Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Profession­ista fotografa la scheda elettorale in cabina Tradito dal clic: a processo

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VENEZIA Forse l’aveva fatto per sé, forse voleva mostrare a qualcuno che aveva fatto il suo dovere e lo aveva votato. Fatto sta che però, quando ha tirato fuori il cellulare per fare la foto della scheda elettorale appena segnata con il suo voto, è stato tradito da quel «clic». Il presidente del seggio, che si trovava in centro storico a Venezia, l’ha sentito e si è insospetti­to: il «colpevole», colto sul fatto, ha cercato di scusarsi, ma in automatico è dovuta scattare la denuncia alla procura.

Nel 2008 infatti, prima con un decreto legge, poi con una norma che lo aveva convertito, il Parlamento aveva regolato d’urgenza un fenomeno che ovviamente era recente, quello delle foto alle schede elettorali, fatte con i primi smartphone e poi condivise sui social network. La norma aveva dunque previsto tout court il divieto di portare nella cabina elettorale «telefoni cellulari o altre apparecchi­ature in grado di fotografar­e o registrare immagini», tanto che quando si va a votare bisogna lasciarle sul tavolo, davanti ai componenti del seggio. Non serve dunque scattare la foto e per chi viola la norma c’è una contravven­zione, con l’arresto da tre a sei mesi (che ovviamente non porta in carcere) e un’ammenda da 300 a mille euro.

In questo caso al profession­ista veneziano, «pizzicato» nel corso delle elezioni del 2015, aveva ricevuto dalla procura di Venezia un decreto penale di condanna, che ha deciso di impugnare di fronte al giudice monocratic­o. Probabile che la difesa punterà a sminuire il fatto, anche se la legge è chiara. Il processo in ogni caso proseguirà di fronte al giudice Claudia Ardita a marzo. (a. zo.)

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