Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’epopea della neve
Un viaggio che parte da Annibale e arriva a Rigoni Stern: lo scrittore ripercorre la storia del «bianco manto» nella cultura
Brevini: «Romanzi, arte e pubblicità: è evocativa, ci porta all’infanzia»
Neve, e subito è magia. Il candore, le fiabe, l’infanzia, il fascino dei fiocchi che ammantano il paesaggio. La neve ha ispirato pittori e scrittori in ogni epoca, ma anche cinema e tivù. Quel bianco che evoca poesia, può portare anche paura, distruzione, morte, tra gelo, bufere, valanghe e crepacci.
Franco Brevini, scrittore, giornalista, studioso, alpinista, ha voluto raccontare la neve tra realtà e immaginazione, arte, letteratura, storia e contemporaneità, in Il libro della neve (Il Mulino, 460 pagine, 45 euro). Un saggio che mette insieme quadri e libri d’autore con le grandi esplorazioni, le guerre (da Annibale ai conflitti «bianchi» in quota al gelo), fino alla storia degli sci e alla nascita del turismo di montagna. Dai quadri di Brueghel con i pattinatori sui canali gelati, ai pittori fiamminghi e agli Impressionisti, alle storie di Andersen, Mary Shelley, Kafka, Joyce, Jack London, Mario Rigoni Stern, fino agli sci da carving di moda nelle principali località di turismo invernale.
Un’opera enorme, non solo per il numero di pagine, ma per l’approfondito lavoro di ricerca. Un libro che parla soprattutto a Veneto e Trentino-Alto Adige, regioni dalle vette innevate, nel passato teatro della guerra «bianca» con i Kaiseriager in Val Gardena, o culla di autori che la neve l’hanno molto narrata, come Rigoni Stern. Dal mostro di ghiaccio Withigo tipico del folklore delle tribù del Nord America, a Frozen il film animato della Disney tutto giocato sui cristalli di neve, a Keplero e il suo trattato in latino sulla «strenna o fiocco di neve a sei angoli», il libro svela molte curiosità tra passato e presente. Brevini presenterà Il libro della neve martedì a Villa Cerchiati (Isola Vicentina, Vicenza ore 20.30) in una conferenza-spettacolo con un video di 30 minuti tra musica e immagini che racconterà il suo viaggio letterario.
Come e perché è nata l’idea di raccontare la neve?
«Questo è in assoluto il primo libro sulla neve che sia stato fatto - spiega Brevini - . Da studioso che si occupa di ambiente e dalla mia esperienza sul campo in prima persona, dopo 50 anni di alpinismo e viaggi in cui ho attraversato il Polo Nord e scalato i principali 4.000 al mondo, ho voluto dedicarmi alla neve, materia particolare, evocativa nell’immaginario di tutti, legata a infanzia e magia».
Un racconto che attraversa arti, epoche, paesi, tradizioni.
«Ho voluto organizzare il libro in aree tematiche: la neve declinata nella letteratura come emblema del candore e della bellezza del corpo femminile, ma anche come allegoria di qualcosa di mostruoso. L’artista che più si consacrò a dipingere paesaggi innevati è Monet, che firmò oltre 140 scene innevate, frutto spesso di duri sopralluoghi nella natura. Tra le carte di Monet era conservata una copia di Nella neve a Tsukahara nella provincia di Sado dell’artista Utagawa Kuniyoshi. La musica ha espresso attraverso la neve anche la solitudine dell’uomo contemporaneo. Nella pittura, nella scienza, da Keplero, Cartesio, fino a oggi. E neve come avventura, dai viaggi, alle bufere, alle guerre, fino alla storia dello sci. Nel volume poi ci sono centinaia di illustrazioni, dai quadri, agli animali. È un libro di pregio, un’edizione in carta patinata».
Che cosa ha di particolare la neve? «Ad esempio che per una sorta di strana simmetria, la neve si trova sia in alto sulle più imponenti montagne chiamate “eterne”, sia sulle calotte polari, che in basso, al
"Arte Monet firmò oltre centoquaranta scene innevate, frutto di duri sopralluoghi nella natura
centro della terra, come ha narrato Dante nella Divina Commedia, nell’Inferno. E pensiamo che due miliardi di anni fa la terra era coperta di neve. Secondo la mitologia regnerà anche oltre la fine dei tempi. Ho voluto ricostruire cosa è stata la neve nei tempi, cosa ci hanno visto i popoli e gli artisti».
Che cos’ha imparato dalla neve? «L’emozione del confronto con una realtà ambientale di grande durezza. Quando ho a che fare con la neve, sia a piedi che con gli sci, ho sempre sentito l’enorme fatica di muoversi. Quella fatica che fa capire quanto siano state pesanti, dure e faticose le guerre bianche, combattute tra la neve. O le grandi esplorazioni affrontate lungo terre completamente coperte di neve e ghiacci».
Perché la neve continua ad affascinare?
«È il luogo dell’altrove, evoca sensazioni di magia, rende i luoghi irreali. E riporta costantemente alle sensazioni dell’infanzia, stagione mitica della vita».