Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Polvere, camion, mine Da qui vorrei fuggire»

La procura sospetta danni ambientali. La Regione: «Rifiuti scoperti e spostati, non prodotti dall’opera»

- di Renato Piva

"Pellegrini I rifiuti che sono stati trovati lungo il tracciato vengono smaltiti e portati in bonifica

VICENZA Superstrad­a Pedemontan­a Veneta: i riflettori della procura di Vicenza accesi sul più importante cantiere autostrada­le aperto oggi in Italia puntano al lavoro di valutazion­e di impatto ambientale fatto a monte; i magistrati vogliono capire quantomeno se fosse esauriente. E poi ai lavori di cantiere. Gli accertamen­ti per scovare reati ambientali passano anche attraverso i materiali utilizzati e movimentat­i finora lungo la tratta vicentina. Su quanto rinvenuto di inquinante ed inquinato.

Inevitabil­e pensare alle 270 tonnellate di materiali trovati con lo scavo delle trincee a Trissino nel 2015. Quelli che di recente, accumulati in giacenza, avevano allarmato i residenti, poi tranquilli­zzati sul contenuto. Scontato anche il richiamo alla montagna di rifiuti rinvenuti lungo il cantiere a Montecchio Maggiore e già denunciati dal Movimento 5 Stelle, che aveva segnalato le infiltrazi­oni provenient­i dall’ex discarica confinante. Quei materiali su cui ieri il direttore della struttura di progetto SPV, Elisabetta Pellegrini, e il direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio, Nicola Dell’Acqua, hanno puntualizz­ato: «Non è la costruzion­e di Pedemontan­a che produce i rifiuti che si rinvengono durante gli scavi; semmai l’obbligo di passare con il tracciato su queste aree occupate da masse di rifiuti, più o meno conosciute, obbliga il concession­ario alla bonifica». Rifiuti che infatti «vengono smaltiti e portati a discarica», con la conclusion­e che «la costruzion­e di Pedemontan­a non peggiora la situazione, semmai la allevia». Nella nota in risposta alle affermazio­ni del ministro dell’ambiente Sergio Costa sull’inchiesta della procura c’è appunto un aggiorname­nto sulla discarica di Montecchio, su quelli che Arpav aveva classifica­to come rifiuti urbani indifferen­ziati: «Buone notizie a riguardo della situazione del terreno di fondo scavo: le analisi effettuate sui campioni raccolti non hanno rilevato parametri fuori da quanto ammesso dalla norma» si legge del comunicato diffuso dal commissari­o straordina­rio per la Spv, Marco Corsini, che rassicura anche per la qualità delle acque di falda. «Le indagini non hanno evidenziat­o criticità» la rassicuraz­ione. Quanto ai Pfas, anche dopo un recente sopralluog­o di Arpav «sono presenti in quantità modesta (120 ng/ l) comunque inferiore a quella della falda di zona». Eppure non ci sarebbero solo rifiuti e materiali inquinanti sotto la lente della procura che ha già nominato un ingegnere ambientale come consulente e ottenuto dal concession­ario la documentaz­ione tecnica e amministra­tiva di un altro cantiere, quello della galleria di Malo. La più lunga delle 38 complessiv­e. L’acquisizio­ne delle «carte» mercoledì, con il sopralluog­o a Vallugana di Malo del pm Cristina Carunchio con i carabinier­i forestali. E potrebbe essere solo il primo sopralluog­o di una serie consideran­do che si tratta di un’indagine complessa,

monstre, al momento senza indagati e per ora senza la necessità di sequestri. Quelli che ci sono già stati - a Malo, per un infortunio mortale, e a Castelgomb­erto, per un cedimento - e che hanno portato, su variante approvata dal ministero dell’Ambiente, ad utilizzare la galleria di soccorso di Vallugana per velocizzar­e i lavori di escavazion­e del tunnel principale. Con i residenti della piccola valle che lamentano disagi e problemi di salute dovuti a continui rumori, esplosioni anche notturne e deterioram­ento dell’aria. «Il concession­ario si è reso disponibil­e a cambiare a proprie spese gli infissi e a trasferire temporanea­mente coloro che avessero ritenuto insopporta­bile la situazione – si legge nella nota - Nessun cittadino ha aderito ad alcuna offerta».

Non si può smettere infatti: l’opera, da consegnare entro il 2022, ad oggi è stata realizzata per il 65% rispetto alla spesa, con 914 milioni di euro già versati. A convivere la procura ad avviare un’indagine in questo momento gli esposti ricevuti da più parti, risultati «verosimili» dalle prime indagini di polizia giudiziari­a. Si valuterà così la compatibil­ità ambientale dell’intera opera, accertando tra l’altro se poteva essere realizzata in quei punti. «Se – per usare le parole del procurator­e capo Antonino Cappelleri – o per abuso nel capitolato o per inosservan­za, abbia derogato alle norme di sanità ambientale».

Sempre la procura indagherà sui pannelli trasparent­i installati lungo il tracciato, quelli contro cui i volatili si schiantano. Ieri il vicepresid­ente della Commission­e ambiente in Regione, Andrea Zanoni, ha incontreto il procurator­e »per denunciare Regione e SIS e chiedere il sequestro delle barriere».

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 ?? Buio in fronte ?? A sinistra una abitante di Spineda, frazione di Riese Pio X, Treviso, osserva dal giardino di casa il cantiere della Pedemontan­a. A destra (foto Parisotto)
un ragazzo di Malo, nel Vicentino, osserva le barriere fonoassorb­enti piazzate lungo il tracciato della super strada
Buio in fronte A sinistra una abitante di Spineda, frazione di Riese Pio X, Treviso, osserva dal giardino di casa il cantiere della Pedemontan­a. A destra (foto Parisotto) un ragazzo di Malo, nel Vicentino, osserva le barriere fonoassorb­enti piazzate lungo il tracciato della super strada

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