Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Chioggia, terminal container con maxi-viadotto sul mare
Il progetto Vgate al ministero: un miliardo in project financing
VENEZIA Quello ideato da Paolo Costa, che prevedeva un terminal a 8 miglia al largo e un costo di 2 miliardi di euro, è stato bocciato: troppo oneroso. Quello alla bocca di Malamocco, protetto dalla diga foranea, ha ancora il problema della «rottura di carico»: i container dovrebbero cioè essere trasportati dalle mega navi da 18 mila Teu (l’unità di misura) a navi più piccole in grado di entrare in laguna. E così un gruppo di imprenditori, capitanati dal presidente veneto di Assoagenti Alessandro Santi, ha creato «Vgate», un terminal plurimodale d’altura a Isola Verde a Chioggia, davanti alla foce del Brenta, a circa 2,3 chilometri dalla costa a cui è collegato con due viadotti: uno ferroviario che si innesta sulla linea ChioggiaRovigo, l’altro stradale che finisce sulla Romea.
Qui, dove i fondali sono profondi oltre 16 metri, non ci saranno problemi di pescaggio, che invece sono la questione aperta del porto «postMose»: i grandi cassoni hanno infatti imposto un limite insormontabile di 12 metri, che significa un pescaggio massimo di 11,50. «Questo progetto serve proprio per le navi container che non entrano a Venezia a causa del Mose», spiega Santi, presidente di Vgate. Cioè quelle sopra gli 8500 Teu (il record finora a Venezia), con la possibilità di arrivare fino a quelle da 16-18 mila. Il progetto prevede una diga foranea di 3,84 chilometri, all’interno del quale si troverà un terminal con una banchina di 1,35 chilometri nella prima fase: poi sono previsti due step ulteriori per arrivare fino a 2,45 chilometri. L’obiettivo è di movimentare, a pieno regime nell’arco di un decennio, 2 milioni di Teu l’anno Un’immagine del progetto: si vede il lungo ponte di due chilometri che dalla foce del Brenta porta al terminal in mare (oggi al porto di Venezia ne arrivano circa 600 mila), con due approdi per le meganavi da 18 mila Teu. Con l’aumento dei traffici il piano prevede un implementazione dell’uso della ferrovia. L’appeal per i clienti dell’Estremo Oriente è un risparmio di 5 giorni di navigazione, portando le merci a Venezia piuttosto che nei porti del Nord. Il costo sarà tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro, ma come detto le future spese di gestione saranno minori per l’assenza di rotture di carico. A finanziarlo saranno gli stessi investitori, con la formula del project financing: «non è necessario alcun contributo pubblico», assicurano nel progetto.
Che non sia una boutade lo dimostra il fatto che il piano è stato presentato alla commissione Via del ministero dell’Ambiente per il cosiddetto «scoping», cioè la pre-analisi di impatto ambientale, con 46 documenti tra cui tutte le analisi economiche e ambientali del caso, oltre a quella delle alternative. Ovviamente ci sarà una guerra sull’impatto paesaggistico sulle spiagge vicine e viabilistico su una strada già piena di camion come la Romea. Ma i progettisti dello Studio P4 assicurano che «la distanza dalla costa è tale da non alterare lo skyline esistente». Il sindaco Alessandro Ferro per ora è molto prudente. «Studieremo l’ampia documentazione e faremo le nostre valutazioni, in dialogo con gli operatori balneari e i cittadini - dice - Il Comune ha 60 giorni per rispondere».
Impatti Per i progettisti non ci sono. Ferro: stiamo studiando le carte