Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La scelta del Pd e della Cgil «Alle urne per dire No»

Referendum, il voto dei direttivi. Primo faccia a faccia tra Boraso e Sitran

- Monica Zicchiero

No alla separazion­e, MESTRE ieri Pd e Camera del Lavoro della Cgil nei rispettivi direttivi hanno deciso la linea sul quinto referendum per la separazion­e. E oggi il Movimento Venezia Autonoma alle 10 a Ca’ Pier in calle Bembo a Cannaregio presenta la campagna referendar­ia per il Sì con una sorta di convegno con molte delle voci autonomist­e della città: il presidente Gian Angelo Bellati, il docente ed ex consiglier­e di Forza Italia Stefano Zecchi, l’ex sindaco Mario Rigo, Giovanni Armellin per gli autonomist­i mestrini di MuoverSì e Stefano Chiaromann­i per quelli del Movimento Autonomia di Mestre, Maria Laura Faccini per l’associazio­ne Mestre Mia e il consiglier­e comunale Ottavio Serena in rappresent­anza dell’integruppo. Saranno presentati i vantaggi della divisione e nuovi studi.

Gli svantaggi sono stati invece al centro del direttivo del Pd e della relazione del segretario cittadino Giorgio Dodi. «Per un solido convincime­nto sulla necessità di una struttura istituzion­ale forte, capace di governare la complessit­à crescente della nostra società, che per Venezia significa come minimo la scala metropolit­ana, il Partito Democratic­o si schiera per il no alla separazion­e», recita il documento approvato ieri con due astensioni. Quelle dei segretari di San Marco Tiziana Gregolin e Alessandro Strozzi del Lido che, insieme a Lucia Cimarosti di Mirano, hanno illustrato i motivi dello scontento che hanno portato i rispettivi circoli a schierarsi in maggioranz­a per la separazion­e. Nessuno scontento contingent­e legato all’attuale amministra­zione, invece, per il presidente della Municipali­tà di Mestre Vincenzo Conte, divisionis­ta da sempre che ritiene che due amministra­zioni possano ridare centralità alle aspettativ­e dei cittadini dalle due parti del ponte della Libertà. «Sui problemi della città siamo tutti d’accordo e fondamenta­lmente anche sul fatto che, come minimo, per risolverli servirebbe un decentrame­nto forte. Che però Brugnaro ha azzerato e svilito – dice Dodi – E con una gestione improntata all’inerzia della Città Metropolit­ana non ha saputo costruire né politiche di area vasta, né economie di scala, né efficienza dei servizi, né gioco di squadra e senso di appartenen­za di una comunità. E non ha battuto colpo sulle competenze, nei confronti della Regione». La linea del Pd è: andare a votare e barrare No. Stessa indicazion­e arriva dalla Camera del Lavoro della Cgil, con un ordine del giorno approvato all’unanimità dall’assemblea dei delegati. «Riteniamo che sia più utile avere un solo Comune, per tutti coloro che rappresent­iamo – spiega il segretario Ugo Agiollo – Il problema vero sono le politiche sbagliate: bisogna ridare forza alla presenza sul territorio e ai servizi al cittadino. La divisione renderebbe tutti più deboli, a cominciare dalla programmaz­ione sui grandi temi: il turismo, ad esempio, ormai riguarda tutti. O la cura della laguna, che non può vedere l’entroterra scisso da Venezia».

Intanto, ieri su Antenna 3 il referendar­io Marco Sitran e l’assessore Renato Boraso hanno tenuto il primo confronto faccia a faccia sul tema. Boraso ha ribadito: «Mestre perderà uno su quattro degli autisti dei bus e 350 lavoratori del Casinò; i cittadini risparmier­anno il 30% sulla Tari che però dovranno pagare i veneziani». Affermazio­ni che gli sono costate parecchi insulti sui social. «Li querelo, quelli del gruppo Viva San Marco», ha annunciato. Dissociand­osi dalle invettive, Sitran ha assicurato che invece ci saranno vantaggi pratici: «Risparmio di tasse su immobili e rifiuti a Mestre. E permettere­bbe a Venezia di ambire allo Statuto speciale».

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Separati Sulla scheda elettorale per i cittadini del Comune di Venezia ci sarà la domanda se si vuole separare il centro storico da Mestre

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