Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I senzatetto storditi prima del fuoco L’ipotesi del monossido da una stufa
Trovati documenti utili per l’identificazione. Allarme sul sottopasso della stazione
MESTRE Sarebbero stati storditi dal fumo, o forse dal monossido di carbonio, e per questo le fiamme li hanno divorati lì dov’erano, ancora distesi al centro di quel capanno che per anni fu una chiesa e che oggi era un ricovero per sbandati. L’esame del medico legale Barbara Bonvicini sui due senzatetto morti nel rogo della chiesetta dismessa del quartiere San Paolo ha confermato quanto avevano già ipotizzato gli agenti che giovedì erano intervenuti in via Filiasi: nessuna ferita mortale, nessun colpo alla testa o al torace. Resta da capire però se i due fossero già senza conoscenza quando le fiamme hanno cominciato a mangiare il legno, per questo saranno necessari ulteriori accertamenti di laboratorio. Manca anche l’origine dell’incendio, la stufetta o il fornello che i senzatetto avrebbero usato per combattere il freddo della notte: non solo il suo recupero potrebbe fare luce sulle cause esatte del rogo, ma potrebbe anche confermare o smentire le ipotesi di avvelenamento da monossido, analizzandone eventuali guasti.
Ancora più complessa l’identificazione dei corpi: le mani, semi-carbonizzate, rendono difficile la ricostruzione delle impronte digitali e nessuno dei due aveva addosso documenti d’identità anche se forse delle altre carte trovate sul posto potrebbero fornire un aiuto agli investigatori; anche in questo caso, però, resta molto lavoro da fare: se una delle due vittime potrebbe essere quasi riconosciuta, (sarebbe un uomo di origine tunisina) per la seconda manca ancora qualsiasi ipotesi.
Intanto, con l’abbassarsi delle temperature, aumenta il rischio di altri episodi simili, tra i tanti bivacchi abusivi che ancora insistono in tutta la terraferma. E infatti i vagabondi si ritrovano ad accendere falò persino nei luoghi più impensabili: l’ultima segnalazione, subito rimbalzata sui gruppi dei social network riguarda il sottopasso ciclopedonale tra Mestre e Marghera, dove già si raccolgono ogni giorno siringhe, bottiglie, stagnole bruciate e ogni genere di rifiuto. Tra le cartacce e i vetri, però, qualcuno ha riconosciuto anche i resti di un ampio focolare, acceso proprio al centro del percorso. Inutile ribadire i rischi: tra fumo e fiamme libere, in un ambiente chiuso e stretto, il pericolo è concreto. Tanti, commentando l’accaduto, sono tornati a chiedere un presidio costante del sottopasso o, in alternativa, l’installazione di cancelli d’acciaio alle due estremità, da chiudere e incatenare nelle ore notturne per evitare usi impropri.