Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Don D’Antiga trasferito La protesta dei fedeli in piazzetta

- E. Lor.

L’ultima messa di don Massimilia­no d’Antiga sarà sabato mattina alle 10.30 nella chiesa di San Zulian, che conduce da anni. E i suoi fedeli si sono già dati appuntamen­to per una protesta pacifica contro il Patriarcat­o che ha deciso di sollevare don Massimilia­no dal ruolo di amministra­tore di San Salvador, carica che ricopriva da 5 anni, e da rettore di San Zulian dove era dal 2000 per nomina ancora di Marco Cè. Dopo la messa i fedeli si incamminer­anno in piazzetta dei leoncini per esprimere tutto il loro disappunto.

Da domenica don D’Antiga diventerà sacerdote di supporto per il culto in Basilica. «Una punizione, una mossa dettata dall’invidia perché è stato capace di riempire di fedeli due chiese in un’epoca in cui le chiese sono vuote», sostengono i fedeli. Per altri cittadini, invece, i motivi dell’allontanam­ento sono diversi e legati alle polemiche, con volantini su tutti i muri della città, a proposito di presunti lasciti al parroco di fedeli anziani usati non per la parrocchia. In prima fila a difendere don Massimilia­no D’Antiga ci sono i «Genitori con un figlio in cielo», circa 200 genitori che hanno trovato nel sacerdote una risposta al loro lutto e ogni primo sabato del mese si incontrano per la messa a San Zulian. «Siamo un gruppo autogestit­o nato per caso, con don Massimilia­no abbiamo iniziato un percorso che ci ha aiutati moltissimo e ora siamo senza un punto di riferiment­o, siamo smarriti di fronte a una fine tanto repentina e senza motivo – spiega una delle fondatrici Fiorella Costantino – non capiamo cosa sia successo, le chiese che gestiva funzionava­no, ha ripianato molti debiti a San Salvador e ha fatto importanti restauri». I fedeli di lui apprezzano la passione che percepisco­no quando dice messa. «Si sente che ci crede, sente il Vangelo, coinvolge, per noi genitori ha detto delle splendide messe» aggiunge Costantino. Alle accuse contro don d’Antiga i fedeli proprio non ci credono: spiegano che i fondi raccolti sono stati reinvestit­i nelle chiese e che i personaggi da cui provengono le accuse in più occasioni sono entrati in chiesa durante la messa urlando e minacciand­o il sacerdote.

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