Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Siamo diventati digitali per competere nel mondo»
Le aziende alla sfida della trasformazione tecnologica: «Solo così si cresce»
Essere digitali per essere internazionali. Essere internazionali per accelerare la trasformazione digitale. È la nuova sfida incrociata che devono affrontare le aziende se vogliono crescere, fulcro dell’evento organizzato a Padova da Corriere Imprese e moderato dal coordinatore dell’inserto Alessandro Zuin. Sono intervenuti rappresentanti delle imprese, che hanno raccontato come attraverso il loro cambiamento sono riusciti a crescere nel mercato diventando più competitivi.
PADOVA Essere digitali per essere internazionali. Essere internazionali per accelerare la trasformazione digitale. È la nuova sfida incrociata che devono affrontare le aziende se vogliono crescere, fulcro dell’evento organizzato da Corriere Imprese e Banca Patavina e moderato dal coordinatore dell’inserto Alessandro Zuin. «Ormai essere digitali è diventata una parola d’ordine – ha affermato Zuin – e unendo questo concetto all’internazionalizzazione, si possono creare opportunità di eccellenza»
Ma quanto è penetrata quest’idea? «Con Corriere Imprese sviluppiamo una narrazione che rema esattamente in senso contrario rispetto a quella che da un po’ di tempo si sente dominare nel nostro Paese, lontana soprattutto dall’internazionalizzazione – ha spiegato Alessandro Russello, direttore del Corriere del Veneto, aprendo l’incontro –: si parla quasi solamente di migranti e sicurezza, che pur essendo temi importanti portano a dimenticare alcuni altri aspetti fondamentali. Vedo anche una forma di disinteresse verso il mondo che produce Pil e che consente anche lo sviluppo di dinamiche di welfare».
Comunicare una diversa cultura economica non è solo l’intento di Corriere Imprese ma anche di Banca Patavina. «Ci teniamo molto a questi incontri, perché abbiamo il dovere di fare educazione finanziaria, come individuato dal nostro statuto e come riporta anche la Banca d’Italia nei suoi interventi, ultimo dei quali all’Università di Verona, con l’augurio che la prossima occasione di presentazione del Bollettino dell’economia del Veneto possa avvenire all’Ateneo padovano», ha auspicato Gianni Barison, Dg di Banca Patavina.
Asse portante di tutto il dibattito è stata la ricerca condotta per il Cuoa da Diego Campagnolo, docente di Organizzazione aziendale dell’Università di Padova, che partendo dallo studio di una serie di casi aziendali specifici, ha messo in luce la stretta interconnessione tra il digitale e l’internazionalizzazione.
«Innanzitutto abbiamo cercato di capire cosa serve per essere digitali e abbiamo riscontrato la necessità della coesistenza di nuove tecnologie – ha affermato Campagnolo – tra cui big data, integrazione di sistema, cloud computing, IoT, cybersecurity e realtà aumentata. Abbiamo rilevato che del 72% delle imprese italiane che hanno un sito web, solo il 15% propone e-commerce e appena il 5% può definirsi a pieno titolo azienda ad alta digitalizzazione. Il digitale dovrebbe coinvolgere il modello di business e quindi l’impresa deve rivedere il modo con cui crea valore». Secondo Campagnolo, il tutto avviene se si è aperti al cambiamento. E non serve aggiudicarsi un vantaggio sul mercato locale prima di cercare di sfondare nei mercati esteri, le due cose grazie al digitale possono andare di pari passo. Di certo, se ci si dedica all’internazionalizzazione, ci sono tante aspetti a cui prestare attenzione. «Mai essere superficiali – ha consigliato Giovanni Montanaro, avvocato dello studio Roedl & Partner –. le leggi sono differenti da Paese a Paese, ciò che vale qui magari ha meno efficacia all’estero e bisogna scegliere con attenzione a quale tribunale rivolgersi per la risoluzione di una controversia. All’estero si lavora in modo diverso e non bisogna lasciarsi cogliere impreparati su garanzie, gdpr, fiscalità e organizzazione societaria».
La tavola rotonda ha visto i relatori condividere più di un tema fondamentale: per esempio, l’importanza di una stretta relazione tra banche, università e aziende e la necessità di digitalizzare i processi produttivi per essere competitivi.
«Già alla fine dell’estate si apriranno i bandi per i progetti di ricerca del Competence center triveneto – ha annunciato Fabrizio Dughiero, prorettore del Bo per il trasferimento tecnologico – Ciò che faremo è creare progetti che poi non rimarranno solo sulla carta, l’imprenditore li potrà vedere e valutare con i suoi occhi».
Sul fronte delle aziende Giuseppe Bravo, Ad di Bravo Spa, Chiara Rossetto, Ad di Molino Rossetto, e Nicola Sartore, managing director di Sariv, hanno spiegato come per ciascuna di loro l’internazionalizzare fosse l’unica occasione di crescita. «Il digitale deve inserirsi all’interno di tutto il processo produttivo e questo all’estero lo valutano», ha spiegato Rossetto. «Il cambiamento può spaventare ma senza quello non ci sarebbe innovazione - è l’opinione di Sartore -: noi abbiamo puntato ad abbassare l’età media in azienda a 29 anni, conservando le competenze dei senior e aggiungendo la creatività dei giovani». «E’ importante anche capire come pensano i possibili compratori stranieri - ha sottolineato Bravo -. Per esempio, non posso vendere una macchina per fare il gelato a un cinese senza spiegargli qual è la ricetta del gelato. Dobbiamo esportare anche la nostra cultura enogastronomica».
Ma attenzione, ha fatto notare Rita Bonucchi di Bonucchi e associati, per andare all’estero non basta il marketing, bisogna che ci sia omogeneità di azione.
«Qui entrano in gioco anche le banche, che possono essere un sostegno importante», ha sottolineato Enrico Duranti, dg di Iccrea Bancaimpresa. «La digitalizzazione comporta un altro modo di lavorare – ha concluso Franco Conzato, direttore di Promex – e l’estero non è per tutti. Bisogna conoscere anche gli usi e i costumi e la situazione geopolitica».
Sartore In azienda età media di 29 anni grazie ai nativi digitali Conzato Attenzione che l’estero non è per tutti, bisogna conoscere
Il Competence center
Dughiero: «Già alla fine dell’estate si apriranno i bandi per i progetti di ricerca»
Barison
Vogliamo fare banca ma anche vera educazione finanziaria
Montanaro
Mai essere superficiali, le leggi sono diverse da Paese a Paese