Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Senza le crociere Venezia muore» Agenti contro le fake news sulle navi
Gli operatori: non inquinano, nessun pericolo, pronti a manifestare. Alleanza con Porto e Comune. Rixi: devono rimanere in laguna. Il Comitato: offesa all’ambiente
VENEZIA Si alle navi a Venezia, come la manifestazione «Si Tav» a Torino. Potrebbe presto accadere se dal governo arrivassero decisioni che vanno contro la presenza delle navi in laguna e quindi contro la sopravvivenza del porto lagunare. Non a caso ieri mattina Federagenti, assieme ai presidenti del porti del mare Adriatico e di Ca’ Farsetti, hanno messo una sotto l’altra «tutte le fake news che uccidono il porto». Non è vero che i turisti che arrivano a Venezia sulle crociere a sono i responsabili dell’invasione: «Incidono meno del 5 per cento sul totale di oltre 30 milioni di turisti e quelli che effettivamente visitano la città non raggiungono il due, meno di 400mila persone».
Lo ha detto il presidente di Federagenti Alessandro Santi illustrando i dati che smentirebbero i luoghi comuni sull’effetto delle grandi navi a Venezia. «È falso — ha detto durante l’assemblea dell’associazione di categoria — che le navi e il canale dei Petroli stanno distruggendo la laguna. Una recente ricerca dello Studio Rinaldo dimostra che le cause dell’erosione sono da ricercare nelle dighe foranee alle bocche di Malamocco». Falso ancora che le grandi navi inquinano: «Da un’analisi compiuta da un centro ricerche ambientalista tedesco risulta che un singolo vaporetto inquina più di una grande nave». Falso anche che il moto ondoso delle crociere eroda le fondamenta. «Il moto ondoso prodotto da una grande nave a 6 nodi è quasi nullo» afferma Santi. I croceristi poi lasciano ricchezza alla città: l’impatto economico diretto su Venezia dal 2013 al 2017 è stato di 155 milioni di euro. Infine, sottolinea Federagenti, «non è vero che le grandi navi possono entrare in San Marco: per ragioni di pescaggio della loro chiglia possono navigare solo al centro di alcuni canali».
«Venezia è e resta un porto, non è neanche lontanamente concepibile l’ipotesi di chiuderlo», è intervenuto il viceministro ai Trasporti con delega al mare Edoardo Rixi. «E’ necessario superare la contrapposizioni no navi/sì navi. Sarebbe un non senso vietare alle crociere di entrare in laguna e in particolare mettere in crisi non solo il sistema crocieristico italiano», ha sottolineato assicurando che prima di Natale sarà convocato un tavolo per mettere punti fermi sulle condizioni su cui sviluppare i traffici di Venezia. Anche perché, come ha sottolineato il presidente del Porto Pino Musolino «il 25 per cento del Pil metropolitano di Venezia deriva dal porto, determinante per l’economia dell’intero Nord Est». «Oltre diciottomila persone — ha spiegato — lavorano nel porto e di porto, Venezia cresce del 6 per cento, ma è l’unico porto che non può dragare i suoi fondali e l’unico che con il Mose rischia di non avere accesso al mare».
Eppure Venezia, come ha ricordato l’economista Andrea Giuricin «a livello internazionale, e specialmente da Cina e paesi del Sud Est asiatico, è considerata uno dei porti essenziali della Via della Seta». Tutto questo rende evidente la necessità che il governo prenda una decisione sul futuro della crocieristica in laguna «rispettando la soluzione espressa dal Comitatone nel novembre scorso», ha detto l’assessore allo sviluppo economico del territorio Simone Venturini. «La città, senza il porto crocieristico e commerciale, porta d’accesso e di uscita delle merci che vengono prodotte in tutto il Veneto e quindi funzionale a tutto il sistema del Nordest, non vivrebbe», ha spiegato.
Intanto però stasera al laboratorio occupato Morion il comitato No grandi navi ha organizzato un incontro per fare il punto della vicenda anche in vista della manifestazione dell’8 dicembre a Padova quando si riuniranno tutti i Comitati Veneti. ( f. b.)
Musolino Il settore porta ricchezza. Al porto lavorano 18 mila persone
Venturini Trovare presto una soluzione, rispettando il Comitatone