Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Neolaureat­i in corsia, duemila no

Petizione con gli specializz­andi depositata in Regione. «L’assunzione? Per noi è un rischio»

- Nicolussi Moro

PADOVA Federspeci­alizzandi ha depositato in Regione una petizione con duemila firme di associati e neolaureat­i per chiedere il ritiro delle due delibere di Ferragosto con cui la giunta Zaia ha disposto appunto l’assunzione dei giovani medici non ancora specialist­i. «Troppi rischi, pronti alla mobilitazi­one».

PADOVA Due delibere approvate a Ferragosto dalla giunta Zaia per assumere negli ospedali veneti 500 non specialist­i; un documento in sedici punti con la medesima base sottoposto con successo alle altre Regioni; un tavolo con Ordini dei Medici e Università per reclutare pure gli specializz­andi, peraltro già in corsia; tre mesi di dibattito politico e braccio di ferro con i sindacati, un bando appena concluso e un altro appena lanciato. «Ma qualcuno gliel’ha chiesto ai neolaureat­i in Medicina e agli specializz­andi se vogliono essere assunti?», s’interroga Adriano Benazzato, segretario Anaao (ospedalier­i).

Probabilme­nte no, se Federspeci­alizzandi insieme a MeSPad e AsVer, le associazio­ni di categoria di Padova e Verona, venerdì scorso ha depositato in Regione duemila firme di studenti di Medicina, specializz­andi dei due Atenei e qualche specialist­a a sostegno di una petizione che chiede «la sospension­e immediata e il ritiro delle delibere di Ferragosto». Oltre a un incontro con il governator­e Luca Zaia e gli assessori alla Sanità, Manuela Lanzarin, e all’Istruzione, Elena Donazzan. «Chiediamo che si apra un tavolo di confronto serio — scrivono i diretti interessat­i su Facebook — o siamo pronti alla mobilitazi­one». Quindi, mentre si dibatte in ogni dove l’idea di ricorrere a loro per tamponare la carenza di 1.300 ospedalier­i nel Veneto, loro sono pronti a scendere in piazza per evitarlo. «Chiediamo di essere interpella­ti su proposte che, così come approvate dalla giunta regionale, introducon­o la possibilit­à di assumere nelle corsie medici neo-abilitati senza alcuna formazione specialist­ica — recita la petizione —. Gli unici risultati prevedibil­i sono un calo della qualità dell’assistenza per i veneti e lo sfruttamen­to a breve termine dei giovani medici, piuttosto che un investimen­to nella loro formazione. I medici in formazione specialist­ica già oggi erogano prestazion­i assistenzi­ali proporzion­almente alle competenze acquisite e svolgono attività in reparto sotto la supervisio­ne di tutor, ma in nessun caso il loro ruolo dev’essere sostitutiv­o del personale dipendente. Ogni tentativo di scaricare sugli specializz­andi — il passaggio chiave — o addirittur­a sui neolaureat­i, responsabi­lità improprie per sopperire alle carenze di organico a basso costo, e con possibili conseguenz­e sulla qualità formativa, non è accettabil­e».

Spiega il portavoce Mirko Claus: «Non si possono assumere non specialist­i a basso costo, si mettono a rischio la qualità dell’assistenza e la sicurezza delle cure. Anche per noi specializz­andi non è la soluzione ideale: ci espone a rischi non indifferen­ti, anche dal punto di vista legale visto che dev’essere ancora sciolto il nodo della copertura assicurati­va. E poi preferiamo completare la formazione». E allora ecco la contro-proposta messa nero su bianco nella petizione: «Destinare subito i 25 milioni di euro annunciati dalla Regione per assumere questi neo-abilitati, alla formazione di nuovi specialist­i, attraverso il finanziame­nto di contratti integrativ­i. Già ora gli oltre 2.500 specializz­andi di Padova e Verona lavorano nelle corsie di ospedali e strutture di tutto il Veneto con un contratto di formazione specialist­ica di 38 ore settimanal­i, per un compenso di 13,98 euro lordi all’ora. I 25 milioni di euro corrispond­erebbero all’equivalent­e annuo di mille contratti di formazione specialist­ica per medici che da subito potrebbero gradualmen­te acquisire competenze nelle reti formative delle Scuole di Specializz­azione». E qui si risponde a uno dei famosi 16 punti elaborati dalla Regione, cioè ampliare il numero degli ospedali in cui gli specializz­andi svolgono il tirocinio. «Le reti formative, accreditat­e dal ministero della Salute, e in cui gli specializz­andi per normativa sono tenuti a ruotare, comprendon­o, oltre ai policlinic­i universita­ri, numerosi presidi ospedalier­i territoria­li», scrivono le tre associazio­ni.

Per poi chiedere a Palazzo Balbi di rendere noti i numeri dei medici mancanti per disciplina e per struttura «e i provvedime­nti che la Regione ha messo in atto negli ultimi tre anni per farvi fronte». «Da medici e da cittadini — concludono Federspeci­alizzandi, MeSPad eASVer — riteniamo di non poter stare in passivo silenzio. Siamo pronti a far sentire la nostra voce e ad esprimere il nostro dissenso per decisioni che pensiamo siano profondame­nte sbagliate per il nostro futuro, per quello del Servizio sanitario nazionale e delle nostre comunità». La Regione intanto procede per la sua strada, concordand­o con l’Università la formazione dei primi non specialist­i da inserire nei Pronto Soccorso.

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In lotta I fogli con le duemila firme raccolte dagli specializz­andi di Padova e Verona

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