Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Un parco all’ex Umberto I» Esposto sul ruolo di Berro
La proposta del M5s: il Comune compri l’area
MESTRE Un grande parco urbano, il terzo della città, per «restituire dignità» al territorio e trasformare un’area degradata in un polmone verde collegato con M9, Candiani, Toniolo, oltre che con con il distretto sportivo di via Olimpia. È la visione a cinque stelle del «buco» dell’ex Umberto I, su cui i consiglieri comunali Davide Scano e Sara Visman vorrebbero l’impegno del sindaco e della giunta. La mozione che arriverà in consiglio comunale chiede l’acquisto dell’area da parte di Ca’ Farsetti e la sua conseguente trasformazione, alla luce della migliorata situazione economica cittadina (bilancio, tasse di soggiorno e presto di sbarco, ma anche fondi Pon Metro e del patto per Venezia) e della possibilità di alienare i padiglioni, attivare crediti edilizi e richiamare sponsor privati.
Nella lettura di Scano, Mestre non ha bisogno di complessi abitativi e supermercati: «Il numero degli abitanti sta diminuendo costantemente e l’ultimo dato, dello scorso dicembre, si attesta su 260 mila unità, quasi diecimila in meno rispetto al 2010»; al contrario, i cinque ettari di verde pubblico mitigherebbero l’inquinamento atmosferico, migliorerebbero la resistenza idrogeologica della città e offrirebbe un palcoscenico all’aria aperta per le attività sportive e culturali del centro. Riaprendo il fascicolo dell’ex ospedale, il consigliere pentastellato è anche tornato sul ruolo dell’ingegner Andrea Berro, amministratore unico di San Servolo Servizi e membro del cda Veritas, con un esposto alla Procura: Scano cita una comunicazione di due anni fa di Berro a Dng Spa, la società in fallimento che aveva in mano l’Umberto I, in cui si suggeriscono possibili varianti da attuare sull’area. Scano aveva già chiesto attraverso un’interpellanza a quale titolo fosse partita quella lettera, ma in due anni non ha mai ricevuto risposta.
In realtà ora l’Umberto I sta per finire – salvo sorprese – alla Dream House Mestre, società guidata dagli imprenditori Fabio Pesce e Flavio Campagnaro: i due hanno messo sul piatto 15 milioni di euro per un’area pagata 51 milioni dodici anni fa, a cui vanno aggiunte le spese delle demolizioni. Ma quella era anche la stima fatta nell’ambito della procedura gestita dalla curatrice Federica Candiotto. Si attende l’ok del tribunale.
Conflitto L’accusa: l’ingegnere dava suggerimenti illegittimi ai privati