Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Prete trasferito, 500 lettere al Papa
Venezia, crociata dei fedeli per don D’Antiga: «Punito». Moraglia li incontra
VENEZIA Cinquecento lettere al Papa contro il trasferimento di don Massimiliano D’Antiga. I suoi parrocchiani si sono mobilitati facendosi ricevere anche dal patriarca. «Deve rimanere qui, ci ha fatto rinascere, è stato punito», dicono. Il prete intanto ha rifiutato il trasferimento: «Troppe maldicenze nei miei confronti, sono perseguitato», dice. Testamenti, doni, volantini e attività speciali hanno portato il sacerdote nel mirino di alcuni contestatori.
VENEZIA «Don Massimiliano, ho sentito stamattina, mi dispiace, se fate una raccolta firme da inviare al patriarca, io ci sono». Da giorni lo fermano per strada, vanno in chiesa per ricevere la sua benedizione, gli fanno scudo («Perché lo cerca?» dice insospettita una parrocchiana) e ogni mattina continuano a spedire raccomandate al Papa. «Guardi qui in borsa, ne ho quattro da inviare anche oggi, ne abbiamo mandate quasi cinquecento, don Massimiliano da qui non si deve muovere: ha fatto rivivere due chiese». Ieri per protesta sono andati negli Uffici di Gente Veneta (il settimanale diocesano) a restituire gli abbonamenti. Il prete è don Massimiliano D’Antiga, 48 anni, da 18 rettore di San Zulian, da cinque anche amministratore parrocchiale di San Salvador fino a domani quando, dopo l’ultima messa (alle 10.30) a due passi da San Marco, si sposterà in Basilica, a disposizione a tempo pieno per le confessioni e le messe. Almeno secondo il patriarca, perché don Massimiliano non ha nessuna intenzione di accettare il nuovo incarico. «Non ho mai eccepito sul trasferimento, ma non posso pensare di fare il chierichetto a quasi 50 anni. Non lo dico io ma è chiaro che questa decisione viene vista come punitiva. Ho bisogno di tempo per riflettere», precisa il sacerdote.
Quello che non hanno i fedeli: ieri hanno protestato sotto le finestre del Patriarcato costringendo monsignor Francesco Moraglia ad intervenire organizzando in fretta e furia un incontro, assieme anche al nuovo parroco designato dell’area marciana don Roberto Donadoni. «Le decisioni prese dopo molto preghiere e attraverso un confronto e dialogo, sono inserite in un contesto complessivo di riorganizzazione della vita pastorale e della ridistribuzione dei sacerdoti sul territorio», ha spiegato cercando di placare gli animi, senza riuscirci. Del resto don Massimiliano D’Antiga è un prete carismatico e trascinatore. Dal nulla ha creato l’associazione «Genitori con un figlio in cielo» per chi ha perso i propri
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ragazzi. Prima una coppia, poi se ne sono aggiunte altre, dieci, venti, cinquanta, cento, adesso sono quasi duecento e vengono da tutti Italia, ad ascoltare la messa a San Zulian il primo sabato del mese.
Qualcuno lo definisce «leader», è riuscito a riportare la gente alla messa e a restaurare le chiese con le donazioni. «Diciotto anni fa San Zulian era fatiscente, guardi com’è oggi — dice guardandosi attorno — Lo stesso discorso vale per San Salvador con l’impianto elettrico da fare, manutenzioni, il tetto che perdeva. Abbiamo sistemato tutto grazie alla donazione di Robert Zellinger de Balkany figlio di Maria Gabriella di Savoia. E le parrocchie sono in attivo». Ecco, i soldi, dicono che sia uno dei pochi sacerdoti ancora in grado di spingere i fedeli a fare donazioni alla Chiesa: negli ultimi anni ha portato una decina di testamenti in Curia da centinaia di migliaia di euro. «Io non ho mai preso un soldo, li ho fatti portare sempre in Patriarcato per evitare maldicenze, ma non mi hanno difeso, hanno lasciato che mi mettessero in croce», dice. Le leggende metropolitane hanno fatto il resto: le comunità gestite con la famiglia («Mia mamma non viene mai, papà tiene aperta la chiesa all’ora di pranzo, mia sorella ha un suo alloggio turistico da gestire»), i testamenti per interessi privati, gestione turistiche delle canoniche («Tutto alla luce del sole, saltuariamente ospitiamo a San Salvador persone bisognose che se vogliono lasciano un offerta»), i volantini offensivi a Treporti dove vive la famiglia. «Da tempo ho alle calcagna una banda di Forza Nuova che mi discredita, esaspera gli animi, genera sospetto», precisa. Proprio qualche settimana fa i militanti di Fn erano andati con uno striscione davanti a San Marco chiedendo l’allontanamento del sacerdote. Potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Per me è una liberazione, a questo punto sono contento di andare via, era diventato un peso amministrare due chiese in questa situazione», si sfoga don D’Antiga. «A don Massimiliano sono state affidate l’Eucarestia e il sacramento della riconciliazione, i momenti fondamentali e più alti nella vita di un sacerdote che viene ordinato a servizio dell’intera Chiesa diocesana e mai per uno specifico ufficio o per una singola comunità», spiega il patriarca.
I due avrebbero dovuto vedersi lunedì, ma alla fine l’incontro è sfumato («Sono stato male», spiega il prete), si rivedranno sabato, dopo una settimana ad alta tensione tra contestazioni, pagine sui giornali e l’ultima messa a San Zulian. «Vuole sapere cosa farò? Non lo so, ho bisogno di riflettere, pregare e meditare, ma se non posso esprimere il mio servizio di accoglienza e compassione verso le persone in difficoltà... La tonaca comunque non me la tolgo, sono entrato in seminario a 10 anni».
Moraglia A don Massimiliano sono state affidate Eucarestia e confessione, i momenti fondamentali per la vita di un prete