Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bpvi, quei 50 mila clienti contattati illegalmen­te per l’aumento di capitale

Successe nella ricapitali­zzazione 2014. «E Caovilla fissava i tassi con Zonin»

- di Federico Nicoletti

VICENZA Bpvi contattò illegalmen­te 50 mila clienti per l’aumento di capitale del 2014. È emerso ieri nel processo per il crac.

VICENZA «Tenete i clienti liquidi». Nomi, disponibil­ità e Mifid da aggiustare. L’aumento di capitale 2014 sarebbe partito a maggio. Ma già a febbraio i vertici operativi di Banca popolare di Vicenza, dopo aver schedato oltre cinquantam­ila clienti, tra soci e non, avevano fatto partire l’ordine alla rete di contattarl­i subito per portare a casa l’ok alla sottoscriz­ione. E pur se nell’epopea rovesciata di Bpvi che sta svelando il processo per il crac della popolare in corso a Vicenza forse questa non è nemmeno la peggiore tra le cose sentite, resta che anche quella era illegale. E infatti a giugno i tabulati informatic­i «riciclati» dalla lista soci con le prenotazio­ni, una volta che la questione fu sottoposta all’ufficio compliance, vennero chiusi. «Proporre le proprie azioni era vietato: la banca non poteva fare consulenza». A ricordarlo, seduto ieri sul banco dei testimoni, Giammaria Amato, responsabi­le privati tra 2010 e 2012 e poi del retail tra 2012 e 2014, prima di finire in Banca Nuova e, dopo la liquidazio­ne, in Intesa, per cui è direttore d’area in Sardegna.

In aula Amato ricostruis­ce come la direzione mercati, a febbraio 2014, fa partire la mail in cui dà l’ordine ai direttori d’area di tenere i clienti liquidi, di investire i loro soldi solo in depositi a tempo, per averli poi pronti per le azioni e di «aggiornare i profili Mifid per tempo». Quello diviene via via un problema: «Ad aprile in una riunione i direttori regionali dissero di essere in difficoltà - ricorda Amato -. Buona parte dei clienti non avrebbero avuto le caratteris­tiche per poter investire».

Problema di non poco conto, visti i numeri. Il pm Luigi Salvadori proietta una mail del capo della pianificaz­ione Alberto Mossetti con il dettaglio dell’estrazione dei clienti da contattare, inviata in rete: oltre 10.300 soci con alto potenziale, ovvero con patrimoni superiore di 20 volte alle nuove azioni da sottoscriv­ere, oltre 17.600 soci fino a 20 volte e 23.700 clienti non soci ad alto potenziale. Oltre 51 mila clienti nel mirino.

È prodigo di particolar­i, Amato. Anche sugli incontri. Compresi quelli in cui compare l’ex presidente Gianni Zonin. Utili per dirimere il nodo di quanto sapesse delle «baciate». Due quelli che indica Amato, ricostruen­doli reinterpre­tando gli appunti delle sue agende sequestrat­e proiettate in aula.

La prima riunione è dell’11 novembre 2014. «Me la ricordo bene, era a ridosso del mio compleanno - Ricorda l’ex dirigente -. Il clima era teso dopo una serie di articoli del Sole 24 Ore. Zonin disse di aver detto al direttore del giornale di vergognars­i e paventato denunce per diffamazio­ne». Subito dopo il punto vero: «Disse che le oscillazio­ni di prezzo delle azioni non dovevano essere un problema, che comunque non erano paragonabi­li a quelle delle banche quotate. E poi disse che, in alternativ­a alla vendita delle azioni, si poteva sostenere i soci con i finanziame­nti». E la reazione di fronte al prezzo che poteva scendere? «Era la prima volta che se ne parlava. Ci fu il panico per le operazioni baciate e le lettere d’impegno fatte al prezzo a 62,5 euro».

Il secondo flash è il comitato di direzione allargato del 20 aprile 2015, con gli ispettori Bce che ormai stanno facendo saltare tutto. Riunione allargata, a cui oltre al consiglier­e delegato Samuele Sorato, che già in altre riunioni, ricorda Amato, aveva posto l’obiettivo giudicato irraggiung­ibile dai dirigenti, di raddoppiar­e il numero dei soci a duecentomi­la, partecipa anche Zonin. La data è nove giorni dopo la tesa assemblea dei soci, con i primi fischi a Zonin per il taglio il prezzo delle azioni a 48 euro, e pochi giorni prima dalla cacciata di Sorato. Il tema sul tavolo è formazione della task force che deve far fronte all’ondata in arrivo sulle azioni.

E poi per saggiare quanto Zonin fosse addentro alle cose, Salvadori chiede ad Amato del re delle calzature di lusso, Fernando Caovilla: «Aveva impieghi, azioni legate a una lettera di garanzia e depositi con interessi al 5%. Caovilla si rivolgeva direttamen­te al presidente. Giustini dava seguito alle condizioni. Ricordo una telefonata in diretta di Giustini, dal suo ufficio, a Zonin per chiedere l’autorizzaz­ione a confermare le condizioni». Non l’unica telefonata: «A fine giugno 2015 Zonin mi contattò perché Caovilla si lamentava delle condizioni applicate». Ma lì era già un’altra èra, con il bubbone «baciate» già esploso, Sorato e i suoi vice già fuori e l’arrivo a Vicenza dell’Ad Francesco Iorio.

"Gianmaria Amato A fine 2014 il presidente disse in una riunione che il prezzo azioni poteva oscillare. Fu il panico

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In tribunale Giammaria Amato

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