Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sangue, donazioni in crisi Perse 1300 sacche in 10 mesi

Appello ai giovani dell’Avis. Pellestrin­a record, Mestre «fredda»

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VENEZIA Trentamila sacche di sangue, oltre 43 mila unità che hanno permesso di portare a termine oltre seimila operazioni chirurgich­e. Ma ancora una volta le donazioni calano, del tre per cento. E se una volta era la provincia lagunare a trainare tutta la regione, supplendo anche alle carenze degli ospedali vicentini, trevigiani, bellunesi, polesani, oggi è il contrario e capita sempre più spesso che siano i medici dell’Angelo o del Civile a dover chiedere aiuto ai colleghi delle altre provincie. Invece nel 2018, nel Veneziano, il sangue trasfuso ha superato quello donato a gennaio, aprile, maggio, giugno, luglio e agosto. «I donatori che smettono sono pochi, ma molti donano meno del passato, pensando che andare una volta all’anno sia più che sufficient­e. Non è così: ognuno può donare quattro volte in dodici mesi, se lo facessero tutti avremmo il quadruplo delle sacche – spiega Tito Livio Peressuti – Poi è difficile agganciare nuovi donatori, specie i più giovani. Ci sono realtà più piccole, come Pellestrin­a o il Miranese, dove è forte il senso di comunità e si registrano numeri positivi, ma nei grandi centri come Mestre è molto più complicato». Ogni singola sacca di sangue è importante, come ha spiegato Sebastiano Dri, un ragazzo di Oriago che nel 2015, a 16 anni, ha scoperto di essere malato di leucemia linfoblast­ica acuta: «Entravo in ambulatori­o, mi sanguinava il naso e non capivo perché. Ho imparato presto il valore del sangue: una sacca poteva fare la differenza tra alzarsi o meno dal letto, poteva permetterm­i di fare due passi all’esterno dell’ospedale. Cambiament­i importanti, nella giornata di un malato in chemiotera­pia». Dal centro traumi alla chirurgia toracica,l’ospedale chiede sangue, plasma e piastrine a ciclo continuo: «Una protesi all’anca richiede almeno due unità ematiche, e si contano duemila interventi di questo tipo all’anno — ha detto Gianluca Gessoni, direttore del servizio immunotras­fusionale dell’Usl 3 – Quando le cose si complicano si possono arrivare a consumare decine di sacche: all’Ematologia dell’Angelo abbiamo avviato trapianti da banca organi, il primo ha richiesto 141 unità di emocompone­nti, di cui 120 erano piastrine; per riempire una sola sacca di piastrine servono cinque donatori». Dall’inizio del 2018 sono state «perse» 1.325 sacche». (gi. co.)

La storia

Sebastiano, malato di leucemia: una sacca può fare la differenza tra alzarsi o meno dal letto

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