Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Salvini e il profugo iscritto all’anagrafe «Il sindaco deve applicare la legge»
Scontro sul caso-Padova. Giordani: «Decreto pensato male». Bitonci: «Giunta retta dai centri sociali»
PADOVA Stringato. Ma netto. «Io sono al fianco di tutti i sindaci. Da loro, però, mi aspetto che applichino la legge e non, invece, che facciano disobbedienza ideologica».
Non ha tardato ad arrivare il commento del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sulla decisione assunta dal primo cittadino di Padova, Sergio Giordani. Ovvero quella, per la prima volta in Veneto da quando è entrato in vigore il primo Decreto Sicurezza voluto proprio dal segretario federale leghista, di concedere l’iscrizione all’anagrafe comunale a un richiedente asilo di 28 anni, originario della Costa d’Avorio, che dallo scorso ottobre risiede all’ombra del Santo in attesa di ottenere o meno lo status di rifugiato.
Il sindaco Giordani, in carica da due anni a capo di una maggioranza civica più spostata evidentemente a sinistra, continua a ripetere che non si tratta di «un atto di protesta nei confronti della Lega o di Salvini», ma di «un provvedimento in autotutela per evitare che il Comune, come già successo a quelli di Bologna e Firenze, possa essere condannato dai giudici».
In effetti, i tribunali bolognese e fiorentino, di fronte al ricorso di alcuni profughi a cui era stata negata l’iscrizione all’anagrafe cittadina, hanno dato ragione a quest’ultimi, obbligando le due amministrazioni locali a registrare ufficialmente i migranti. «Tra i miei compiti di sindaco - ribadisce Giordani - c’è anche quello di difendere l’operato dei dirigenti e di tutti gli altri collaboratori dell’ente e quindi di schivare eventuali azioni dei giudici nei loro confronti». Detto questo, il sindaco di Padova ne fa anche una questione di opportunità politica: «Ho sempre dichiarato che, prima di tutto, viene il rispetto della legge. Ma questa legge (il Decreto Sicurezza, ndr) è pensata male e scritta peggio e non fa altro che mettere in difficoltà non solo i richiedenti asilo, ma pure gli uffici comunali che dovrebbero applicarla. Tanto che, se non ho capito male, la cosa è ora al vaglio della Corte Costituzionale per alcuni possibili profili di illegittimità».
Nel frattempo, però, il prefetto di Padova, Renato Franceschelli, fa sapere di aver acquisito tutti gli atti relativi all’iscrizione anagrafica del profugo ivoriano per trasmetterli al Viminale. E proprio da qui, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra oggi, il ministro Salvini scandisce: «A me il rifugiato vero non pone alcun problema. Anzi. Ma il problema sono le migliaia di furbi, di delinquenti, di spacciatori e di fuorilegge che arrivano in Italia soltanto per far casino. E quindi - arringa il vicepremier - viva i rifugiati veri, che non sono neanche il 10 per cento di quelli che sbarcano sulle nostre coste. Per tutti gli altri, invece, non c’è posto».
Intanto, mentre l’assessore regionale per lo Sviluppo Economico, il padovano Roberto Marcato, difende il Decreto Sicurezza («Il sindaco Giordani sta diffondendo un messaggio pericolosissimo. Cioè quello che le amministrazioni locali possono non rispettare le leggi dello Stato»), il gruppo di Coalizione Civica, quello della maggioranza più schierato a sinistra, applaude l’operato del primo cittadino: «Una scelta di buon senso, dalla parte giusta. E una scelta di obbedienza ai principi della Costituzione».
Di tutt’altro avviso, ovviamente, l’ex primo cittadino leghista Massimo Bitonci, oggi sottosegretario all’Economia: «Il democratico Giordani, ormai, è un sindaco fuorilegge ostaggio dell’estrema sinistra e dei centri sociali che tengono in piedi, a fatica, la sua giunta».