Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Oggi tregua da domani di nuovo pioggia
VENEZIA Il nubifragio che ha devastato il Veneto concederà una tregua oggi, ma domani e martedì tornerà la pioggia. «Parliamo di precipitazioni nella norma, nulla a che fare con l’evento eccezionale che si è scatenato tra 27, 28 e 29 ottobre — spiega Marco Monai, meteorologo dell’Arpav —. Il problema è che si innesteranno su una situazione già gravemente compromessa, soprattutto per la stabilità dei fiumi. Il ritorno del caldo è invece dovuto al fatto che la perturbazione responsabile del disastro è passata e i venti continuano a soffiare da Sud, non hanno ceduto il passo alle correnti fredde in arrivo dal Nord».
La Protezione civile regionale segnala possibili frane e criticità idraulica nelle province di Belluno, Vicenza e Verona, «stante lo stato di saturazione dei suoli conseguente alle abbondanti precipitazioni verificatesi nei giorni scorsi». Sorvegliati speciali, oltre al Piave e al Po, i fiumi Agno, Astico e Brenta. Resta inoltre l’allarme rosso per le frane del Tessina in Comune di Chies d’Alpago e della Busa del Cristo a Perarolo di Cadore, riattivate, e per la frana del Rotolon a Recoaro (Vicenza), tutte sotto specifico monitoraggio. Il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, lancia l’allarme per una strada del suo Comune, a Longarone: «Sta franando e sotto, oltre alla condotta del nostro acquedotto, passa la tubazione che porta il gas a tutto il Cadore. Se collassasse, con l’inverno alle porte, sarebbe un disastro».
«Sono tre i fattori alla base del disastro — illustra Monai — la quantità di pioggia caduta in tre giorni non ha eguali almeno dal 1926, toccando quota 667 millimetri a Longarone e 610 a Col di Prà. Nell’alluvione del 2010 il valore massimo, rilevato a Seren del Grappa, si è fermato a 587 millimetri, mentre nel 1966 a Bosco del Cansiglio si era arrivati a 608. Il secondo fattore riguarda il tipo di pioggia caduta il 29 pomeriggio: un diluvio durato un’ora, in tutto 30 millimetri d’acqua, come i temporali estivi. Ma si è aggiunto al disastro dei due giorni precedenti. Infine il vento — chiude Monai — mai così forte almeno negli ultimi 25 anni: ha soffiato tra i 160 e i 192 chilometri orari, battendo il record precedente di 176 rilevato nel 2008».
E l’emergenza continua: al lavoro in Veneto ci sono ancora 4.285 uomini tra vigili del fuoco, Protezione civile, Genio civile, volontari, alpini, Croce Rossa, esercito e associazioni. «Abbiamo in campo centinaia di squadre e oltre tremila volontari con specialità di taglio alberi, lavori in quota e movimento terra — spiega l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin — nei prossimi giorni ne arriveranno altre». Sono accorsi in supporto volontari da Lombardia, Emilia, Piemonte e Marche. La Regione ha messo a disposizione due macchine operatrici con sollevatori telescopici e, tramite i Consorzi di bonifica, sette autocarri con gru e cinque escavatori per il taglio degli alberi. Ulteriori dieci squadre giungeranno nei prossimi giorni, mentre ieri sono arrivate le colonne mobili di Toscana, Trento e Bolzano. Sono state infine messe a disposizione autobotti che hanno ridotto a poco più di un migliaio le utenze ancora prive d’acqua potabile.
Continua anche l’impegno dell’esercito. In Cadore sono intervenuti i militari del 2° reggimento Genio guastatori di Trento, del Genio ferroviari di Bologna e del 3° reggimento Genio di Udine per concorrere
al ripristino della viabilità, per interventi in emergenza e per monitorare i livelli dei fiumi a rischio esondazione. Coordinati dal Comando forze operative Nord in collaborazione con i vigili del fuoco, i soldati hanno liberato le strade di maggior scorrimento dai detriti a Falcade, Auronzo, Rocca Pietore e Gosaldo; a Feltre hanno allestito una piattaforma elevabile indispensabile per le potature e gli interventi sui fabbricati e stanno portando in Veneto materiali per costruire delle opere di contenimento. Sempre nel Bellunese un elicottero da trasporto pesante CH47 dell’Aviazione, insieme a un’autogru dei Lagunari, ha da poco ultimato il trasferimento di generatori elettrici in aree prive di energia.
La Cgil chiede altre squadre di vigili del fuoco («servono turni a 24 ore e il richiamo dei volontari»), mentre Anci esorta i Comuni a mettere a disposizione il proprio personale delle amministrazioni bellunesi, scrivendo ad anciveneto@anciveneto.org.