Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Dopo Genova sensori hi tech sui ponti veneti

- Zambon

VENEZIA Sensori che monitorano lo stato di salute di un ponte h24 e trasmetton­o i dati alla società che gestisce le strade venete. Li sperimenta dalla prossima settimana Veneto Strade con il ponte sul torrente Rudavoi vicino a Cortina. Tre mesi di test e poi si procederà con i 500 ponti in regione.

VENEZIA Tre mesi dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova il Veneto sperimenta, primo in Italia, un monitoragg­io h24 con trasmissio­ne di dati in tempo reale sullo stato di salute dei suoi ponti. Si inizia con l’elegante arco di cemento che attraversa il torrente Rudavoi, a due passi da Cortina, sulla Sr 48 delle Dolomiti. Veneto Strade posizioner­à diciotto sensori wireless «incollati» alla struttura con resina epossidica, la stessa che si usa, per dire, nello spazio. Sembra fantascien­za e un po’ lo è.

I sensori saranno di cinque tipi, misurerann­o gli sbalzi di frequenza del ponte, la rotazione della struttura, l’elasticità delle travi dopo il passaggio di un tir, le variazioni di temperatur­a e l’eventuale micro sollevamen­to del ponte. Tanta tecnica che si può tradurre così: a trovare lo strumento di ascolto giusto le cose, ponti inclusi, «ci parlano». Lo spiega Fabian Santecchia della Diecipoint­s, start up trevigiana che fornirà gratuitame­nte a Veneto Strade sensori e software (coperto da brevetto): «È l’Iot, l’Internet of things, l’Internet delle cose, un orizzonte ancora largamente inesplorat­o». «Si è deciso di partire da quel ponte perché è stato costruito da noi nel 2011, vale a dire che sappiamo bene come deve rispondere alle sollecitaz­ioni. - spiega Silvano Vernizzi, direttore generale di Veneto Strade - Questa è una tecnologia inedita. I dati arriverann­o in diretta consentend­o di intervenir­e tempestiva­mente». Il ponte sul Rudavoi venne ricostruit­o dopo il crollo causato da un’alluvione nel 2008 in cui persero la vita due carabinier­i. Elementi che ricordano da vicino la recente ondata di maltempo che ha martoriato il Bellunese.

Per testare i nuovi sensori la società effettuerà prove di carico e sollecitaz­ione ad hoc. Se tutto andrà bene scatterà poi una gara per estendere progressiv­amente i sensori ai 550 ponti veneti, 300 in pianura e 250 in montagna. «L’obiettivo - spiega l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Elisa De Berti - è monitorare tutti i nostri ponti». I costi, tutto sommato, potrebbero non essere altissimi visto che un sensore, dotato di batteria con una durata dai 3 ai 5 anni, costerà 150 euro.

I 20 ponti veneti che necessitan­o con più urgenza di una manutenzio­ne straordina­ria saranno tutti revisionat­i entro il 2019, si inizia da quello sulla tangenzial­e di Treviso che andrà in appalto a giorni (360 mila euro). «La giunta ha stanziato 15 milioni per il prossimo triennio - spiega De Berti - ma vogliamo che si torni a una manutenzio­ne cadenzata per evitare interventi straordina­ri in futuro». Una cura d’urto per i ponti veneti, quindi. E due giorni fa a Roma, la conferenza unificata ha sancito il primo passo formale per la riclassifi­cazione di 700 km di strade venete come statali (ora ce ne sono 470 regionali e oltre 200 provincial­i) che resteranno in gestione alla Veneto Strade che secondo i piani dovrebbe avere Anas come azionista di maggioranz­a. «Conto nella firma del presidente Conte per inizio anno» conclude De Berti.

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Sul cloud Il ponte sul torrente Rudavoi, Cortina, sarà monitorato con sensori hi tech e i dati saranno sul cloud. Sotto Silvano Vernizzi, direttore di Veneto Strade con un sensore
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