Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marotta: «Venezia, che bei ricordi »
L’ex amministratore delegato della Juventus analizza tutto il calcio veneto
CASTELFRANCO VENETO Mosse i suoi primi passi da dirigente negli uffici mestrini del Venezia, a pochi passi da Castelfranco Veneto, dove lunedì sera gli è stato consegnato il premio «Radicchio d’oro». Venezia e Giuseppe Marotta, 23 anni dopo. L’ex direttore generale della Juventus sbarcò in laguna, voluto fortemente da Maurizio Zamparini, per portare il Venezia in Serie A. E ci riuscì. Vinse un campionato, poi consolidò una salvezza, prima di migrare a Bergamo, dove sarebbe iniziata di lì a poco la sua grande ascesa da dirigente.
Al teatro Accademico di Castelfranco Marotta si è sentito per certi versi a casa: «Sono luoghi di grande affetto quelli che torno a calcare – sorride per me tornare qui è una sorta di amarcord. Il Venezia lo seguo molto, sono stato invitato anche più volte ad assistere qualche partita al Penzo dall’attuale dirigenza, ma purtroppo ero in difficoltà a rispondere presente alla chiamata per ragioni logistiche. Ho militato nel Venezia per cinque anni con un ruolo dirigenziale. Mi tornano in mente tante cose, un passato piacevole trascorso positivamente nel territorio. Venezia è stata un’esperienza incantevole e tutto il Veneto ha rappresentato un momento importantissimo della mia carriera calcistica».
Il binomio con Maurizio Zamparini fu quasi inossidabile: «L’ho rivisto quindici giorni fa – dice Marotta - e ho continuato a mantenere rapporti con lui, la sua presenza a Venezia diede un grande impulso non soltanto al calcio della città, ma anche all’intero calcio veneto. Seguo anche il Vicenza, il Padova, il Treviso, il Veneto mi è rimasto nel cuore. Credo che questa regione possa tornare ad avere un ruolo preponderante nel calcio come fu ai miei tempi». Un pensiero anche a Renzo Rosso e all’operazione Vicenza, che Marotta benedice senza esitazioni: «Oggi siamo in termini di sostenibilità – evidenzia – poi c’è un altro modello, quello del mecenatismo. Sta avvenendo a Vicenza con Renzo Rosso, che sta facendo rifiorire il calcio in una città storica come quella del Palladio». Dulcis in fundo, l’amaro calice trevigiano: «Il Treviso che non esiste più a livello professionistico onestamente addolora, perché ai miei tempi era una società di livello. Purtroppo le piccole realtà sono spesso schiacciate dal business del calcio di vertice». E un pensiero agli allenatori sulla graticola, chi resta come Fabio Grosso e chi va come Giampiero Ventura: «E’ la settimana di Verona, tutti e due gli allenatori sono finiti nel tritacarne, conosco entrambi e mi dispiace di questo momento negativo».