Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quando un museo cambia una città
Esperienze a confronto. Degl’Innocenti (Taranto): «La nostra ricetta di successo»
Imusei come luoghi in grado di cambiare, attivamente, la fisionomia di una città. Come poli che generano, oltre che cultura, occasioni concrete di lavoro anche al di fuori di essi. Da quando è nato, Univerò ha sempre dedicato spazio alle carriere nel mondo dei beni culturali e quest’edizione non farà eccezione. Uno degli eventi principali, al riguardo, tratterà il tema da una prospettiva un po’ insolita, quella della rigenerazione urbana. Lo farà con la tavola rotonda «La città come bene comune», (martedì 15, dalle 14 alle 16, in aula 10 di Santa Marta).
A parlarne, professionisti che operano a Verona, come Livia Imperiali e Nicolò Giusti, rispettivamente amministratrice delegata e proprietario del Giardino Giusti, il più noto giardino all’italiana, situato all’interno di un palazzo rinascimentale, della città: un bene che è aperto al pubblico e che è diventato, con il tempo un’impresa nonché un luogo di aggregazione e di iniziative. Ci sarà anche il contributo di Ilaria Segala, ingegnere e assessore all’Urbanistica del Comune di Verona, impegnata, all’interno dell’amministrazione sul fronte dell’abbattimento delle barriere architettoniche e sul recupero di alcuni beni meno noti al largo pubblico, come le mura magistrali. Porterà la sua esperienza Eva Degl’Innocenti, fiorentina, dal 2015 direttrice del Marta, il museo archeologico di Taranto, un’istituzione che ha messo al centro della sua «mission» una sfida, quella cambiare radicalmente il rapporto con la propria città, proprio mentre era al centro della cronaca nazionale la questione Ilva, con le vicende legate alla storica acciaieria Italsider.
Cos’è successo? «Abbiamo cercato – spiega Degl’Innocenti – di valorizzare sempre di più non solo nostra collezione, che proviene da gran parte della Puglia, ma anche gli aspetti immateriali legati ad essa. Quella di Taranto e dintorni è ancora un’area nota per la produzione della ceramica, con un know-how che si trasmette di generazione in generazione e che ha un’origine antichissima. Abbiamo cercato anche di ricostruire quello che è il rapporto secolare con il resto del Mediterraneo, un tema di straordinaria attualità». Il tutto aprendo sempre di più le porte ai cittadini. «Il Museo – prosegue Degl’Innocenti – si è posto sempre di più al servizio della comunità, coinvolgendo gli adulti, con serate gratuite di approfondimento culturale, bambini, studenti delle superiori con progetti come quello delle mappe di comunità, in cui si prova a immaginare la propria città del futuro. I risultati? I visitatori sono cresciuti del 42%, gli introiti dell’80%».