Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il «vigile-giustiziere» di Mira consegna la pistola al comando
VENEZIA Colpo di scena nel «caso» dei vigili di Mira accusati di usare «maniere forti». Ieri mattina quello che sarebbe da tutti ritenuto il «capo» del gruppetto di agenti che nel corso di alcuni interrogatori avrebbero minacciato anche dei semplici testimoni, ha riconsegnato la sua pistola al comando della Polizia Locale. Contemporaneamente ha poi portato ai carabinieri di Vigonovo le armi che deteneva regolarmente nella sua abitazione. Un gesto di cui al momento non è chiaro il motivo, anche se ovviamente ieri nell’ambito dei vigili è scoppiata una ridda di ipotesi, a partire da quella che fosse una sorta di «anticipazione» di un provvedimento disciplinare in arrivo. Ma la vicenda è delicata e nessuno per ora vuole commentare.
La polemica era scoppiata a metà gennaio, quando il presidente della Commissione pari opportunità di Mira, l’avvocato Matteo d’Angelo, si era dimesso per «ragioni di opportunità», spiegando che non poteva svolgere un incarico pubblico per un ente con cui un suo parente era in conflitto. Ed era emersa la denuncia per violenza privata fatta da un 23enne veneziano che era stato ascoltato come persona informata sui fatti in una vicenda di spaccio (in quanto sarebbero risultati dei messaggi con un presunto pusher) il 30 novembre scorso: nel corso dell’interrogatorio, però, uno dei vigili sarebbe andato un po’ oltre il semplice pressing per ottenere informazioni. «Vai via da qua gambizzato eh - avrebbe detto al giovane - Non credo che tu abbia piacere di perdere la patente e il posto di lavoro». Parole registrate in un file audio che è stato consegnato alla procura di Venezia. A quel punto però erano emerse altre segnalazioni precedenti su questi metodi «rudi». Il sindaco Marco Dori ha dunque annunciato una commissione consigliare specifica, mentre il comandante Mauro Rizzi ha difeso i suoi agenti: «Tutti rispettano la legge». (a. zo.)