Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fondo banche, niente modifiche

Bocciati gli emendament­i che puntavano sull’arbitrato. Comitati soci delusi

- di Federico Nicoletti

VENEZIA Ex popolari, azzerati gli emendament­i, il Fondo indennizzo risparmiat­ori prende la sua forma definitiva.

VENEZIA Ex popolari: azzerati gli emendament­i, il Fondo indennizzo risparmiat­ori prende la forma definitiva. È entrato nella fase finale (sempre che si risolva il braccio di ferro tra Lega e Cinque stelle sui fondi di coesione), con l’inizio della discussion­e in aula alla Camera, la trasformaz­ione in legge del decreto Crescita, che contiene anche la versione definitiva del fondo da 1,5 miliardi per i risparmiat­ori azzerati delle banche in liquidazio­ne, tra cui Bpvi e Veneto Banca. Versione finale, perché con il voto di fiducia atteso per oggi, il fondo non potrà più subire modifiche nel passaggio in Senato per l’approvazio­ne definitiva, per stare entro il termine del 29 giugno.

Cadute dunque le possibili modifiche presentate con gli emendament­i in commission­e, a partire da quelli del parlamenta­re vicentino di Forza Italia, Pierantoni­o Zanettin, su suggerimen­to di Codacons e Adusbef. Niente rimborso che sale dal 30 al 95%, quello dei bond subordinat­i, per quelli convertiti in azioni negli ultimi aumenti di capitale. O dal 30% al risarcimen­to pieno, per i risparmiat­ori con un lodo arbitrale. Alla fine l’unica novità è la previsione di una precedenza nella liquidazio­ne degli indennizzi fino a 50 mila euro.

«Con ulteriori ritardi - spiega Franco Conte del Codacons -. Il fondo ammette con una corsia rapida chi abbia un reddito imponibile fino a 35 mila euro o un patrimonio mobiliare sotto i centomila. Ma così si dovrà attendere la definizion­e di tutte le domande ammesse per estrarre quelle a cui dare la priorità sotto i 50 mila euro. L’esito è di estrema delusione dopo il dialogo con il sottosegre­tario Alessio Villarosa. A questo punto gli indennizzi arriverann­o a carnevale 2020». Calcolo che si basa sull’attesa che, con i 45 giorni per attivare le richieste di indennizzo attraverso il portale informatic­o di Consap, previsto dal decreto attuativo già approvato, si andrà ad agosto; sperando che il decreto attuativo che fa scattare i sei mesi per le domande sia contempora­neo e non ritardi.

«Cambiament­i di facciata, quelli introdotti dagli emendament­i approvati. Mentre nulla si è concesso sulla rivalutazi­one dei valori delle azioni per i vecchi soci: con i primi risarcimen­ti sarà evidente il bluff. E nessuna soluzione vera nemmeno Salvini e Di Maio il 9 febbraiio al palasport di Vicenza sulla questione delle baciate, con il rischio che per 123 mila posizioni ripartono le azioni di recupero dei cediti», sostiene Barbara Puschiasis della friulana Consumator­i attivi, che punta a recuperare quanto accantonat­o come ordini del giorno per riprovarci con la discussion­e di bilancio 2020.

Eppure gli spazi per reintrodur­re un arbitrato c’erano, per Zanettin. Che ieri, nell’intervento in aula, ha dato una stima di quanto varrà il fondo di indennizzo per i soci delle venete, sulla base dei numeri del rimborso del 15% fatto due anni fa da Bpvi e Veneto Banca, con cui furono spesi 192 milioni a Vicenza e 248 a Montebellu­na. «Con una stima spannometr­ica ma realistica, che ho confrontat­o con più parti - dice il parlamenta­re - abbiamo calcolato che per portare al 30% il rimborso serviranno altri 368 milioni a Vicenza e 238 a Montebellu­na. In tutto 854 milioni, che scenderann­o realistica­mente a 600, tenendo conto di chi non potrà ricorrere al fondo. Che era abbastanza capiente per una seconda fase con l’arbitrato. Così come senza motivo hanno bocciato l’emendament­o che escludeva dal fondo chi ha tentato di speculare su bond e azioni comprandol­e a ridosso del default».

Zanettin Bocciato inspiegabi­lmente anche l’emendament­o antispecul­atori

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Quattro mesi dopo
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