Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Martella spinge l’accordo con i 5 stelle
Riproporre in Veneto l’alleanza con il M5S. Allargare la coalizione da contrapporre a Zaia, dalla sinistra alle liste civiche. E il Pd deve correre con il suo simbolo. Il sottosegretario Andrea Martella traccia la rotta in vista della direzione Pd di venerdì.
Superare il conflitto con i Cinque Stelle per riproporre anche in Veneto l’alleanza di governo. Allargare il più possibile la coalizione da contrapporre a Zaia, dal centro alla sinistra passando per i movimenti civici. E il Pd, ovviamente, deve correre con il suo simbolo, provando ad inchiodare il governatore sui temi per lui più scivolosi: carenza di medici, riforma delle Ater, Pfas. Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e coordinatore della segreteria di Zingaretti, traccia la rotta in vista della direzione regionale di venerdì.
Vi attende una sfida al limite dell’impossibile.
«Non ci dobbiamo piegare alla logica dell’inseguimento a Zaia, dobbiamo incalzarlo. Partendo da una domanda: cosa ha fatto davvero in questi anni per mettere in pratica il famoso slogan “Prima i Veneti?”. Pensiamo alla sanità: trovo sconcertante la china presa sulla carenza dei medici, le sue decisioni sanno di ultima spiaggia. E ancora, il sociale: della residenza pubblica all’assistenza ci sono lacune di impegno e investimenti che non possono essere camuffate con i soliti proclami di stampo autonomista. Poi le emergenze ambientali, basti citare la contaminazione da Pfas o le tutele del mondo del lavoro che anche in Veneto non brillano. Se smascheriamo gli slogan, concentrandoci sulle questioni che appartengono alla nostra visione della società, possiamo affrontare Zaia e la Lega a testa alta».
Con una Grande Coalizione?
«Un centrosinistra “largo”, senza dubbio. Ci sono sul territorio tante sensibilità, da quelle dei comitati e delle associazioni ambientaliste fino alla ricca realtà del volontariato, laico e cattolico. Con questo patrimonio prezioso va stabilito un legame. Tutto il centrosinistra dev’essere impegnato nella costruzione di una alleanza plurale che definisca un programma alternativo a Zaia. Un programma che ponga anche al centro il sostegno alle imprese, la modernizzazione infrastrutturale, la riduzione delle tasse».
Pur di favorire questo scenario il Pd potrebbe rinunciare al suo simbolo come proposto dal deputato Dal Moro?
«È un’idea a cui riconosco uno sforzo di riflessione e proposta, sicuramente la discuteremo. La mia idea di Pd però è diversa, è quella di un partito che deve affrontare la sfida a viso aperto, con il proprio simbolo e la propria identità, naturalmente avendo la capacità di mettere in campo una dose massiccia di rinnovamento».
Nella squadra ci saranno anche i Cinque Stelle?
«Se ci fermiamo alle schermaglie, peggio allo scontro aspro che ha segnato negli ultimi anni il nostro rapporto con loro, non faremo passi in avanti. La costruzione del governo attuale è la riprova che si possono superare gli steccati e che non ci si deve arrendere all’idea di una irreversibilità dei vecchi conflitti. Certo, lo schema nazionale non obbliga a replicare l’alleanza ovunque e comunque. Ma sollecita a tentare fino in fondo la strada per un dialogo costruttivo, anche in Veneto». Farete le primarie?
«Le Regionali impongono uno sforzo di sintesi politica. Se saremo in grado di costruire quell’unità di forze di cui parlavo, penso che la scelta del candidato presidente diventerà meno complicata di quanto si immagini».
Alcuni nomi circolano già con una certa insistenza.
«Pensiamo innanzitutto a costruire una squadra ampia. Il frontman emergerà in corso d’opera, dimostrando di saper interpretare al meglio la visione e l’identità di questa squadra».
"Il simbolo Il Pd deve affrontare la sfida alla Lega a viso aperto, con il suo simbolo e la sua identità
Il candidato Le primarie non serviranno, prima del frontman va trovata la sintesi sui temi e sulla squadra