Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Processo Bpvi, servono 50mila euro per adeguare il palazzo di giustizia

- Di Benedetta Centin

VICENZA Quasi 50mila euro. Questo, a quanto pare, è l’importo che le casse statali dovranno sborsare perché il maxiproces­so per il crac Bpvi si possa celebrare a Vicenza (ad eccezione delle udienze con maggiore affollamen­to, che si terranno nell’aula bunker di Mestre).

È quasi una certezza, ormai, che il procedimen­to non debba traslocare. Parola del presidente del tribunale di Vicenza, Alberto Rizzo, che è stato a Roma anche due giorni fa. «Stiamo lavorando in sinergia con il Consiglio Superiore della Magistratu­ra e il ministero di Giustizia - spiega Rizzo -, con i quali c’è una proficua e fattiva collaboraz­ione, per fare in modo che gran parte del processo si tenga a Vicenza. Io sono ottimista».

Dal ministero sarebbe arrivato anche un via libera per le spese necessarie a rendere le aule al piano interrato del palazzo di giustizia vicentino adatte e funzionali dal punto di vista tecnico a un procedimen­to di tale portata. Con almeno settemila parti civili, alle quali si dovranno aggiungere quelle che si sono costituite nella prima udienza, comunque da vagliare. Bisognerà infatti recuperare microfoni, scrivanie, installare luci e pannelli fonoassorb­enti per una migliore acustica, e far tornare a funzionare l’impianto di riscaldame­nto in ogni ambiente. Quanto, però, alla capienza limitata delle aule con collegamen­to audio e video, c’è poco da fare: l’unica possibilit­à è spostarsi a Mestre. Domani, intanto, si celebra la seconda udienza. Ancora un’udienza tecnica, per la verifica degli errori materiali presenti nel decreto che dispone il giudizio di Gianni Zonin e degli altri ex vertici Bpvi.

Altro fronte è quello civile, aperto dopo la richiesta della Procura di dichiarare lo stato di insolvenza di Bpvi, al fine di accertare eventuali reati fallimenta­ri. Ieri si è tenuta un‘udienza davanti al collegio presieduto dal giudice Giuseppe Limitone, per la discussion­e della perizia di 159 pagine del professor Bruno Inzitari, incaricato dal tribunale, secondo il quale l’istituto di credito, al momento della liquidazio­ne (25 giugno 2017), era insolvente per 3,7 miliardi. Una conclusion­e in linea, nella sostanza, con quanto sostenuto dai consulenti della procura, Giovanni Petrella e Andrea Resti; distante, manco a dirlo, dall’esito delle consulenze presentate dall’ex presidente Zonin e dall’ultimo Cda prima della liquidazio­ne coatta. Il collegio giudicante ha fissato un termine per presentare memorie ed eventuali repliche.

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