Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Boato: «I rischi ci sono, più di prima ma siamo diventati insensibili»
Era sempre in prima fila ai sit-in per impedire l’installazione delle antenna radio base, soprattutto al parco della Bissuola. Erano gli anni dal 2003 al 2009, ora quel movimento «No elettrosmog» pare scomparso. Michele Boato, verde da sempre, però non ha mai cambiato idea.
Professore, adesso ha un telefonino?
«No. L’ho avuto, l‘ho perso e non l’ho ricomprato. Non ho neanche il wi-fi in casa perché ha una costante emissione di 3 o 4 volt per metro, tanto che in Francia è stato vietato in tutte le scuole».
Oggi si installano nuovi impianti e nessun comitato insorge. È un tema uscito dall’agenda pubblica?
«Sì, non è trattato neanche dai grillini. Il fatto che abbiamo le antenne a casa ha abbassato la sensibilità rispetto al tema. La specie umana sembra diventata fatalista. Lo vediamo anche rispetto all’effetto serra: si resta insensibili agli allarmi, poi arrivano alluvioni come quella di fine ottobre. Non ho perso tante battaglie in vita mia ma questa è una battaglia che sento culturalmente persa».
Eppure il rischio elettromagnetico è un rischio per la salute.
«Lo dicono molti studi indipendenti di grande rigore scientifico. Vi racconto una cosa: nel 2003 fui invitato all’Istituto Luzzatti di Mestre ad una conferenza sul tema. La preside Ada Di Nola mi disse che aveva un tumore ad un orecchio. Da che parte usi il cellulare, le chiesi? Dalla parte dell’orecchio malato. Qualche mese dopo morì di tumore al cervello. Fu un colpo al cuore. E ancora oggi il rischio è sottovalutato». (mo. zi.)