Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mura ha diretto una scuola di volo Vescovo era docente all’Università

Il padovano aveva protestato contro la chiusura dell’Allegri

- Alessandro Macciò

PADOVA Uniti per sempre dalla passione per il volo e nel terribile incidente in cui hanno perso la vita. Franco Mura, 75 anni di Padova ma residente a Campagna Lupia (Venezia) e Roberto Vescovo, 65enne di Verona ma residente a Latisana (Udine), sono le due vittime dell’incidente aereo avvenuto ieri pomeriggio a Caorle.

Due piloti esperti e due profession­isti stimati nei rispettivi campi: docente universita­rio Vescovo, che insegnava Ingegneria elettronic­a e delle Telecomuni­cazioni all’Università di Trieste, istruttore di volo e architetto in pensione Mura, che in passato aveva lavorato come capouffici­o marketing dell’Amag, l’ex società che gestiva acqua e gas a Padova. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, Mura aveva anche guidato l’Aeroclub Padova come presidente. E ancora nel 2014 era sceso (letteralme­nte) in pista per protestare contro la possibile chiusura dell’aeroporto padovano. Tra i colleghi di Mura all’Amag c’era anche Roberto Carfagna, attuale presidente del consorzio che gestisce l’aeroporto Allegri di Padova: «Franco era un caro amico da più di 25 anni — dice Carfagna —. Aveva tante ore di volo alle spalle e in passato ha diretto una scuola di volo dove si sono brevettati tantissimi allievi. Poi dopo la chiusura ha continuato a dare lezioni private. L’ultima volta che l’ho visto è stato una ventina di giorni fa, era appena atterrato all’aeroporto di Padova. È stato proprio volando insieme a lui sulla laguna di Venezia che mi è tornata la passione per l’aereo e ho deciso di prendere la licenza. Siamo attoniti perché Franco era un pilota esperto e curiosi di capire cosa sia successo».

Mura si era trasferito a Campagna Lupia una decina d’anni fa per seguire la moglie, un’ex dipendente del Comune veneziano dove la figlia insegnava lettere alle scuole medie. «Ma Franco aveva la malattia del volo e continuava a frequentar­e l’aeroporto — assicura Carlo Testa, consiglier­e e istruttore dell’Aeroclub Padova, che si unisce al cordoglio dell’aeroporto —. Qui aveva tanti amici, tornava spesso per un caffè e ogni volta che atterrava un aereo nuovo correva a guardarlo da vicino. È un pilota che ha battuto il nord Italia palmo a palmo e che aveva solo da insegnare, quello che è successo è assurdo. Era una persona serena e amichevole, ma non parlava più del necessario. Proprio come i veri piloti».

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