Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il veleno, un’opera d’arte I personaggi da Giulietta a Spiderman

Reperti archeologi­ci, documenti e quadri raccontano la storia delle pozioni

- Codogno

Fu il medico e alchimista svizzero Paracelso nel ‘500 ad affermare, per primo, che è la dose a fare il veleno: Dosis sola facit ut venenum non fit. Al padre ante litteram della tossicolog­ia sembra trarre ispirazion­e un’originale mostra che si snoda lungo quel pericoloso limite che separa il veleno che cura da quello che uccide. E la prima immagine che ci conferma questa dualità è proprio il «caduceo», il bastone alato simbolo dei farmacisti, con i due serpenti attorcigli­ati a rappresent­are la duplice essenza del pharmakon, il farmaco: allo stesso tempo rimedio e veleno. Dal 19 ottobre al 2 febbraio 2020, al Museo Nazionale Atestino di Este, a Padova, si potrà visitare la mostra «Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti» a cura di Federica Gonzato e Chiara Beatrice Vicentini. Moltissimi i reperti in mostra e che spaziano cronologic­amente dalla preistoria alla moderna farmacolog­ia. Passando per la storia dell’arte, la farmacolog­ia, la botanica, la zoologia, l’archeologi­a. Ma approfonde­ndo anche quelle che solo apparentem­ente sembrano storie. Come quella che vede protagonis­ta la «Principess­a e il rospo». Alcuni bufonidi secernono infatti sostanze velenose in grado di alterare la percezione della realtà: eccoci quindi spiegata la trasformaz­ione del rospo in cavaliere. Anche la botanica ci offre un ampio spettro di allucinoge­ni naturali, pensiamo alla Segale cornuta, una graminacea, o al Claviceps purpurea, un fungo ricco di alcaloidi con effetti allucinoge­ni.

Torniamo al padre del dosaggio: Paracelso con i «ribelli di Ferrara», l’Ariosto e Copernico, scagliando­si contro la cosmologia aristoteli­ca, fu il primo a introdurre i minerali (sua la classifica­zione dello zinco) tra gli elementi curativi. La sua Opera Omnia, in un volume del 1658, è uno dei tanti reperti a comporre un ampio percorso espositivo tematico. In queIncanti John William Waterhouse «Circe Invidiosa» A sinistra, Domenico Scattola «Giulietta nel prendere il sonnifero» sta mostra, che è un lavoro congiunto tra il Polo Museale del Veneto – Museo Nazionale Atestino, dall’Università degli Studi di Ferrara e dalla città di Este, il veleno è spesso associato ai delitti, o alle trasformaz­ioni. Come spiega Federica Gonzato nel bel catalogo edito da La Grafica Editrice: «Nell’arte, come nei fumetti, nella letteratur­a piuttosto che nei film, senza pozioni e senza veleno, certi protagonis­ti non esisterebb­ero». Spiderman è tale dopo un morso di ragno radioattiv­o. Obelix è caduto nel paiolo del druido Panoramix ricolmo di una misteriosa pozione. Circe, la maga per eccellenza, trasforma gli uomini in porci grazie all’incantesim­o della sua pozione magica. Così come Elena, di ritorno da Troia, mette un farmaco - il nepente - nel vino del banchetto alla reggia di Menelao: per far passare ai presenti la tristezza, e forse anche l’arrabbiatu­ra.

La mostra racconta, attraverso tre tele di Mazzoni, Bellotti e Scattola la storia di donne che, a causa del veleno o attraverso pozioni magiche, sono diventate eterne: Cleopatra, Medea e Giulietta. L’esposizion­e svela anche alcune curiosità. Si scopre ad esempio che il vasto uso di ocra nel Paleolitic­o dipendeva dalle sue proprietà antisettic­he. Già nel Paleolitic­o ci si curava il mal di denti con la propoli. Mentre risale al Neolitico l’uso dell’oppio nell’Europa continenta­le. In mostra due anfore porta oppio provenient­i da Cipro del XV secolo a.C. e una scatola in lacca cinese della dinastia Quing destinata al Betel, un alcaloide stimolante ancora molto usato in Asia.

Nelle vetrine, accanto a reperti archeologi­ci, trovano spazio confezioni storiche di veleni (l’arsenico, la digitale); mentre sulle affiches storiche troviamo la réclame di portentosi unguenti e medicament­i. Edizioni rare e manoscritt­i spaziano poi dalla magia alla dottrina esoterica, ermetica e alchemica occidental­e. Non potevano mancare le streghe «lamiae», temute artefici di magiche pozioni. Di particolar­e rilievo la sezione con materiali provenient­i dal Giappone e dalla Cina. La mostra, patrocinat­a dalla Regione del Veneto, si avvale, tra molti altri, della collaboraz­ione anche di Fondazione Cariparo, Accademia dei Concordi, Accademia Italiana di Storia della Farmacia.

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Protagonis­ti

Senza veleno molti personaggi non sarebbero mai esistiti, dall’Uomo Ragno a Obelix

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