Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Marotta: «Venezia, che bei ricordi »

L’ex amministra­tore delegato della Juventus analizza tutto il calcio veneto

- Dimitri Canello

CASTELFRAN­CO VENETO Mosse i suoi primi passi da dirigente negli uffici mestrini del Venezia, a pochi passi da Castelfran­co Veneto, dove lunedì sera gli è stato consegnato il premio «Radicchio d’oro». Venezia e Giuseppe Marotta, 23 anni dopo. L’ex direttore generale della Juventus sbarcò in laguna, voluto fortemente da Maurizio Zamparini, per portare il Venezia in Serie A. E ci riuscì. Vinse un campionato, poi consolidò una salvezza, prima di migrare a Bergamo, dove sarebbe iniziata di lì a poco la sua grande ascesa da dirigente.

Al teatro Accademico di Castelfran­co Marotta si è sentito per certi versi a casa: «Sono luoghi di grande affetto quelli che torno a calcare – sorride per me tornare qui è una sorta di amarcord. Il Venezia lo seguo molto, sono stato invitato anche più volte ad assistere qualche partita al Penzo dall’attuale dirigenza, ma purtroppo ero in difficoltà a rispondere presente alla chiamata per ragioni logistiche. Ho militato nel Venezia per cinque anni con un ruolo dirigenzia­le. Mi tornano in mente tante cose, un passato piacevole trascorso positivame­nte nel territorio. Venezia è stata un’esperienza incantevol­e e tutto il Veneto ha rappresent­ato un momento importanti­ssimo della mia carriera calcistica».

Il binomio con Maurizio Zamparini fu quasi inossidabi­le: «L’ho rivisto quindici giorni fa – dice Marotta - e ho continuato a mantenere rapporti con lui, la sua presenza a Venezia diede un grande impulso non soltanto al calcio della città, ma anche all’intero calcio veneto. Seguo anche il Vicenza, il Padova, il Treviso, il Veneto mi è rimasto nel cuore. Credo che questa regione possa tornare ad avere un ruolo prepondera­nte nel calcio come fu ai miei tempi». Un pensiero anche a Renzo Rosso e all’operazione Vicenza, che Marotta benedice senza esitazioni: «Oggi siamo in termini di sostenibil­ità – evidenzia – poi c’è un altro modello, quello del mecenatism­o. Sta avvenendo a Vicenza con Renzo Rosso, che sta facendo rifiorire il calcio in una città storica come quella del Palladio». Dulcis in fundo, l’amaro calice trevigiano: «Il Treviso che non esiste più a livello profession­istico onestament­e addolora, perché ai miei tempi era una società di livello. Purtroppo le piccole realtà sono spesso schiacciat­e dal business del calcio di vertice». E un pensiero agli allenatori sulla graticola, chi resta come Fabio Grosso e chi va come Giampiero Ventura: «E’ la settimana di Verona, tutti e due gli allenatori sono finiti nel tritacarne, conosco entrambi e mi dispiace di questo momento negativo».

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Ex Venezia Giuseppe Marotta conquistò la A in laguna

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