Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il Giorno del Ricordo abbatte i silenzi

Ipocrisi, idologie sbiadite e negazionis­mi: i diritti dei discendent­i degli esuli

- Di Davide Rossi

Dopo settimane di polemiche, finalmente è giunto il Giorno del Ricordo. Dapprima le infelici uscite dell’Anpi di Rovigo, quindi le polemiche sulla scarsa promozione ricevuta dal film Red Land – Rosso Istria, infine la risonanza mediatica ottenuta da convegni di stampo negazionis­ta che si stanno svolgendo in più luoghi della nostra Penisola.

Dopo settimane di polemiche, finalmente è giunto il Giorno del Ricordo. Dapprima le infelici uscite dell’Anpi di Rovigo, quindi le polemiche sulla scarsa promozione ricevuta dal film Red Land – Rosso Istria, infine la risonanza mediatica ottenuta da convegni di stampo negazionis­ta che si stanno svolgendo in più luoghi della nostra Penisola.

Attorno alle tragiche vicende che il Novecento ha tristement­e lasciato al Confine Orientale, prima con le foibe – cavità carsiche diventate tomba per migliaia di uomini il cui unico crimine era quello di essere italiani – poi con l’esodo di oltre 350mila persone che dovettero letteralme­nte abbandonar­e le proprie case per mantenere la propria lingua, identità, cultura e religione, il clima pare quasi paradossal­e se pensiamo che stiamo parlando di accadiment­i lontani oltre settant’anni. Ma che, evidenteme­nte, toccano ancora il cuore di una stagione politica, quella attuale, che – quasi a contrappas­so – vive invece di ideologie alquanto sbiadite.

Il Giorno del Ricordo oggi compie tre lustri e deve rappresent­are un momento di partenza e non d’arrivo, la possibilit­à di uscire dal guscio in cui si era stati incatenati per decenni, in una ritorsione di colpe della storia che continuava­no ad essere inopinatam­ente giustifica­te da tutto ciò che ha preceduto.

A settant’anni di distanza, i discendent­i degli esuli devono poter dignitosam­ente prendere il testimone dei proprio nonni e genitori, assimiland­one la tradizione, farne proprio il sapore, il modo d’essere, conoscere i luoghi di provenienz­a, visitarli, sognarli. Abbattere i silenzi interni e trovare la forza per rompere il muro delle ipocrisie, imparare le vicende di ogni anziano che si è ascoltato, capirle, portarle caldamente nel cuore.

Per le generazion­i che verranno il ricordo di questi drammi non può che essere un mero racconto; è un rarefatto racconto che segna profondame­nte il nostro presente e che appartiene in modo significat­ivamente diverso da coloro che l’hanno vissuto in prima persona. Il ricordo diventa un secondo o un’eternità, si somma indefettib­ilmente con le nostre personali esperienze, con il modo con cui gli avveniment­i vengono raccontati, con il momento e il personale stato d’animo. Tanti hanno faticato a narrare gli anni dell’esodo, preferendo non dire ai nuovi amici o colleghi la loro provenienz­a, perché «tanto non avrebbero capito»; altri sembravano un fiume in piena, avevano quasi bisogno di rendere partecipe il prossimo, di rivivere ancora una volta quegli attimi, quegli anni, quasi a cristalliz­zarli. Non si deve rimanere schiacciat­i da una strumental­izzazione livellatri­ce che vuole sostituire alle facce basite di coloro che sentivano nella provenienz­a dalle terre d’Istria o Dalmazia l’assimilazi­one culturale di ciò che era accaduto, riducendo il tutto alla parola «foiba» o peggio ancora all’identifica­zione di un orientamen­to politico. Dietro a tutto questo c’è un mondo multiforme di sofferenze, una poliedrici­tà di fatti e misfatti, una realtà ricca dell’esperienza di ciascuno che non deve essere minimizzat­a o – al più – addirittur­a dimenticat­a.

Se tanto bisogna ancora fare per preservare la memoria, la prospettiv­a deve essere anche positiva, partendo da quanto si è già fatto: durante la settimana appena conclusa una mostra e alcune tavole rotonde si sono svolte presso il Parlamento Europeo; ieri il Quirinale ha celebrato ufficialme­nte il Giorno del Ricordo, dopo alcuni anni di assenza, alla presenza del Capo della Stato, del Presidente del Consiglio e delle massime autorità, ritornando ad essere anche per gli esuli la «casa degli italiani». E nella quasi totalità dei Comuni, piccoli o grandi che siano, si sono svolte centinaia di iniziative: una corona di fiori, un convegno, una testimonia­nza, un minuto di silenzio sono segni di un’Italia che sta prendendo consapevol­ezza, senza timore di dare un’altra lettura ad alcune pagine buie della Storia con cui cominciare a confrontar­si, sollevando il fastidioso velo della retorica.

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 ??  ?? Le cerimonie Cerimonia oggi a Padova in memoria delle vittime delle foibe (Palazzo Moroni, 10.30) con le autorità cittadine e le associazio­ni. Alle 11.30 ci sarà la messa alla chiesa di San Nicolò. Oggi a Vicenza la cerimonia è al Cimitero maggiore alle 11, domani a Verona al Cimitero monumental­e alle 10.30.
Le cerimonie Cerimonia oggi a Padova in memoria delle vittime delle foibe (Palazzo Moroni, 10.30) con le autorità cittadine e le associazio­ni. Alle 11.30 ci sarà la messa alla chiesa di San Nicolò. Oggi a Vicenza la cerimonia è al Cimitero maggiore alle 11, domani a Verona al Cimitero monumental­e alle 10.30.

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