Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il pedofilo e il violento: condanne esemplari

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da Forza; l’altra ipotesi da confermare o escludere è che il cuore della vittima fosse compromess­o al punto da essere esposto a quel rischio anche in presenza di altre forti emozioni. Resta da chiarire il movente dell’aggression­e, confermata da più testimoni e parzialmen­te ammessa da Sambin. Per ora ci sono le parole del saldatore: un’offesa risalente a una manciata di giorni prima («Sei un uomo da nulla», avrebbe detto Forza all’aggressore) e «vendicata» sabato scorso. Come sia maturata l’offesa, visto che i due non erano amici e a stento si sfioravano nei bar di Cavarzere, potrà e dovrà rivelarlo l’indagato, quando sarà risentito dai carabinier­i. Non c’è un appuntamen­to fissato ma la cosa avverrà, probabilme­nte, nei prossimi giorni. (r. p.)

Approfitta­va dell’assenza della moglie e della mamma della bimba per avvicinare la nipotina e toccarla nelle parti intime. Lo avrebbe fatto più volte, tra il 2013 e il 2014. In almeno una quindicina di occasioni le avrebbe infilato le mani nelle mutandine. È stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione N.C., 40enne romeno accusato di violenza sessuale nei confronti della nipotina. L’uomo, zio della piccola che all’epoca aveva solo dieci anni, l’aveva anche minacciata di farle del male nel caso in cui lei si fosse opposta. La bambina aveva raccontato tutto alla mamma che, però, non le aveva creduto. Così lo ha rivelato, alcuni mesi dopo, allo psicologo della scuola. Il pm Elisabetta Spigarelli aveva chiesto sette anni e sei mesi, che ieri i giudici hanno confermato insieme a un risarcimen­to di 50 mila euro per la ragazzina e 10 mila per la madre. Sempre ieri, A.X., operaio albanese che lavora in Fincantier­i, è stato condannato a due anni e sei mesi per maltrattam­enti e violenza privata nei confronti dell’ormai ex moglie. Il giudice Sonia Bello ha disposto anche una provvision­ale di cinquemila euro per l’ex compagna, assistita dall’avvocato Alfredo Piscitelli. Il marito era finito a processo con l’accusa di averla presa per il collo, di averla minacciata dicendole che l’avrebbe spinta dal balcone e che avrebbe ucciso i suoi genitori se avesse parlato. La donna era stata costretta a lasciare la casa, a Marghera, e si era rifugiata dalla sorella. Infine, A.X. l’aveva minacciata di farla sparire se non avesse ritirato la querela. (e. bir.)

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