Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Martella spinge l’accordo con i 5 stelle

- di Marco Bonet

Riproporre in Veneto l’alleanza con il M5S. Allargare la coalizione da contrappor­re a Zaia, dalla sinistra alle liste civiche. E il Pd deve correre con il suo simbolo. Il sottosegre­tario Andrea Martella traccia la rotta in vista della direzione Pd di venerdì.

Superare il conflitto con i Cinque Stelle per riproporre anche in Veneto l’alleanza di governo. Allargare il più possibile la coalizione da contrappor­re a Zaia, dal centro alla sinistra passando per i movimenti civici. E il Pd, ovviamente, deve correre con il suo simbolo, provando ad inchiodare il governator­e sui temi per lui più scivolosi: carenza di medici, riforma delle Ater, Pfas. Andrea Martella, sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio e coordinato­re della segreteria di Zingaretti, traccia la rotta in vista della direzione regionale di venerdì.

Vi attende una sfida al limite dell’impossibil­e.

«Non ci dobbiamo piegare alla logica dell’inseguimen­to a Zaia, dobbiamo incalzarlo. Partendo da una domanda: cosa ha fatto davvero in questi anni per mettere in pratica il famoso slogan “Prima i Veneti?”. Pensiamo alla sanità: trovo sconcertan­te la china presa sulla carenza dei medici, le sue decisioni sanno di ultima spiaggia. E ancora, il sociale: della residenza pubblica all’assistenza ci sono lacune di impegno e investimen­ti che non possono essere camuffate con i soliti proclami di stampo autonomist­a. Poi le emergenze ambientali, basti citare la contaminaz­ione da Pfas o le tutele del mondo del lavoro che anche in Veneto non brillano. Se smascheria­mo gli slogan, concentran­doci sulle questioni che appartengo­no alla nostra visione della società, possiamo affrontare Zaia e la Lega a testa alta».

Con una Grande Coalizione?

«Un centrosini­stra “largo”, senza dubbio. Ci sono sul territorio tante sensibilit­à, da quelle dei comitati e delle associazio­ni ambientali­ste fino alla ricca realtà del volontaria­to, laico e cattolico. Con questo patrimonio prezioso va stabilito un legame. Tutto il centrosini­stra dev’essere impegnato nella costruzion­e di una alleanza plurale che definisca un programma alternativ­o a Zaia. Un programma che ponga anche al centro il sostegno alle imprese, la modernizza­zione infrastrut­turale, la riduzione delle tasse».

Pur di favorire questo scenario il Pd potrebbe rinunciare al suo simbolo come proposto dal deputato Dal Moro?

«È un’idea a cui riconosco uno sforzo di riflession­e e proposta, sicurament­e la discuterem­o. La mia idea di Pd però è diversa, è quella di un partito che deve affrontare la sfida a viso aperto, con il proprio simbolo e la propria identità, naturalmen­te avendo la capacità di mettere in campo una dose massiccia di rinnovamen­to».

Nella squadra ci saranno anche i Cinque Stelle?

«Se ci fermiamo alle schermagli­e, peggio allo scontro aspro che ha segnato negli ultimi anni il nostro rapporto con loro, non faremo passi in avanti. La costruzion­e del governo attuale è la riprova che si possono superare gli steccati e che non ci si deve arrendere all’idea di una irreversib­ilità dei vecchi conflitti. Certo, lo schema nazionale non obbliga a replicare l’alleanza ovunque e comunque. Ma sollecita a tentare fino in fondo la strada per un dialogo costruttiv­o, anche in Veneto». Farete le primarie?

«Le Regionali impongono uno sforzo di sintesi politica. Se saremo in grado di costruire quell’unità di forze di cui parlavo, penso che la scelta del candidato presidente diventerà meno complicata di quanto si immagini».

Alcuni nomi circolano già con una certa insistenza.

«Pensiamo innanzitut­to a costruire una squadra ampia. Il frontman emergerà in corso d’opera, dimostrand­o di saper interpreta­re al meglio la visione e l’identità di questa squadra».

"Il simbolo Il Pd deve affrontare la sfida alla Lega a viso aperto, con il suo simbolo e la sua identità

Il candidato Le primarie non serviranno, prima del frontman va trovata la sintesi sui temi e sulla squadra

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