Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tesserati boom più 31 per cento in cinque anni «L’età dell’oro»

- Di Francesco Barana

L’età dell’oro. La vive il tennis italiano maschile, dopo anni a scavarsi dentro di malinconia. Certo i Re Mida, leggi campioni come Fognini e Berrettini e il golden boy Sinner, contano, ma a scoppiare di salute è l’intero movimento. In Italia e anche in Veneto. Anzi, se nel Paese negli ultimi cinque anni (dal 1 gennaio 2015) c’è stato un vero e proprio boom – oggi sono 16 mila in più i tesserati(+25%) – nella nostra regione il trend è ancora più positivo: l’aumento dei tesseramen­ti è del 31% (1300 persone). Oggi in Italia sono oltre 323 mila gli iscritti (323.098), di questi 28.812 da noi: «Siamo il terzo sport italiano dopo calcio e basket sia in Italia che in Veneto – dice Gianni Milàn, vicentino, vicepresid­ente nazionale della Fit – ed entro due anni vogliamo superare il basket».

L’unico neo – e ad ammetterlo è lo stesso Milàn - «è che in Veneto manca il giocatore di punta. L’ultimo è stato Renzo Furlan vent’anni fa. Tra i ragazzini c’è Alessandro Battiston, che ha vinto il titolo under 13, ma è ancora presto per poter pronostica­rgli qualcosa. Tuttavia non posso rimprovera­re nulla ai circoli veneti, stanno lavorando bene, in particolar­e Padova, al Plebiscito e al Tennis Padova. Mi piace anche come è organizzat­a Vicenza, mentre manca Verona che ci ha sempre dato tanto ma che ultimament­e non sta sviluppand­o niente». Gianfranco Bardelle, presidente del Coni Veneto, però è convinto che «nei prossimi anni nascerà un campione anche da noi. Adesso finalmente abbiamo molti impianti che svolgono un eccellente lavoro coi giovani, che costruisco­no giocatori. La scuola tennis ha cominciato a funzionare anche nella nostra regione, prima non era così».

E che il lavoro alla base, e non solo madre natura, formi i top lo spiega bene Milàn, in carica dal 2000 «Eravamo in un brutto momento per il nostro tennis. Da allora – dice – abbiamo apportato una serie di riforme con due obiettivi: attrarre nuova gente al tennis per far vivere i circoli e formare buoni giocatori». Per aumentare gli iscritti, dice Milàn, «abbiamo creato nuovi tornei con nuove formule e istituito la quarta categoria, per garantire una classifica anche ai giocatori minori». A livello profession­istico invece, continua Milàn «è nata una sinergia tra la federazion­e e i circoli e le accademie private, per anni ognuno andava per conto suo. Alcuni coach privati sono affiancati da nostri allenatori, i casi simbolo sono quelli di Berrettini e Sonego, coi quali lavora il nostro Rianna».

Ubaldo Scanagatta, direttore di Ubitennis e grande firma del giornalism­o di settore è d’accordo: «Oggi le federazion­e finanzia le accademie che da sole non ce la farebbero a seguire un ragazzo per tanti anni. Il resto lo fa l’effetto emulazione, se tu hai un grande campione è più facile s’investa su un ragazzo anche alla base».Anche per un ex campione come Omar Camporese, oggi direttore tecnico del Green Garden di Mestre, «il traino sono i grandi giocatori. Berrettini e Fognini aiutano molto, come negli anni 70 incise Panatta e a cavallo degli 80 e 90 io e Cané». Per Camporese «in Veneto essere dietro solo al calcio e al basket e davanti alla pallavolo come iscritti, in una terra di tradizione per questi sport, è un dato importante». Andrea Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione della Fit, racconta che «dal 2010 abbiamo avviato un progetto che è partito dalle scuole tennis, passate da 1200 a 2000, questo ha incrementa­to il bacino di base. Poi abbiamo decentrato l’attività del settore tecnico creando 120 aggregazio­ni provincial­i, lì i nostri fiduciari tecnici cercano bambini talentuosi. Inoltre ogni regione ha il suo centro tecnico (nel Veneto è a Vicenza ndr), dove raduniamo i ragazzi più forti dagli 11 a 14 anni. Abbiamo costruito una ragnatela sull’intero territorio nazionale. Parallelam­ente abbiamo sviluppato un piano di formazione continua con gli insegnanti di tennis già nei centri tecnici regionali. Per costruire giocatori bravi servono tecnici di talento”.

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