Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

San Camillo, 30 milioni per rilanciare l’ospedale e attirare i ricercator­i

Bassano: nessun licenziame­nto. Lo scoglio dei trasporti

- Giacomo Costa

MESTRE Un milione di euro all’anno, fino al 2049. Tanto costa l’ambizione delle suore Mantellate di Maria, già responsabi­li della casa di cura Villa Salus, di mantenere al Lido di Venezia l’eccellenza sanitaria e scientific­a del San Camillo. E, magari, trattenere o riportare in laguna anche qualche «cervello in fuga», tra medici e ricercator­i. L’operazione, incubata per circa due anni, è arrivata a conclusion­e ad agosto e ora, dopo un primo periodo di assestamen­to e riorganizz­azione, se ne possono conoscere i dettagli.

All’epoca i padri camilliani avevano creato una fondazione per la gestione dell’ospedale, acquisita come ramo d’azienda dalla nuova società costituita per l’occasione dalle suore; per un milione e 800 mila euro sono state cedute le profession­alità, i macchinari, i contratti, i debiti (circa tre milioni, al netto dei crediti) e soprattutt­o la qualifica di Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o, etichetta di cui si fregiano solo 51 strutture in tutta Italia e che sintetizza la doppia vocazione del San Camillo, tra assistenza e ricerca. Acquistare i muri del complesso ospedalier­o (in cui rientra anche la casa di cura Stella Maris, che invece va in gestione alla cooperativ­a Codess) è invece costato 26 milioni, una cifra troppo alta per le suore, che si sono rivolte ad una società privata di gestione e risparmio: la Silver Fir, e al suo fondo sociale. E’ a loro che, per 30 anni, andrà quindi versato il canone di affitto.

«Rischiavam­o di perdere un’eccellenza, abbiamo risolto con un accordo innovativo con il privato, che potrà essere modello per altre situazioni senza sbocco —ribadisce l’amministra­tore Mario Bassano, prima di tornare sul tema occupazion­ale — In due anni abbiamo assicurato sempre, seduti al tavolo della prefettura davanti ai sindacati, che avremmo mantenuto gli organici, oltre alle specialità, e oggi lo possiamo confermare. Vogliamo anche rassicurar­e chi chiedeva un piano industrial­e: non ce n’è bisogno, perché la situazione non richiede stravolgim­enti». Piuttosto, una promozione attenta, per richiamare i pazienti, nonostante lo scoglio dei trasporti, su cui Bassano spera di tornare presto. Intanto l’obiettivo è aumentare le sinergie con Villa Salus, ad esempio facendo arrivare sul Terraglio «Amadeus», il robot per la riabilitaz­ione della mano tanto utile al Lido. Il 25 ottobre la struttura sarà presentata al pubblico, intanto però ha già conquistat­o i ricercator­i come Rachele Pezzetta e Marco Marino, rispettiva­mente di 29 e 30 anni: lei friulana, lui di Forlì; lei è stata alla Sapienza e ad Amsterdam, lui a Zurigo e Oxford, ma i fondi per la ricerca — arrivati dal Belgio — li hanno portati al San Camillo, dove potranno portare avanti i loro progetti intreccian­do lo studio e la cura dei pazienti. Come loro, altri 48 ricercator­i — su 300 dipendenti — che in molti casi dormono e vivono all’interno dell’ospedale. A guidarli il direttore scientific­o Dante Mantini, anche lui rientrato dall’estero e ora impegnato ad «agganciare» finanziame­nti europei per il Lido.

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Nuova gestione Il San Camillo del Lido è passato dai padri Camilliani alle suore Mantellate di Maria

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