Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il cubo di Dardi da salvare Appello contro la demolizione La strada della «tutela»
MESTRE Da icona a «rifiuto» da conservare. Perché il «cubo» della Bazzera di Costantino Dardi, architetto allievo di Giuseppe Samonà con il quale collabora anche al concorso per la nuova isola del Tronchetto, è a rischio. Eni sta riorganizzando tutte le aree di servizio è ha già presentato un progetto anche per la stazione della Bazzera. Anche perché pare che la struttura abbia qualche problema, non a caso la società sta facendo una serie di verifiche tecniche. «Bisogna conservare quella stazione di servizio, unica nel suo genere, riconoscibile nella sua natura di storica architettura delle infrastrutture per la viabilità in Italia», è il coro che esce dal seminario che si è svolto ieri allo IuaV. E una strada l’ha indicata Renata Codello, nuova direttrice degli Affari istituzionali della Fondazione Giorgio Cini ed ex Sovrintendente di Venezia: «Non si può vincolare, ma può avere una tutela specifica — dice —. E’ un prototipo non adattabile, un unicum, una parte della nostra storia». E se Leonardo Ciacci, già professore associato di Urbanistica allo Iuav ha lanciato un idea di riutilizzo («Così com’è oggi non può restare — spiega — La ruggine ha fatto il suo lavoro ma, può essere rivisitato: oggi il ”cubo” potrebbe proporre quelle immagini e messaggi ottici e sonori richiesti a suo tempo das Agip»), Codello offre le soluzioni e la presidente dell’Ordine degli Architetti veneziani Anna Buzzacchi invita l’azienda a lanciare un concorso per la «tutela e la rivitalizzazione dell’opera di Dardi». L’azienda nel 1968 quando lanciò il concorso per il progetto di stazione autostradale tipo era alla ricerca di un prototipo «come elemento della comunicazione aziendale per offrire al viaggiatore una gamma di servizi più
Verifiche Sono in corso verifiche tecniche sulla struttura
efficienti su scala nazionale». La griglia di oggi del «cubo» era infatti ricoperta con «tela» bianca in modo da rappresentare una sorta di elemento luminoso di dieci metri per lato. «Mi auguro che ci sia una presa di posizione contro questo trend di distruzione che incombe sulla kaaba di Dardi», interviene Serena Maffioletti, professore associato Iuav. Ecco che gli scenari che dipinge Codello sono due: la riproposizione dell’opera iniziale con materiali più durevoli (sia per la copertura che per la struttura) o un progetto nuovo in cui il cubo sia incluso. ( f. b.)