Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Corteo, sit-in e traffico bloccato Studenti in marcia per il futuro
Un migliaio di ragazzi in strada nel segno di Greta. «Rifiutiamo vestiti di plastica»
MESTRE Quando sono partiti da piazzale Cialdini e hanno occupato la carreggiata di corso del Popolo erano quasi un migliaio, in marcia dietro uno striscione che, a caratteri verde foglia, invocava «un cambiamento del sistema, non del clima». Dalle otto e mezza alle 11 del mattino la città è stata loro e tutti gli altri – automobili, autobus, tram – hanno potuto solo aspettare che passasse la marea. Ieri, per la seconda volta, gli studenti di Venezia e Mestre sono scesi in piazza per condannare il dramma del riscaldamento globale, un nuovo «Friday for future» come quello lanciato da Greta Thunberg lo scorso 15 marzo, che anche stavolta grazie ad una spinta internazionale ha convinto tantissimi ragazzi a vestirsi di verde (o tingersi direttamente la faccia), preparare un cartellone con uno slogan ficcante – magari ispirato ai tanti motti apparsi online negli ultimi mesi – e marciare a ritmo di musica. O di qualsiasi altra cosa, visto che nella chiamata alle «armi» verdi questa volta si chiedeva a tutti di portare «qualcosa per fare rumore». Gli studenti hanno attraversato corso del Popolo, hanno inforcato la rampa Vempa dove hanno scelto di sedersi per una decina di minuti, un sit-in estemporaneo che ha occupato uno degli snodi fondamentali della viabilità di terraferma; quindi hanno sfilato davanti alla stazione, hanno riempito via Piave e, infine, si sono riuniti nei giardini di via Antonio da Mestre, una scelta non casuale: il parchetto è diventato uno dei principali punti di ritrovo per i ragazzi dell’ex Laboratorio Occupato Contemporaneo e del Coordinamento Studenti Medi, che dopo lo sgombero da piazzale Olivotti presero possesso dell’ex Cup per 24 ore, invocando soluzioni per il «buco» dell’Umberto I. Sotto gli alberi in tanti hanno preso il megafono, chiedendo misure concrete per combattere il cambiamento climatico: qualcuno ha condannato le grandi opere – a partire dal Mose – altri hanno suggerito ai propri compagni di smettere di acquistare «vestiti di plastica» dalle grandi catene internazionali, ma c’è anche chi ha guardato ai problemi locali, come la scarsa sostenibilità ambientale dei palazzi storici veneziani adibiti a scuole: «Al Marco Polo e all’Artistico – ribadiva un rappresentante – l’abbiamo messo per iscritto nel regolamento, ma non basta». Dal 15 marzo ad oggi i comitati studenteschi hanno continuato a lavorare proprio sui problemi di Venezia e Mestre e ora chiedono azioni concrete. Le stesse che ieri ha invocato il senatore Andrea Ferrazzi, capogruppo del Partito Democratico in commissione Ambiente: «Per fare sul serio un modo c’è: si dichiari lo stato di emergenza ambientale e climatica e si dia compiutezza agli obiettivi dell’accordo di Parigi. La mozione che abbiamo presentato al Senato va in questa direzione e ci siamo rivolti a tutte le forze politiche. Al momento un silenzio assordante». Anche la Cgil ieri ha voluto esprimere il suo pieno sostegno alla manifestazione: «I giovani sono il futuro – ribadiva il segretario Daniele Giordano -come sindacato il nostro compito è portare i temi ambientali dentro alla contrattazione, nei luoghi di lavoro, nel rapporto con gli enti locali e tutte le pubbliche amministrazioni».
Azioni concrete I giovani hanno chiesto interventi su Mestre e Venezia