimento, a quel senso di vuoto e di amarezza che ognuno di noi prova pensando all’amico Sandro. Quando la morte arriva in questo modo, umanamente è difficile mantenere l’equilibrio del cuore, soffocato dalle lacrime e dalla tristezza. Una morte prematura, assurda, quella di Sandro, ne siamo tutti consapevoli, ma la sofferenza non deve farci chiudere gli occhi sulle cose belle che ci parlano di lui, sulle sue qualità, sui valori in cui ha creduto, sul bene che ha coltivato e trasmesso. È importante restare uniti, come una grande famiglia, e stare vicini, oggi e in futuro, ai genitori Giorgio e Adelina, a Victoria e Francesca, alla sorella Cristia, al cognato Simone e alla nipote Sara, ai parenti tutti». Viso pulito, entusiasmo fanciullesco, braccia sempre protese verso gli altri: così lo ricorda chi lo ha amato. Faceva parte del gruppo della parrocchia «Crescere Insieme» che programmava iniziative per bambini, aveva la passione del calcio e della Juve e il primo novembre di ogni anno organizzava la partita scapoli-ammogliati al campo di Voltabarozzo. Donava il sangue e nel 2016 aveva ricevuto dall’Avis il distintivo d’oro per
la cinquantesima donazione.
«Sandro ha sempre cercato di essere presente nei vari momenti di vita e di aggregazione, anche in parrocchia — ha ricordato don Gianluca —. Faceva gruppo, gli piaceva stare con le persone, desiderava favorire le relazioni e creava occasioni per stare insieme, oggi così difficile. Lui ne aveva capito il valore, così come aveva fatto suoi i valori dell’impegno, della fede e della famiglia imparati da ragazzo. Era un uomo disponibile e amabile, generoso e rispettoso, legatissimo alla famiglia. E i frutti del suo bene, il matrimonio con Victoria e la figlia Francesca, continueranno nelle persone che ha amato e che lo hanno amato». «Grazie per la nostra bambina, per la bellissima vita che ci hai donato, grazie per il tuo affetto e il tuo rispetto verso di noi e tutti quelli che ti hanno voluto bene — ha detto fra le lacrime e interrotta da un lungo applauso Victoria —. Grazie per essere stato presente sempre, anche quando eri via per lavoro. Ci mancherai tanto, ci manchi già. Sono sicura che avrai una corsia prefe- renziale verso il paradiso e ti chiedo solo un favore: prega per noi il Signore affinché ci dia la forza di andare avanti senza di te. Tua figlia e io ce la metteremo tutta, te lo prometto».
Toccante anche il messaggio degli amici: «Eri sempre pronto a dare una mano a chi la chiedeva. Le tue grandi passioni, il calcio, la Juve: purtroppo ci resta il rammarico di non essere mai riusciti a portarti a Torino allo stadio, però ti davano soddisfazione anche il calcio a 5 e l’organizzazione della partita del primo novembre, l’evento clou dell’anno per noi, nonostante il passare del tempo e gli acciacchi. Sei riuscito a mantenere viva questa tradizione. Eri un ragazzo semplice, buono, l’amico discreto e sincero che mai dimenticheremo. Ti vogliamo bene». L’Avis gli ha dedicato «La preghiera del donatore di sangue» scritta da Papa Giovanni, mentre un delegato del sindaco Sergio Giordani ne ha letto la promessa: «Rimarremo vicini alla famiglia e manterremo vivo il suo ricordo».