Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La responsabi­lità d’impresa tra penale e sociale

- SEGUE DALLA PRIMA Riccardo Borsari

Il diritto penale evoca, nell’immaginari­o collettivo, la «pena per eccellenza», il carcere, ed è (stato) tradiziona­lmente costruito e plasmato secondo un paradigma antropocen­trico. Come conciliare, dunque, questo modello di responsabi­lità personale, con la carica di umanità del rimprovero nei confronti di un «atto colpevole», con l’idea di una sanzione a carico di un ente che non è dotato di corporeità? Il tema è assai complesso e variegato e ruota, ancora una volta non per caso, attorno all’idea di autoregola­mentazione nonché, correlativ­amente, di una responsabi­lità per la colpa dell’organizzaz­ione. Sono le regole, le modalità di funzioname­nto e azione che l’impresa si dà (o non si dà!), a costituire una sorta di anticorpi interni nei confronti di comportame­nti scorretti e illegali, a prevenire forme, potenzialm­ente assai gravi, di responsabi­lità ma, prima ancora, a incarnare l’occasione di rinnovamen­to profondo della governance e di abbandono di uno «stile di gestione» non adeguato o riflesso di una politica d’impresa anacronist­ica (o peggio). Una rivoluzion­e copernican­a, dall’applicazio­ne potenzialm­ente dirompente. Sullo sfondo, delicate questioni di rapporto tra etica individual­e ed etica collettiva, tra diritto, economia ed etica degli affari. Ecco, allora, che assume particolar­e interesse, specialmen­te per il mondo delle imprese, cercare di cogliere il dispiegars­i concreto della normativa; in altre parole come essa viene approcciat­a e «gestita» nei Tribunali, in particolar­e sul versante della valutazion­e dell’autoregola­mentazione di cui si diceva poco fa. L’osservazio­ne sull’applicazio­ne di questa disciplina nel Triveneto, grazie a un Osservator­io istituito presso l’Università degli Studi di Padova, mostra, sotto il profilo quantitati­vo, un andamento tendenzial­mente disomogene­o, seppure il numero dei procedimen­ti per anno risulti generalmen­te in calo nel corso del tempo. In particolar­e, si è passati dai 93 procedimen­ti del 2012 ai 61 nel 2016, ove peraltro negli anni intermedi il numero è prima sceso nel 2013 per poi risalire nel 2014; la Regione nella quale si è rilevato il maggiore numero di procedimen­ti è passata dall’essere il Veneto nel 2012 al Friuli Venezia Giulia nel 2016. Sul versante per così dire tipologico, a fronte della costante tendenza del legislator­e ad ampliare i reati la cui commission­e origina la responsabi­lità dell’impresa, i reati oggetto del maggior numero di procedimen­ti sono senz’altro quelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro, seguiti, pur a distanza, dai reati ambientali e dai reati contro la Pubblica Amministra­zione; esigui, invece, i procedimen­ti instaurati per altri reati quali ricettazio­ne e riciclaggi­o, reati societari, e altro – per dare un’idea, 151 sono stati i procedimen­ti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, 31 per reati ambientali e 16 per reati contro la Pubblica Amministra­zione. Il dato potrebbe per un verso leggersi come esito di un più diffuso adeguament­o delle imprese alla normativa e, dunque, come migliorame­nto in chiave di legalità, oltre che efficienza, della cultura aziendale. Per altro verso, accanto alla nota carenza di risorse del mondo giudiziari­o, la quale con buona probabilit­à fa anche qui sentire i suoi effetti, pare di potere scorgere una accorta prudenza e una calibrata attenzione da parte della magistratu­ra nel ricorso a uno strumentar­io, come detto, potenzialm­ente pervasivo nella vita dell’impresa e «violento», della violenza tipica del momento punitivo. Il che, nell’epoca della «società del controllo» e dell’impiego propagandi­stico del diritto penale, è davvero molto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy