Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sissy, nessun giallo: «Si è sparata»
Richiesta di archiviazione bis della procura. La famiglia dell’agente: è una vergogna
VENEZIA Nessun giallo sul telefono e sulla pistola. Il primo è sempre stato nell’armadietto, la seconda aveva tracce di Dna solo della vittima ed è possibile che anche dopo un colpo a bruciapelo non ci sia sangue sulla «canna». Per questo la procura di Venezia ha chiesto per la seconda volta di archiviare come suicidio il caso di Sissy Trovato Mazza, l’agente trovata esanime l’1 novembre 2016 all’ospedale di Venezia e morta il 12 gennaio scorso. «Una vergogna», protesta la famiglia.
VENEZIA Nessun giallo sul cellulare: è sempre rimasto nell’armadietto del carcere della Giudecca. Idem sulla pistola: non c’è nessun Dna oltre a quello della vittima, mentre il fatto che l’arma le sia rimasta in mano, così come che la «canna» non abbia tracce di sangue sono casi meno frequenti ma non impossibili. Quanto al pc, non c’è stata alcuna formattazione o cancellazione dei dati, mentre il dipendente dell’ospedale che stava spingendo un carrello al primo piano, ripreso dalle telecamere, è stato identificato ma ha detto di non aver sentito nulla. Il gip Barbara Lancieri, un anno fa, aveva imposto nuove indagini, ma il pm Elisabetta Spigarelli è arrivata alle stesse conclusioni della scorsa estate: non c’è stato nessun omicidio. Quella mattina dell’1 novembre 2016, in uno degli ascensori dell’Ospedale Civile di Venezia, Maria Teresa Trovato Mazza si è sparata alla testa per suicidarsi perché era «depressa», morendo il 12 gennaio scorso. Conclusioni che però la famiglia dell’ex agente penitenziaria, da tutti conosciuta come «Sissy», non accetta. «E’ vergognoso, la magistratura non ha mai voluto capire che cosa sia successo a mia figlia - dice Salvatore Trovato Mazza - I miei avvocati non sono mai stati ricevuti dal pm, nonostante l’abbiano chiesto più volte, e nemmeno io. La stanno uccidendo di nuovo giorno dopo giorno». La famiglia farà una nuova opposizione, i consulenti sono già al lavoro.
Il pm Spigarelli già un anno e mezzo fa aveva chiesto una prima volta l’archiviazione, ritenendo che non ci fosse nessun sospetto sul caso. La famiglia però aveva fatto opposizione e il gip Lancieri aveva convocato d’urgenza la camera di consiglio per il 31 ottobre, il giorno prima che le compagnie telefoniche cancellassero i tabulati di quel giorno. Aveva chiesto di approfondire non solo dove fossero il telefono di Sissy e quello della donna con cui aveva avuto una relazione finita in maniera burrascosa, ma anche di verificare il Dna sulla pistola e di capire se qualcuno avesse potuto pulirla dalle impronte (visto che non ne erano state trovate) e mettergliela in mano e perché non c’era sangue nel «vivo di volata», di identificare l’inserviente che dai video sembrava aver sentito qualcosa. Tutti accertamenti svolti dalla procura e riassunti nella nuova richiesta di archiviazione. Il telefono è stato attivato alle 5.43, alle 6.16 e poi alle 10.30, sempre collegandosi alla cella della Giudecca. E’ risultato poi che la giovane avesse un’altra Sim, che però non aveva generato traffico quel giorno. Quanto al telefono dell’ex compagna, è sempre rimasto nella zona di Mestre, dove abita. Sulla pistola è stato trovato solo il Dna di Sissy, impronte non ce n’erano per l’impugnatura zigrinata, mentre nel 25 per cento dei casi di spari a bruciapelo non arriva sangue sulla canna. Idem che la pistola resti in mano a chi si spara. La procura ha anche segnalato che dall’autopsia non sono emerse novità e che la squadra mobile ha anche riverificato tutte le immagini video delle telecamere dell’ospedale, non registrando nessuna persona sospetta che potesse essere salita o scesa dall’ascensore preso da Sissy. Secondo le testimonianze raccolte, era «depressa» per motivi sentimentali e lavorativi.
«Ma la procura non vuole investigare su che cosa succedesse in quel carcere - conclude il papà - A me risulta che dalle ispezioni siano emerse cose gravi, che forse qualcuno sta cercando di coprire».
"
Il pm La giovane era in un momento personale difficile
Il papà In carcere scoperte cose gravi, ma le coprono