Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Balcani, un Sos da Trieste Fedriga: muro al confine Ciambetti: siamo con voi
Il governatore Fedriga: «Barriere e nuove tecnologie, il governo ci aiuti». Veneto in campo
TRIESTE Rotta balcanica, il Friuli chiede un «muro» al confine, nel timore che, dall’intervento turco in Siria, nasca un’ondata di ingressi illegali. Il governatore Fedriga chiede aiuto al governo: fondi, tecnologia e uomini. Il Veneto non è lontano e Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale, promette l’aiuto politico.
il presidente della Regione, il leghista Massimiliano Fedriga. «Non possiamo vivere sotto il ricatto della Turchia. È, dunque, necessario – argomenta – che il governo prenda tutte le misure per un controllo dei nostri confini, mettendo a disposizione ogni mezzo, dalle nuove tecnologie alle barriere. Quali? Non sono un tecnico. Ma serve un salto di qualità attraverso l’utilizzazione, appunto, delle ultime tecnologie per intercettare gli ingressi irregolari, anche grazie a un barrieramento in grado di canalizzare gli arrivi nei punti maggiormente presidiati».
La situazione già di per sé allarmante (5 mila 526 ingressi in regione nei primi dieci mesi dell’anno, dai 25 ai 30 al giorno) potrebbe però diventare addirittura catastrofica se il presidente turco Erdogan mettesse in atto la minaccia nei confronti dell’Europa, liberando le centinaia di migliaia di profughi siriani che non avrebbero altra via di fuga se non la rotta balcanica. In questo caso i 232 chilometri di confine del Fvg con la Slovenia diventerebbero una vera e propria autostrada per la fiumana di disperati. E questo nonostante le eventuali ventilate barriere - ipotizzate oltre che da Fedriga anche dallo stesso ex vice premier, Matteo Salvini – nonostante l’utilizzo di droni, di radar, di altre tecnologie e a prescindere dalle pattuglie miste.
Già, le pattuglie miste tra la polizia italiana e quella slovena. L’esperimento durato tre mesi è cessato lo scorso 30 settembre. Il bilancio è inclemente. A dirlo è stato il prefetto di Trieste e commissario di governo, Valerio Valente, nel corso di un recente incontro in Regione, presenti anche gli altri prefetti del Fvg. «L’attività – aveva riferito – non è di grande successo: le persone fermate sono una cinquantina. Con quattro turni di 6 ore per settimana non è possibile fare di meglio. Il 30 settembre scadrà la sperimentazione: attendiamo dal ministero di sapere se l’attività verrà proseguita, accresciuta o accantonata».
Da Roma – complice la crisi e il conseguente cambio alla guida del governo – ancora nessuna risposta. Il governatore del Fvg, Fedriga, ma anche il segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli, difendono il provvedimento e ne chiedono il proseguo. A patto però, affermano all’unisono, di poter contare su più uomini e mezzi. Tasto dolente, questo, non solo per l’Italia, ma soprattutto per la Slovenia che non nasconde carenze a tutti i livelli. «Siamo disposti – insiste Fedriga – a mettere a disposizione dei fondi per questo, ma il compito della Regione si esaurisce qui. Il governo dovrebbe immediatamente sospendere il fiume di denaro a favore di Erdogan che usa l’arma del ricatto. Inutile
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Massimiliano Fedriga Non sottostare al ricatto turco. Il Governo prenda tutte le misure per il controllo dei confini
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Roberto Ciambetti Uomini o fondi al Friuli? Non ci è permesso, ma sul piano politico daremo tutto il sostegno possibile
nascondere che siamo preoccupati. I dati degli ultimi mesi sono eloquenti e oltre al fronte triestino pare aprirsi anche quello goriziano. No, non possiamo essere lasciati soli perché è inaccettabile che il Fvg, che non è confine europeo, diventi territorio d’ingresso di profughi e clandestini». La prospettiva preoccupa anche il Pd giuliano, che, ancora per bocca del segretario Shaurli, chiede che Frontex sia esteso anche alla rotta balcanica. «L’Ue – precisa – deve prendersi carico di questa nuova rotta che potrebbe diventare incontrollata se la situazione curda dovesse precipitare».
Dal Veneto, il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, inquadra la situazione: «Notoriamente, chi usa la rotta balcanica punta al centro Europa. Il nostro è un territorio di transito e spesso ci girano addirittura attorno. Certo, c’è qualche presenza sgradita alle stazioni e ricordo qualche caso di tir che abbia scaricato persone nelle aree di servizio delle autostrade, ma sono episodi molto limitati rispetto a quanto avveniva due anni fa. L’azione del precedente governo ha lasciato uno strascico profondo. Certo, se l’atteggiamento del governo in tema di clandestini dovesse mutare...». Possibile, in ragione della vicinanza geografica, di interessi e anche politica tra le due regioni, pensare a una qualche forma di aiuto a Fedriga da parte del Veneto, per presidiare il confine che è giuliano, certo, ma almeno in parte anche veneziano? «Ipotizzare aiuti economici per una situazione che non tocca direttamente il nostro territorio mi pare piuttosto complicato; arriverebbe presto la Corte dei Conti. Inviare uomini al confine, magari la polizia provinciale? Anche qui, mi pare tecnicamente impossibile. Sul piano politico, invece, massimo sostegno alla richiesta del governatore friulano. Se c’è da fare pressione, in Conferenza StatoRegioni o in altre sedi, noi ci siamo. Il filtro al confine va fatto, ci sono possibilità tecniche efficaci e vanno utilizzate. La situazione va gestita controllata».