Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sopravvissuta a tre attentati
«L’altra sera mi sono detta: “Adesso basta, la terza volta è davvero troppo!” ma poi resto dell’idea che non si può cedere e barricarsi in casa». Giorgia Ranzato, padovana, ha compiuto ieri 25 anni e, negli ultimi 3, è sopravvissuta ad altrettanti attacchi terroristici: Parigi con Charlie Hebdo nel 2015, il triplice attentato nel 2016 a Bruxelles e poi a Strasburgo.
VENEZIA Ieri Giorgia «festeggiava» i suoi 25 anni. In realtà, ringraziava soprattutto la sua buona stella visto che è scampata, nell’arco di tre anni, a tre attentati terroristici. L’ultimo, due sere fa, a Strasburgo. La padovana Giorgia Ranzato - per i suoi amici è «Jo» - lavora per l’europarlamentare Flavio Zanonato, con lui era alla plenaria del parlamento europeo.
Giorgia, tre attentati in tre anni. Qual è stato il primo?
«Era il 7 gennaio 2015, ero appena atterrata a Parigi. Il mio primo giorno di Erasmus è iniziato così, mentre dall’aeroporto raggiungevo l’appartamento in cui avrei abitato si stava consumando la carneficina nella redazione di Charlie Hebdo. Di fatto è stato l’attentato terroristico che ha dato l’avvio a una lunga stagione di attacchi».
E, però, il destino non aveva ancora finito con te…
«Purtroppo no, un anno dopo è ricapitato. E in quell’occasione ho camminato sul filo del rasoio».
Parliamo del triplice attacco terroristico a Bruxelles, 22 marzo 2016.
«Sì. Ero in città da una decina di giorni appena. Avevo ottenuto un tirocinio alla delegazione della Regione Veneto dell’Unione Europea. Quella mattina mia cugina era diretta verso l’aeroporto, tornava a casa per Pasqua. Una delle due bombe esplose l’ha risparmiata per un soffio. Ero ancora in casa quando ho saputo che lei stava bene. So che sembra da incoscienti col senno del poi ma, ingenuamente, ho pensato che fosse sicuro prendere la metropolitana per raggiungere il mio ufficio. Ero nella zona di Maelbeek e stavo giusto scendendo le scale della metropolitana quando la
telefonata di una collega mi ha fermata: era esplosa una terza bomba dopo le due dell’aeroporto in metro. Se fossi scesa avrei rischiato di essere travolta, era due fermate più in là, questione di minuti».
Ne parli con pacatezza, si accetta anche il tiro di dadi con la morte? «Dopo un po’ non è che ci si abitua ma ci si convive».
E l’altra sera eri a Strasburgo.
«Sì, ora lavoro con Zanonato, un altro tirocinio da aprile. Alle 20 eravamo alla riunione, ironia della sorte, del gruppo dei socialisti democratici proprio sul terrorismo. La riunione è stata interrotta da una deputata che ci ha portato la notizia dell’attacco in corso. Le operazioni sono iniziate con l’evacuazione di tutti i deputati scortati dalla polizia nelle macchine del parlamento, poi i funzionari e gli assistenti. Io sono arrivata al b&b che avevo preso in zona stazione alle quattro del mattino». Insisto, sembri così calma…
«L’altra sera mi sono detta “Adesso basta, non è possibile!” ma sono totalmente convinta che non si possa vivere con la paura, non sono cose prevedibili, è inutile barricarsi in casa, certo è che la terza volta…». Che dice la sua famiglia?
«Diciamo che, fra tutti, papà è il più “rodato”, ma sono molto preoccupati».