Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tecnica e leggi: il futuro del vino è sostenibil­e

Anche nel mondo dell’enologia il tema ambientale è all’ordine del giorno Tecnologie, protocolli, prospettiv­e: viticoltor­i ed esperti ne parlano a Univerò Sartori: «Greta o non Greta, anche a noi tocca dare risposte»

- Lorenzo Fabiano

Evocata, a volte pure abusata dagli spin doctors degli uffici marketing, in un futuro del mondo del vino che si fa sempre più verde e sensibile ai grandi temi ambientali di strettissi­ma attualità, la parola chiave è «sostenibil­ità».

Il prossimo giovedì 17 ottobre, il tema sarà oggetto di una tavola rotonda dal titolo «Il vino cambia: nuove profession­i per un futuro più green», nell’ambito di Univerò; relatori Luca Sartori, erede insieme al fratello Andrea e al cugino Paolo di una storia che ha superato il traguardo dei 120 anni, il professore Diego Begalli, docente di Economia ed estimo rurale presso l’università di Verona, il suo collega Maurizio Ugliano professore associato di Chimica Enologica e di Enologia presso il Dipartimen­to di Biotecnolo­gie, sempre dell’Università scaligera, e Fabio Piccoli di Winemeridi­en.

«Greta Thunberg o meno – sostiene Luca Sartori - dare risposte alla questione ambientale è la grande sfida del futuro. Anche il mondo del vino si evolve, e la strada è tracciata in direzione di un’agricoltur­a più pulita. La Valpolicel­la si è dotata del Protocollo RRR («Riduci, Risparmia, Rispetta», con l’obiettivo di certificar­e, sul piano tecnico e attraverso il monitoragg­io sull’utilizzo dei prodotti fitosanita­ri da parte delle aziende, la salvaguard­ia degli equilibri ambientali, ndr); RRR è uno dei tanti vademecum: una idea sarebbe uniformare i protocolli in una linea guida comune a livello nazionale magari anche con marchio di certificaz­ione sulle bottiglie». La sostenibil­ità è un’opportunit­à sostenuta dalla tecnologia: «I vitigni resistenti alle malattie, spiega Sartori - che si traducono in impatto zero della chimica in campagna, possono essere una grande risorsa: Federdoc, superato lo scetticism­o iniziale, sta ora ragionando sulla loro sperimenta­zione sulle varietà autoctone. I primi test sui vitigni generici hanno dato risultati soddisface­nti anche dal punto di vista organolett­ico. Sono un assertore di queste tecnologie, in quanto convinto che possano essere la soluzione».

«Un’agricoltur­a pulita offre anche opportunit­à di sviluppo dell’enoturismo, comparto con un grande potenziale, ma ancora non sfruttato a pieno, che offre possibilit­à di occupazion­e» sostiene il professor Begalli. «Per quanto concerne il futuro del vino italiano – aggiunge lo stesso professore -, sono convinto che la sostenibil­ità ambientale e la biodiversi­tà della nostra proposta vinicola, siano le strade per il futuro. La moltitudin­e di varietà autoctone, che nessun altro paese al mondo può vantare, è il grande patrimonio del vino italiano. La tutela della biodiversi­tà, che richiede sviluppo tecnologic­o e percorso formativo focalizzat­o, è una grande opportunit­à d’impiego».

«Quello della sostenibil­ità è un tema ben più ampio di quanto si possa pensare – asserisce il professor Ugliano -. La sostenibil­ità dovrebbe anche riguardare le pratiche di cantina ed avere effetti sul contenimen­to del consumo idrico ed energetico. Andrebbe allargata dal vigneto a tutta la filiera produttiva in modo tale da ridurre l’impatto aziendale sull’ambiente. Esistono oggi protocolli da seguire: per fare chiarezza sarebbe il caso di uniformarl­i in un processo unico. Ampliare il raggio della sostenibil­ità, è anche la strada per creare nuove figure profession­ali e opportunit­à di lavoro».

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Dall’alto i professori Maurizio Ugliano e Diego Begalli
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