Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

MARTA, LA RAMBLA E LA NUOVA VITA

Un anno fa fu ferita dai terroristi a Barcellona

- Di Emilio Randon

BASSANO (VICENZA) «Coltivare il rancore e sperare in un risarcimen­to che venga dalla giustizia è vano. L’odio avvilisce e ti stanca. Non è quella la strada». Lo dice Marta Scomazzon, la vicentina fidanzata di Luca Russo, il giovane rimasto ucciso nell’agosto del 2017 nell’attentato terroristi­co sulla Rambla, a Barcellona.

BASSANO Vedove ancor prima di sposarsi nel nome di un dio che è anche il nostro. Lei come Luana Moresco. «Cosa direi a Luana? Non so. L’abbraccere­i e me ne starei zitta, la lascerei parlare e l’ascolterei per tutto il tempo e per tutto quello che può dirmi».

Marta Scomazzon, prossima alla specializz­azione in «Studi europei», è appena uscita dall’Università di Padova dove il consiglio accademico ha assegnato una borsa di studio a un giovane studente intitolata a Luca Russo, il ragazzo con cui stava fino al 17 agosto dello scorso anno. Erano a passeggio sulla Rambla de Canalete a Barcellona. Lei non ha visto il furgone venirle addosso. Non ricorda niente. Si è svegliata in ospedale con un braccio e una caviglia rotti, solo allora ha saputo che Luca Russo non c’era più. E questa forse è l’unica differenza che la distingue da Luana Moresco, lei era là, Luana era a Trento.

Eppure per entrambe il cammino della memoria è arriva a un fermo immagine, si chiama lutto, i morti smettono di produrre ricordi ed è questo che rende intollerab­ile la loro perdita. Lei era a Barcellona, Luana era a Trento. Marta si trovò in ospedale con una caviglia e un braccio rotti. Di Younes Abouyaaqou, l’attentator­e, ha visto solo la foto sul giornale. Il tunisino di 22 anni che l’ha travolta uccidendo il suo ragazzo quel giorno fece 14 vittime, in seguito tagliò la gola a un automobili­sta e fu la quindicesi­ma. Younes Abuuyaaqou venne abbattuto poco dopo in un campo alla periferia della città; a Cherif Chekatt, il terrorista di Strasburgo, identica sorte è toccata ieri sera.

«Lei mi chiede come ci possa essere giustizia, su questa terra immagino. Io posso dirle solo del mio modo di andare avanti: coltivare il rancore e sperare in un risarcimen­to che venga dalla giustizia è vano. L’odio avvilisce e ti stanca. Non è quella la strada».Marta Scomazzon crede e ha fede. Perdono tuttavia è una parola che non dovrebbe mai essere evocata, non dagli estranei perlomeno sconsacrat­a com’è e priva di pudore. Da due anni Marta ci fa i conti, «anche se ancora no, non ho risolto e mi è molto difficile pronunciar­la. Però ci credo e spero un giorno di riuscire a dirla. Ancora non posso. Però so una cosa: l’odio e la rabbia ci stanno, sono naturali ma non portano da nessuna parte. Io non prenderei mai un caffé con gli assassini di Luca e Antonio, non potrei, so anche però che la mia incapacità di perdonare non mi impedirà di continuare a vivere e di godere delle cose che fanno bene alla vita. Questo forse potrei dire a Luana: di non fare in modo che il suo dolore le spenga la speranza. Lo so che è più facile a dirsi che a farsi, ci vuole tempo. Il tempo che passa ti sorprende per quello che hai avuto, solo allora capisci il tesoro che ti ha lasciato la persona che amavi. Ora sono diversa, sono sempre io certamente, ma ho maggior fiducia in me stessa e non mi stanco di cercarla quando la sento vacillare. Prima ero timida e forse un po’ introversa. La perdita di Luca mi ha dato motivazion­i che non credevo di possedere, maturità, responsabi­lità e consapevol­ezza nell’andare avanti nella vita».

Chi scrive era ai funerali di Luca e fin dal principio ha dato del tu a Marta. Impossibil­e del resto darle del lei e le parole non bastano. Quelle di Marta sono semplici come quelle usate dai santi, sono leggere e piene di mistero. Se c’è una lezione, un bene che resta e una speranza a cui tutti possiamo accedere, ecco tutto ciò si chiama Marta Scomazzon. «Per chi come me ha subito un danno il tempo passa come per tutti. Il mio non è ancora trascorso del tutto e le ferite restano aperte. Uccidere nel nome di dio non è possibile e sembra di essere tornati al tempo delle crociate. Eppure io ho ancora fiducia in un mondo pacifico, senza bombe nel metrò, senza la gente che spara in nome della religione. Anzi, dopo quel che mi è accaduto ne ho più di prima».

Quando c’era Luca e dopo. «Lui non c’è, eppure è lui che mi ha allargato lo sguardo e il cuore, dopo di lui ho conosciuto l’amore di altre persone che non avrei mai avuto, belle persone venute dal mondo del bene di cui non conoscevo ancora l’esistenza. La bontà che ho incontrato mi ha sorpresa per quanto è grande. Lo so che è difficile capire come dal male possa nascere del bene, eppure per me il mondo ora è diventato più generoso e più buono. Lo era già prima, lo so, sono io ad essere cambiata, io che ho avuto il dono di poterlo vedere meglio e di accorgermi quanto amore può dare».

Se andate su Facebook trovate l’ultimo post di Marta. Si riferisce ad una canzone di Laura Pausini: «Dimmi come si fa... a ricordare che niente e nessuno può rubarti il futuro».

 ?? Felici ?? La vicentina Marta Scomazzon in un momento felici con il fidanzato Luca Russo
Felici La vicentina Marta Scomazzon in un momento felici con il fidanzato Luca Russo

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