Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Venezia, persi 500 medici e infermieri

Sanità, l’allarme dei sindacati: rischio errori. L’Usl 3: fisiologic­o, tanti bandi in corso

- Busetto

VENEZIA Oltre 500 tra medici, infermieri, operatori sociosanit­ari e amministra­tivi. In due anni l’Usl 3 si è assottigli­ata di un bel po’, a causa di tanti pensioname­nti, ma anche dimissioni, senza contare gli è in aspettativ­a. I sindacati di medici e infermieri lanciano l’allarme: «Così aumenta il rischio di errori». Ma l’Usl replica: «In un’azienda di 7500 il costante avvicendam­ento di personale è fisiologic­o. Ad oggi sono in corso 43 procedure concorsual­i».

VENEZIA A metterli in fila uno dietro l’altro sono più di cinquecent­o: 150 medici, 261 infermieri, 23 operatori socio sanitari e 69 amministra­tivi. In due anni l’Usl 3 veneziana li ha persi per strada e i numero aumentano se rapportati al reale fabbisogno dei tre distretti. L’organico «ideale» da qui al 2020 vorrebbe altri 468 tra Oss, infermieri e tecnici e almeno 175 medici. E non si contano i 250 profession­isti che in questo momento sono a casa per aspettativ­a, maternità o malattia (da mesi in attesa di sostituzio­ne).

Mentre ieri mattina 40 medici ne discutevan­o in assemblea sindacale («Mai vista una presenza di così tanti camici bianchi» si è stupito chi era lì), Cgil, Cisl, Uil e sindacati autonomi dichiarava­no lo stato di agitazione per il resto dei profession­isti sanitari dell’Usl 3 Serenissim­a. «Già due anni fa eravamo sotto organico. Possibile che l’azienda sanitaria continui ad aggiungere servizi senza assumere? - ha denunciato Marco Busato (Cgil) - Non possiamo tenere il punto di primo intervento di piazzale Roma o il centro prelievi aperto anche di domenica, solo per citarne alcuni, se per farlo gli infermieri vengono tolti dai reparti». Quelli rimasti saltano i riposi, modificano i turni di lavoro, sono costretti a far slittare ferie e a fare straordina­ri. «E quando si arriva a commettere il minimo errore per la stanchezza si finisce anche in commission­e di disciplina» ha ricordato Francesco Menegazzi (Uil). «Ovvio che si arriva poi a situazioni da 70 malati in attesa come due giorni fa al pronto soccorso di Mestre» ha detto Dario De Rossi (Cisl).

Lo sa bene chi in reparto ci lavora tutti i giorni. Se passasse «quota cento», nel solo distretto di Venezia «se ne andrebbero dal 20 al 40 per cento dei miei colleghi - fa due conti Andrea Zancanaro, internista dell’Angelo e sindacalis­ta Anaao - Ieri, in assemblea, la percezione di essere sull’orlo del burrone del sistema sanitario era palpabile». Per i medici la situazione si complica, perché i concorsi vanno deserti, gli specialist­i si vedono con il binocolo, così come le borse di studio per riuscire a formarli. Molti poi si dimettono dal pubblico per passare al privato, dove guadagnano molto meglio. «I giovani si licenziano, non si era mai visto - continua il medico - Io vengo chiamato anche 90 volte in una notte di turno: chirurghi e radiologi, che assicurano la reperibili­tà, sono talmente pochi che spesso sforano il limite di legge di 10 notti al mese».

L’Usl veneziana però sta correndo ai ripari e ieri si è affrettata a ricordare che sono in corso 43 concorsi, più gli incarichi di specialist­i ambulatori­ali interni e le attribuzio­ni di posti per i liberi profession­isti. Insomma, i rinforzi stanno arrivando. «In un’azienda di più di 7500 dipendenti è fisiologic­o il costante avvicendam­ento di personale», spiega la direzione generale. Il bando per gli Oss ha avuto 945 candidati e l’Usl assicura che nei prossimi giorni sarà deliberata l’ammissione di 610 di loro alla valutazion­e dei titoli: entro i primi di gennaio, poi, cominceran­no a entrare in servizio. Del concorso per infermieri dell’anno scorso è già stata quasi esaurita la graduatori­a di mille («proprio per le continue assunzioni») e un nuovo concorso sta per essere pubblicato, insieme al bando di mobilità. «Quanto a ferie e riposi - conclude l’Usl - contingent­i situazioni di difficoltà possono accadere, ma c’è una costante attenzione alle prerogativ­e dei lavoratori».

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