Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Venezia, il porto si ferma tre giorni «Nessuno scava, già perse 100 navi»
Tutta la filiera decide la protesta: «Contro la burocrazia che non sblocca i lavori sui fondali»
VENEZIA «Ci hanno portato via il Petrolchimico, non ci faremo scippare anche il Porto», dice Toni Cappiello responsabile della portualità veneziana della Filt Cgil. L’assemblea dei lavoratori è finita da poco e il risultato è un pugno forte battuto sul tavolo: 72 ore di sciopero, tre giorni come non si vedevano da molti anni a Porto Marghera. Se non si scavano i canali le navi non possono entrare e i primi contraccolpi sull’occupazione si sono già fatti sentire. Sei persone sono state messe in cassa integrazione, il personale interinale non verrà rinnovato, le aziende hanno invitato i dipendenti a smaltire le ferie. «Non accettiamo che tra qualche mese ci siano licenziamenti o ammortizzatori sociali, non c’è una crisi delle aziende del porto o delle merci, c’è una crisi della burocrazia e, se non decidono, una crisi della responsabilità», dicono all’unisono Filt Cgil, Fit CIsl e Uil Trasporti. Ma ci sono anche autotrasportatori, piloti dei rimorchiatori, spedizionieri e agenzie marittime: i contraccolpi sono per tutti.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima ordinanza della Capitaneria di porto — la settima in un anno e mezzo — che ha ridotto ulteriormente il pescaggio portandolo a 10,20 metri per motivi di sicurezza. I canali non vengono scavati, i fondali si alzano e le navi non riescono a entrare in sicurezza. «Ma altrove ci sono due o tre piedi di tolleranza, anche dove ci sono i fondali rocciosi, a Venezia niente», sottolineano i tre sindacati, facendo riferimento all’ordinanza della Capitaneria di porto. «Riteniamo che queste limitazioni e le loro conseguenze non siano state tenute adeguatamente in conto rispetto alle ricadute sul lavoro, sull’occupazione e sul reddito dei lavoratori, sempre mantenendo, sia chiaro, la sicurezza per le persone e l’ambiente». Ma prendono di mira anche i piloti: «Sono ben pagati, dovrebbero collaborare maggiormente e portare comunque la loro nave in porto, a volte basterebbe togliere qualche decina di container per alleggerire la nave e poter arrivare a Venezia», attacca Capiello. «Qui chiudiamo il porto per insabbiamento», sentenzia Marino de Terlizzi della Fit Cisl.
Il problema è il protocollo fanghi che non viene rinnovato, e senza quello gli scavi sono bloccati. «E dire che l’Autorità di Venezia e Chioggia ha pronti 27 milioni per portare i canali a profondità maggiori rispettando il piano regolatore», specifica il segretario generale della Filt Veneto Renzo Varagnolo. «Il risultato è che abbiamo già perso una portacontainer di 8500 Teu e prevedibilmente altre sette navi oceaniche — aggiunge Andrea D’Addio, coordinatore regionale Veneto porti, Uil Trasporti — la stima è di oltre 40 mila container in meno entro fine anno, che si aggiungono a un quadro di riduzione di arrivi di oltre cento navi dall’inizio dell’anno».
Quando è troppo è troppo e la rabbia esploderà a fine mese, quando sindacati e lavoratori metteranno in scena la protesta dei tre giorni di sciopero coinvolgendo tutta la filiera del porto, a partire dagli autotrasportatori che hanno già visto ridurre i viaggi e i carichi. «Andremo a bussare alle istituzioni e agli enti», dice Varagnolo annunciando cortei in Comune, Regione e Porto, «ma siamo pronti ad andare anche a Roma, visto che il protocollo fanghi è fermo lì». Poi ci sarà anche la manifestazione a Mestre, e non è escluso che le 72 ore di sciopero si spalmino in più giorni e non solo in tre. «Se ci danno l’autorizzazione, i canali li scaviamo noi», dice amaramente de Terlizzi.