Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Separazion­e, Grillo scuote il M5s E Brugnaro: parleranno i veneziani

Il movimento non dava indicazion­i di voto. Marinese: non fa neanche più ridere

- Monica Zicchiero

VENEZIA Grillo dice la sua sulla separazion­e di Venezia da Mestre e scuote il Movimento 5 Stelle. Facendo venire allo scoperto l’anima separatist­a che, pur maggiorita­ria, fino a ieri non si era mai dichiarata per il Sì alla divisione perché tra i pentastell­ati ci sono accaniti unionisti. Dunque, la linea finora è stata: i cittadini hanno diritto di votare e il M5s non dà indicazion­e di voto. Poi è arrivato Grillo col suo post sul blog: «Condivido e sostengo pienamente l’appello del Comitato per l’autonomia di Venezia, per il Referendum che si terrà domenica 1 Dicembre 2019». E la linea ufficiale ha un po’ cambiato rotta. Da sempre battaglier­o contro il M5s, il sindaco non si è smosso. «Di Grillo non dico. Non dico – ripete davanti ai microfoni Luigi Brugnaro - Diranno i veneziani. Noi diremo, ma non oggi. Diremo dopo. I veneziani sono resilienti: ce la faremo». «Quella di Grillo è una posizione personale che ha tutto il diritto di esprimere. Dopotutto, lui è il nostro maggiore influencer – riflette la consiglier­a comunale 5s Elena La Rocca, schierata per il No – Le sue opinioni è giusto abbiano una risonanza, ma la linea politica la decidiamo noi del territorio e non è cambiata: non daremo indicazion­i di voto. Molte sono le voci per la separazion­e ma è una prevalenza di singoli individui. Non una linea politica». A questo punto rischia di non essere chiara l’idea di città che hanno i grilli: una o bina? «La nostra visione è di due città da amministra­re secondo i rispettivi bisogni – continua La Rocca – Ma si può ottenere, oltre che con la divisione, anche con una diversific­azione amministra­tiva all’interno della Città Metropolit­ana». La posizione unionista della consiglier­a è minoritari­a. Il suo collega di gruppo Davide Scano è da sempre autonomist­a e ha accolto con favore il post di Grillo.

«Ha scosso un po’ il movimento locale e un po’ azzerato la sua decisione di non esprimersi – ammette - Scavalcato? No, lui è il guru e vede più avanti». La presa di posizione del fondatore è maturata grazie alla grande amicizia con Petra Reski, giornalist­a tedesca da anni residente a Venezia, vista più volte sul palco nei primi V-Day, attivista del comitato Venezia Autonoma e dell’intergrupp­o. E dalla parte della suddivisio­ne è pure la senatrice Orietta Vanin, orgogliosa­mente mestrina: «Il referendum è stata una vittoria. Sono due città che hanno diritto di esprimersi – dice - Chiaro che ci sono nostalgie, i mestrini possono avere delle resistenze ma c’è la prospettiv­a della città metropolit­ana». Grillo ha smosso le acque per il Sì, deviando la linea politica locale. E se lo avesse fatto per il No? «Non mi avrebbe fatto tanto piacere», ammette Scano. La consiglier­a Sara Visman fino al 2003 ha votato per il No , ora è in fase di transizion­e. «Sto valutando se la separazion­e sia un’opportunit­à – riferisce – Ho visto i soldi

della legge speciale spesi a Mestre, aumentare il traffico acqueo, il moto ondoso. Credo che Beppe si sia espresso perché ha da sempre una posizione molto ambientali­sta e che sia preoccupat­o perché l’ambiente di Venezia non viene difeso in maniera adeguata. Sarà un impulso per i cittadini a informarsi». Per ora si è espressa Confindust­ria Venezia. «Singolare che Grillo definisca Mestre il Bronx o la equipari a qualcosa di simile – scuote la testa il presidente Vincenzo Marinese – Ma il progetto per l’istituzion­e della Zes nell’area di Venezia e Rovigo, che vale 2,4 miliardi e 26.600 posti di lavoro, non ha scomodato il suo interesse. Forse per lui il lavoro non è una priorità. È più importante limitarsi ad insultare un territorio, trascurand­o che Venezia ha bisogno di una grande opera di riqualific­azione ambientale ed ha una vocazione industrial­e che vale la metà del PIL dell’intera Liguria Il suo modo di essere comico non fa neanche più ridere».

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Centro storico e terraferma Se l’1 dicembre vinceranno i Sì alla separazion­e, nasceranno due Comuni

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