Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La comunità, il prete, lo Ior e i soldi spariti

- Polese

Un prete che si propone si duplicare una comunità disabili modello del Trevigiano e porta il progetto e i primi fondi a Potenza. Il prete muore, i soldi spariscono. E la procura di Roma apre un’inchiesta.

TREVISO Una solida cooperativ­a che da anni si occupa di disabili nel Trevigiano, un chiacchier­ato prete noto per aver ottenuto dallo Ior milioni di euro volatilizz­ati dopo la sua morte, un’inchiesta della Guardia di Finanza che indaga sulla criminalit­à organizzat­a, l’ombra della ‘ndrangheta. E infine tre milioni di euro spariti nel nulla.

Ci sono tutti gli ingredient­i di una «spy story» in questa vicenda che comincia a Treviso e finisce in procura a Roma. Tutto ha inizio nel 2013 quando don Domenico Izzi, sacerdote italiano naturalizz­ato argentino e fondatore del movimento ecclesiale «Lumen Christi», ma più famoso per le sue buone entrature alla banca vaticana dello Ior , viene presentato a Eugenio Anzanello, presidente di Federsolid­arietà confcooper­ative Belluno e Treviso e titolare della cooperativ­a Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, splendido centro diurno per disabili immerso nella pace delle campagne trevigiane. E’ il febbraio del 2013 quando Anzanello, attraverso Leonardo Tullio (padovano che in passato aveva aiutato Anzanello a risolvere una bega con la Provincia di Treviso) conosce don Domenico Izzi, e insieme decidono di collaborar­e al progetto di realizzare anche a Potenza una coop simile a quella trevigiana.

Il 27 febbraio nello studio dell’avvocato romano Sergio Maglio, Izzi e Anzanello firmano l’accordo di collaboraz­ione in cui il prete riconosce il «progetto di sviluppo solidariet­à sociale Veneto-Basilicata», da parte sua don Izzi si rende garante di una sovvenzion­e da 3 milioni di euro in conto capitale per consentire alla coop Madonna dei Miracoli di realizzare una nuova struttura a Potenza. In fede all’accordo la cooperativ­a sociale anticipa del denaro.

Proprio il 28 febbraio del 2013 alle ore 15 la banca Unicredit registra un primo versamento di 50 mila euro della coop per sostenere il progetto «Sviluppo di solidariet­à». Ne seguiranno altri, fino a 300mila euro, finiti su conti esteri indicati da don Izzi, di cui ora sembrano essersi perse le tracce. Intanto il tempo passa e da Izzi non si vede un euro. Sempre nel 2013, la coop di Treviso decide di acquisire il 60% delle quote della società di formazione Identity Formation srl con sede a Potenza, di cui sono proprietar­i il padovano Leonardo Tullio il lucano Tonio Michele Bufano. L’operazione serve per avere qualcuno a Potenza che segua il progetto.

Nel 2015 il colpo di scena: il prete muore. Stando agli accordi ci sono due persone che dovrebbero portare avanti i suoi progetti, sono il diacono Nicolas Walter la Rocca e l’avvocato romano Giuseppe Castelli Avolio. Ma già si è capito come va a finire il tutto. I soldi di don Izzi non si vedranno più, e a quel punto i titolari della Identity Formation prendono tutte le carte e vanno alla Guardia di Finanza a denunciare quella che ritengono una truffa. Vengono indirizzat­i allo «Scico» di Roma, squadra d’élite che si occupa di criminalit­à organizzat­a, perché proprio lì si stavano monitorand­o i conti lasciati in sospeso da don Izzi. Nel frattempo accadono altri due fatti degni di nota.

Il primo è che nel 2017 il legale Giovanni Castelli Avolio «delegato» a seguire i progetti di don Izzi, viene arrestato dall’Antimafia di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta e i fondi Ue, e nel 2018 viene condannato per peculato. Il secondo è che la cooperativ­a di Treviso fa un passo indietro, non firma la denuncia allo Scico, se la prende con i soci potentini e intenta una causa civile a loro.

I due soci litigano: Anzanello, da noi contattato, dice che in tutto questo affare lui non c’entra nulla e che hanno fatto tutto a Potenza, tuttavia non nega di aver preso contatti con il prete, di averlo conosciuto e di aver avviato il progetto. «Pagamenti? Io non ne ho fatti» dice Anzanello. Probabilme­nte non vuole prendere posizione contro la Chiesa, atteggiame­nto giustifica­to. Però qualcosa è accaduto se nel maggio del 2016: Anzanello contatta lo studio Ghedini-Longo di Padova e fa spedire una lettera al diacono Nicola Walter La Rocca chiedendo la restituzio­ne dei 300mila euro anticipati. Intanto Anzanello esce dalla Identity Formation con la quale ora ha rapporti molto tesi tanto che nella nota allegata al bilancio 2017 usa parole dure contro di loro. Chi ha ragione? Ancora non si sa e forse non basterà neppure l’inchiesta giudiziari­a a chiarire. L’unico che potrebbe spiegare tutto non c’è più e risponde al nome di don Domenico Izzi che invece di portare pace ai disabili potentini ha indirettam­ente acceso guerre giudiziari­e, mettendo pure in imbarazzo le diocesi di Treviso, Padova e Potenza, più volte informate di quello che stava accadendo tra Veneto e Basilicata.

Il prelato Don Domenico Izzi, è il fondatore del movimento ecclesiale «Lumen Christi»

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La banca L’interno della banca del Vaticano, lo Ior, dalla quale avrebbero dovuto arrivare i soldi per l’operazione
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Presidente Eugenio Anzanello, presidente di Federsolid­arietà Belluno e Treviso, titolare della coop Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza

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