Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Spuntano gli sciacalli dei generatori
Intanto è lite sull’interramento dei cavi chiesto dai sindaci. Terna: «Linee aeree più facili da sistemare»
BELLUNO Hanno svuotato i generatori che alimentano le case e poi sono fuggiti a gambe levate. La situazione nel Bellunese è disperata e ricorda il detto latino «Homo homini lupus» secondo cui a prevalere è sempre il più forte, autore di gesti riprovevoli ma chissà, forse perché mosso dalla disperazione, dopo essere rimasto senz’acqua, luce e nel peggiore dei casi un’abitazione.
I furti sarebbero avvenuti a Rocca Pietore e a Selva di Cadore, due tra i Comuni più colpiti dall’ondata di maltempo della scorsa settimana. La notizia è arrivata dall’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin: «Ci sono degli imbecilli che stanno rubando il gasolio dai generatori di corrente elettrica installati per l’emergenza maltempo. Li svuotano e li lasciano aperti, tanto che entra l’acqua nel serbatoio e i generatori si guastano. Sono gesti che vanno condannati senza se e senza ma e che lasciano l’amaro in bocca». E-distribuzione ha trasportato nel Bellunese 1.200 gruppi elettrogeni per far ripartire la corrente elettrica dopo che molti tralicci e cavi erano andati distrutti. Si tratta di una misura tampone in vista del completo riassetto della linea. I generatori, inoltre, vanno a gasolio e quando lo finiscono si spengono. «È mero sciacallaggio – commenta il primo cittadino di Rocca Pietore Andre De Bernardin – I responsabili meriterebbero qualche pedata. Siamo già in ginocchio e ci rubano pure il gasolio dai generatori. La corrente elettrica è il nostro problema più grande perché i tralicci sono rovesciati. Di generatori ne abbiamo una trentina. Li sta gestendo Enel con grande difficoltà».
Dopo l’alluvione e le fortissime raffiche di vento della scorsa settimana, 113.000 famiglie bellunesi erano rimaste al freddo e al buio. Un dato che ha portato quasi tutte le autorità politiche a chiedere di interrare la linea. Ma per Edistribuzione quella aerea costituisce «la soluzione tecnica più efficace per le reti a media tensione. Quanto accaduto in Triveneto rappresenta un fenomeno estremo che va al di là di tutti i parametri progettuali e costruttivi. Anche le reti in cavo interrato non avrebbero garantito la continuità del servizio costituendo un problema molto più grave in sede di riparazione tempestiva del servizio». A Belluno, però, stanno già affilando le armi. L’associazione Vivaio Dolomiti si sta attivando per la creazione di una «class action» contro Terna ed Enel. Ma si può interrare in montagna oppure no? Secondo Roberto Benato, membro senior Ieee (Institute of electrical and electronics engineers), professore dell’Università di Padova e consulente delle maggiori società nel settore dell’energia elettrica (tra cui Terna ed Enel), in montagna e in presenza di rocce non ci sarebbero alternative alle linee aeree. «È una possibilità utopistica – spiega Benato – A meno che non ci siano infrastrutture stradali o ferroviarie. Allora il cavo potrebbe sfruttare “corridoi” già esistenti come è stato fatto, ad esempio, per la linea tra Italia e Francia denominata Piemonte-Savoia. Inoltre, il cavo interrato costa circa quattro volte quello aereo».
Intanto il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha attivato la task force per consentire ai «piccoli studenti di continuare a vivere la loro vita normale, compresa la scuola e l’attività didattica».
Benato Interrare costa 4 volte più dei tralicci
Blackout Sono oltre 1200 i gruppi elettrogeni fatti arrivare nel Bellunese per l’emergenza