Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
REDDITO SOCIALE: DUE ITALIE
Era il capo di una rete di spaccio tra Italia, Albania e Africa. Fuggito nel 2000 insegnava a Tirana: preso
Una su quaranta ce la fa. In Alto Adige solo il 2,3% delle famiglie – secondo la simulazione pubblicata da Il Sole-24 Ore – avrà diritto a chiedere il nuovo reddito di cittadinanza che, secondo i piani annunciati dal governo, verrà riservato ai nuclei che non superano i 9.360 euro di indice Isee. Un’incidenza irrisoria: all’estremo opposto della classifica c’è Crotone, dove circa una famiglia su quattro (27,9 per cento del totale) risulta tra i potenziali beneficiari. Quello della «ricca» Bolzano, ultima in Italia secondo questo report, è un caso limite, ma fino a un certo punto: in molte aree del Nord-Est la percentuale di chi potrà accedere al sussidio è decisamente bassa.
Qualche esempio? A Belluno la misura interesserà una famiglia su 30, a Trento una su 20, a Padova una su 18, a Verona una su 14 e così via. Potrebbe sembrare una «non notizia»: il reddito di cittadinanza tanto caro ai Cinque Stelle è pensato innanzitutto per le aree più depresse e, - come avrebbe detto Catalano in Quelli della Notte – è pur sempre meglio avere un lavoro sicuro con un buon reddito che campare sperando in un sussidio.
Con questa chiave di lettura, non stupisce che alle ultime elezioni provinciali la lista del Movimento Cinque Stelle in Alto Adige abbia raccolto briciole (il 2,4 per cento) rispetto al 50 per cento sfiorato dal movimento di Grillo in Sicilia alle Politiche del 4 marzo. Eppure sarebbe un po’ riduttivo liquidare così la faccenda.
VENEZIA Era stato l’unico, nel 2000, a riuscire a sfuggire alla cattura. Insieme a lui, altre 128 persone erano state iscritte nel registro degli indagati nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga tra l’Albania e l’Italia. Diciotto anni dopo, i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia sono riusciti ad arrestare Dritan Shoraj, 47enne albanese ritenuto il capo di un’organizzazione italo albanese e nordafricana che tra il 1998 e il 2000 ha importato a Nordest quintali di cocaina, marijuana e hashish. Shoraj si era rifugiato nel Paese d’origine, dove aveva cambiato vita e non si era nemmeno preoccupato troppo di nascondersi: fino a venerdì scorso insegnava Economia all’Università di Tirana. La storia criminale di Shoraj, però, è cominciata molto prima. Il 47enne era arrivato in Italia con gli sbarchi del 1990, in qualità di richiedente asilo. Di quel primo periodo nel nostro Paese non si conoscono molti dettagli. Il suo nome è emerso più tardi, a fine anni Novanta, nell’ambito VENEZIA «Un professore stimato e molto rispettato», scrive Asllan Hasani su Facebook, per definire l’amico Dritan Shoraj.
«Un latitante albanese che ha importato centinaia di chilogrammi di droga in Veneto», assicurano invece i carabinieri veneziani che da vent’anni gli davano la caccia.
La storia del narcotrafficante appena catturato a Tirana, dimostra che si può essere entrambe le cose. Almeno stando alla ricostruzione che emerge rileggendo le carte dell’inchiesta «Pineta» che tra il 1998 e il 2000 portò a smantellare un’organizzazione criminale e alla condanna di 128 persone. L’unico a sfuggire alla cattura fu proprio Shoraj, che all’epoca non aveva neppure trent’anni ma s’era già fatto un nome tra gli spacciatori di hashish che impestavano le strade del Nord est.
Nessuno immaginava che durante questa lunga latitanza, invece di comprarsi una villa nei Balcani, riempirla di guardie armate e da lì proseguire la carriera di boss della droga, quel ragazzotto palestrato avesse utilizzato i soldi guadagnati per pagarsi gli studi, conquistare nel 2008 una laurea in Finanza alla New York University di Tirana, poi un master in Svizzera e infine ottenere un dottorato di ricerca. dell’inchiesta dei carabinieri coordinata dalla procura Antimafia e denominata «Pineta».
I traffici
Quell’indagine aveva svelato un grosso traffico di droga che coinvolgeva diverse regioni d’Italia. Nel corso delle perquisizioni del 13 settembre 2000, erano stati sequestrati «solo» 600 grammi di marijuana, sette di hashish, ecstasy e un sacchetto di funghi allucinogeni: in realtà le quantità di droga che smerciava la banda erano anche di 200 chili in un solo mese. È il caso, ad esempio, di aprile del 2000, quando arrivarono in Veneto, da Brindisi, due quintali di marijuana e 45 chili di hashish. Tutta droga giunta a Jesolo, destinata ai turisti in cerca di sballo da sabato sera e dintorni. Stando alle indagini dell’epoca, la droga partiva dall’Albania a bordo dei gommoni e finiva in mano agli spacciatori di buona parte del litorale: Jesolo, San Donà di Piave, Eraclea, Caorle e Venezia. Il capobanda
Il ruolo di Dritan Shoraj era quello di reperire la droga in Albania e organizzarne il redditizio trasporto in Italia. A lui erano stati attribuiti traffici per circa 400 chili tra hashish e marijuana ma, all’epoca, non era stato arrestato. Era riuscito a cavarsela e si ritiene che solo durante il processo si sia rifugiato in Albania, dove si è anche laureato e ha ottenuto il dottorato. Ma questi non sono stati gli unici guai che l’ormai ex docente ha avuto con la giustizia. Prima della droga, Shoraj era stato arrestato a Firenze nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione.
In cattedra
Una volta tornato in Albania, Shoraj si era dedicato agli studi e alla politica. Solo nel 2016 la sua condanna a quattro anni e 20 giorni, emessa dalla Corte d’Appello di Venezia, è diventata definitiva. Da qui le nuove indagini per rintracciarlo. Verifiche che i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia hanno fatto per mesi, fino a scoprire che l’uomo aveva una cattedra all’università. Ottenuto il mandato di cattura internazionale, attraverso il servizio per la cooperazione internazionale di polizia e l’ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania, è stata informata la polizia albanese, che ha proceduto alla cattura. Shoraj ora è in carcere. Il giudice ha convalidato l’arresto e disposto la custodia in carcere per 40 giorni in attesa dell’estradizione.