Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«I soci ci chiedono toni duri ma rompere col governo sarebbe un errore: trattiamo»
L’INTERVISTA MATTEO ZOPPAS Il presidente di Confindustria: l’autonomia per noi è un turbo
VENEZIA Alla vigilia delle manifestazioni di piazza di Confartigianato (domani a Milano) e dei Sì Tav nordestini a Verona sabato, Matteo Zoppas percorre la via impervia e probabilmente virtuosa del dialogo con il governo. A tutti i costi, anche e soprattutto nei giorni cruciali per la manovra più contestata dalle categorie produttive negli ultimi anni. Questa la scelta di Confindustria, fatta propria anche dal presidente degli industriali veneti.
Presidente, sono giorni tesi col governo, i toni diventano incandescenti a ogni piè sospinto, solo qualche mese fa Confindustria minacciava di scendere in piazza, ieri, invece si è finalmente seduta al tavolo del Mise...
«È vero, sta succedendo di tutto. Partiamo da una premessa: oggi gli imprenditori si aspettano prese di posizione forti. Ed è più che comprensibile ma non dobbiamo cadere nel tranello della diatriba di opposizione. Banalmente, se avessimo rotto col governo nei mesi scorsi non avremmo potuto arrivare al tavolo con il ministro Di Maio oggi (ieri ndr). Il nostro ruolo non è fare opposizione bensì collaborare alla crescita del Paese. E in questo senso il sistema Confindustria ha funzionato come non mai negli ultimi anni. Anche perché nel recente passato non c’erano criticità tanto forti. Sento una Confindustria estremamente solida e compatta».
Veniamo all’incontro al Mise
«Fa notizia vero? Eppure non dovrebbe. Finalmente si sono recuperati i ruoli. Incluso quello degli industriali. Spiace per il contesto...E un plauso, però, va al nostro presidente Vincenzo Boccia e alla sua squadra che hanno saputo tenere il punto usando anche toni forti ma senza mai scadere nella polemica fine a se stessa. Noi siamo costruttivi, il nostro ruolo è puntare al dialogo dando un contributo che diventa cruciale ad esempio nella realizzazione di una manovra».
Ecco, la manovra di cui si discute in questi giorni, sarà il banco di prova per far ripartire una nuova fase di dialogo con Lega e M5s?
«Schematizzando: quando Di Maio è venuto a Treviso, pochi giorni fa, ci ha detto di tirare una riga e ripartire da zero. Abbiamo risposto con la massima disponibilità e la convocazione al Mise va in questa direzione. Quindi mi piace pensare che si sia trattato di una grande incomprensione. Prossimo step è questa manovra che, siamo realisti, non potrà essere certo perfetta. Sconta troppo un notevole carico di promesse elettorali. Basta citare due numeri: il reddito di cittadinanza genera un ritorno di 0,4 centesimi di euro per ogni euro investito, Industria 4.0 sarebbe un moltiplicatore sopra l’euro. Ora, speriamo in questa manovra ci sia almeno un accenno di comprensione delle politiche di medio e lungo termine necessarie per il tescome suto produttivo. Per capirci, se questa manovra è un fucile giocattolo, le prossime dovranno essere bazooka per consentirci di restare competitivi. Step successivi, infine, evitare la procedura di infrazione europea visto che, se si deve derogare al rapporto pil/ deficit, è bene farlo per investimenti lungimiranti. E poi... direi che è ora di finirla con la demonizzazioni di intere categorie, questo è ancora uno stato di diritto».
Dialogo sì ma con le puntualizzazioni necessarie a quanto pare. «Guardiamo al futuro. C’è stata una criminalizzazione della nostra categoria, ora, invece, c’è un’apertura da parte del governo che apprezziamo. Ottima la mossa di Salvini per rimetterci al centro dell’agenda del governo e utile, ritengo, anche l’incontro con Di Maio a Treviso».
A proposito del ministro dell’Interno, ieri ha ipotizzato un referendum sulla Tav, che ne pensa?
«Non so se leggerla come una provocazione o meno. Dico che lo vedrei come un’extrema ratio. Del valore assoluto delle infrastrutture per la crescita del Paese non dovrebbe neppure essere necessario parlare. Salvini si è sempre dichiarato pro Tav e pro infrastrutture. Lo dico anche semplice cittadino: le infrastrutture portano un progresso necessario, soprattutto per noi che ci confrontiamo con competitor all’estero che continuano a investire in questo senso. Quanto all’analisi costi-benefici, mi chiedo se si tengano in debita considerazione anche vantaggi o svantaggi incalcolabili... La Tav, che costa 9 miliardi, avrebbe un ritorno di 4 euro per ogni euro speso, più 350 milioni di euro di saving come risparmio fra il prima e il dopo sul fronte della logistica dei trasporti commerciali. Inutile girarci intorno: bloccarla significherebbe, pian piano, spingerci fuori dal mercato».
Altro fronte caldo a Palazzo Chigi in questi giorni è l’autonomia.
«L’autonomia? Un “turbo” per l’intera regione. Cosa sarebbe la valle ampezzana con i Mondiali di sci nel 2021 e le Olimpiadi invernali nel 2026 e l’”abbraccio” di un’autonomia che metterebbe, appunto, il turbo all’intero sistema-regione. Sono moltissimi i temi toccati dalle 23 materie per cui l’autonomia è di massimo interesse anche per le imprese. Sarebbe un bene anche per il resto del Paese, un esempio di metodo lean applicato alla pubblica amministrazione (metodo giapponese di ottimazione della produzione reso celebre da Toyota ndr). Se la ministra Stefani continuerà a far bene come ha fatto fino ad ora sarà un risultato notevole».