Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«L’alternanza serve, ma bisogna migliorarla Il reddito di cittadinanza? Boh, non so cosa sia...»
VERONA È contraria ai tagli sull’alternanza scuola-lavoro, Milena Ronchi, perché «dal mio istituto alberghiero di Recoaro Terme, nel Vicentino, sono potuta andare in un ristorante in Sicilia: lavorando in cucina ho scoperto cibi nuovi, preparazioni inedite e ho aumentato il mio bagaglio di conoscenze». È contraria ai tagli sull’alternanza scuola-lavoro, Anna Boni, studentessa del liceo Copernico di Verona, perché «oltre a uno studio legale, dove mi sono trovata bene, ho sperimentato anche il lavoro in una farmacia, e mi si è chiarito in testa che quella non era la mia strada». È contraria ai tagli sull’alternanza scuola-lavoro, Alessia Apetrei dell’istituto Obici di Oderzo, nel Trevigiano, perché «lavorando con associazioni che si occupano di sociale ho capito di voler studiare scienze dell’educazione». Sono quasi tutti contrari, gli studenti che incroci al Job & Orienta in Fiera a Verona, quando chiedi loro della linea governativa circa l’alternanza scuola-lavoro.
Del resto già il 57% del migliaio di ragazzi fra i 16 e 19 anni intervistati nell’edizione 2017 fra Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige – indagine Cisl Veneto affidata alla Fondazione Corazzin e presentata ieri – aveva parlato di «esperienza molto positiva», col 30% a definirla «utile», il 12% «deludente», solo l’1% «molto negativa». Certo, l’aggettivo «migliorabile», riguardo l’alternanza, compare spesso, nei commenti. Perché, dicono i giovani visitatori del Job & Orienta, «qualcuno dei nostri compagni di classe è stato anche sfruttato per passare carte o fungere da forza lavoro vera e propria nonché gratuita».
Però, a fioccare, sono comunque i «sì» a un progetto che «ti prepara al dopo». E prepararsi al dopo, per Giulia Puozzo, Emma Crisci e Anna Didonè, di un liceo artistico di Rovigo, è stato prezioso: «Veniamo tutte dalla stessa scuola, abbiamo collaborato a creare loghi per associazioni, abbiamo messo la firma su murales fuori o all’interno di altre associazioni, soprattutto ci siamo rese conto che la scuola non ti prepara per il momento dell’azione vera e propria: ci vorrebbero più ore di laboratorio». C’è una certa conoscenza dei meccanismi dell’impiego, c’è una certa voglia d’esplorare, c’è un desiderio di tenersi informati, in chi gira fra gli stand di Job & Orienta. Anche se molti di quei ragazzi e ragazze sono gli stessi che poi, a domanda sul reddito di cittadinanza, tema che col lavoro ci azzecca parecchio, possono anche caderti Ragazzi delle scuole venete in visita a Job & Orienta alla Fiera di Verona dalle nuvole: «Già sentito…», «Non so, scusa», «È quel meccanismo per cui danno soldi a chi ne ha meno e però per farlo prendono soldi a chi ne ha di più…». Chi è al corrente del tema lo critica parecchio, il baluardo del M5S, come Francesco, altro studente dell’Obici di Oderzo: «Sono a sfavore, tra l’altro il reddito di cittadinanza non aiuterebbe il sud d’Italia allo sviluppo della propria industrializzazione, e il rischio che in tanti facciano i furbi è enorme: uno dichiara meno reddito per averne diritto e poi magari continua a lavorare ma in nero: c’è chi ci proverà». Tornando all’alternanza scuolalavoro, s’era detto degli angoli da smussare. Uno studente veronese, Cristian Bonomo, liceale, dice che «non sempre uno riesce a misurarsi nell’azienda che vorrebbe e spesso servono “agganci”». Per Mara Pacher, trentina, studente di liceo scientifico, «le alternative che ti offrono non sono sempre interessanti». Per Giulia Muzzolon e Alessia Brigo dell’istituto Kennedy di Padova, «l’importante è far sì che il sistema non ti releghi a fare fotocopie». Da qui a tagliare, però, secondo loro, ce ne corre.
"Anna Grazie a questa esperienza ho capito qual è la mia strada