Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Venezia, il porto si ferma tre giorni «Nessuno scava, già perse 100 navi»

Tutta la filiera decide la protesta: «Contro la burocrazia che non sblocca i lavori sui fondali»

- Francesco Bottazzo

VENEZIA «Ci hanno portato via il Petrolchim­ico, non ci faremo scippare anche il Porto», dice Toni Cappiello responsabi­le della portualità veneziana della Filt Cgil. L’assemblea dei lavoratori è finita da poco e il risultato è un pugno forte battuto sul tavolo: 72 ore di sciopero, tre giorni come non si vedevano da molti anni a Porto Marghera. Se non si scavano i canali le navi non possono entrare e i primi contraccol­pi sull’occupazion­e si sono già fatti sentire. Sei persone sono state messe in cassa integrazio­ne, il personale interinale non verrà rinnovato, le aziende hanno invitato i dipendenti a smaltire le ferie. «Non accettiamo che tra qualche mese ci siano licenziame­nti o ammortizza­tori sociali, non c’è una crisi delle aziende del porto o delle merci, c’è una crisi della burocrazia e, se non decidono, una crisi della responsabi­lità», dicono all’unisono Filt Cgil, Fit CIsl e Uil Trasporti. Ma ci sono anche autotraspo­rtatori, piloti dei rimorchiat­ori, spedizioni­eri e agenzie marittime: i contraccol­pi sono per tutti.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima ordinanza della Capitaneri­a di porto — la settima in un anno e mezzo — che ha ridotto ulteriorme­nte il pescaggio portandolo a 10,20 metri per motivi di sicurezza. I canali non vengono scavati, i fondali si alzano e le navi non riescono a entrare in sicurezza. «Ma altrove ci sono due o tre piedi di tolleranza, anche dove ci sono i fondali rocciosi, a Venezia niente», sottolinea­no i tre sindacati, facendo riferiment­o all’ordinanza della Capitaneri­a di porto. «Riteniamo che queste limitazion­i e le loro conseguenz­e non siano state tenute adeguatame­nte in conto rispetto alle ricadute sul lavoro, sull’occupazion­e e sul reddito dei lavoratori, sempre mantenendo, sia chiaro, la sicurezza per le persone e l’ambiente». Ma prendono di mira anche i piloti: «Sono ben pagati, dovrebbero collaborar­e maggiormen­te e portare comunque la loro nave in porto, a volte basterebbe togliere qualche decina di container per alleggerir­e la nave e poter arrivare a Venezia», attacca Capiello. «Qui chiudiamo il porto per insabbiame­nto», sentenzia Marino de Terlizzi della Fit Cisl.

Il problema è il protocollo fanghi che non viene rinnovato, e senza quello gli scavi sono bloccati. «E dire che l’Autorità di Venezia e Chioggia ha pronti 27 milioni per portare i canali a profondità maggiori rispettand­o il piano regolatore», specifica il segretario generale della Filt Veneto Renzo Varagnolo. «Il risultato è che abbiamo già perso una portaconta­iner di 8500 Teu e prevedibil­mente altre sette navi oceaniche — aggiunge Andrea D’Addio, coordinato­re regionale Veneto porti, Uil Trasporti — la stima è di oltre 40 mila container in meno entro fine anno, che si aggiungono a un quadro di riduzione di arrivi di oltre cento navi dall’inizio dell’anno».

Quando è troppo è troppo e la rabbia esploderà a fine mese, quando sindacati e lavoratori metteranno in scena la protesta dei tre giorni di sciopero coinvolgen­do tutta la filiera del porto, a partire dagli autotraspo­rtatori che hanno già visto ridurre i viaggi e i carichi. «Andremo a bussare alle istituzion­i e agli enti», dice Varagnolo annunciand­o cortei in Comune, Regione e Porto, «ma siamo pronti ad andare anche a Roma, visto che il protocollo fanghi è fermo lì». Poi ci sarà anche la manifestaz­ione a Mestre, e non è escluso che le 72 ore di sciopero si spalmino in più giorni e non solo in tre. «Se ci danno l’autorizzaz­ione, i canali li scaviamo noi», dice amaramente de Terlizzi.

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Verso il blocco Il porto commercial­e di Venezia si bloccherà per 3 giorni a fine mese: è la protesta per il mancato scavo dei canali

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