Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ragazzi morti, «È omicidio plurimo»

Tragedia di Jesolo, la perizia inchioda il giovane romeno indagato per omicidio stradale

- A. Zo.

VENEZIA È accusato di omicidio stradale plurimo Marius Alin Marinica, che nella notte tra il 13 e il 14 luglio, a Jesolo, ha travolto l’auto di cinque ragazzi, 4 morti. Velocità e manovra azzardata le cause.

VENEZIA «Andavo a 80 all’ora e pensavo di aver solo toccato lo specchiett­o», aveva detto lui subito dopo la strage e l’arresto. Ora però la ricostruzi­one effettuata dall’ingegner Mario Piacenti su incarico del pm di Venezia Giovanni Gasparini disegna un quadro ben diverso del tragico incidente avvenuto a Jesolo nella notte tra il 13 e il 14 luglio scorso, nel quale hanno perso la vita quattro ragazzi poco più che ventenni – il sandonetes­e Riccardo Laugeni, che era alla guida, e poi Eleonora Frasson, Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo, tutti e tre di Musile di Piave – mentre una quinta, Giorgia Diral, è sopravviss­uta. Un quadro in cui la responsabi­lità è tutta dell’uomo che era alla guida dell’auto che ha travolto quella dei ragazzi, il 27enne romeno Marius Alin Marinica, ora sotto accusa per omicidio stradale plurimo e per essere anche fuggito senza prestare soccorso, tanto che era stato trovato solo grazie a una ragazza che era stata superata poco prima sempre con manovre azzardate e si ricordava un pezzo della targa.

«La causa esclusiva del sinistro è individuat­a nella condotta dell’indagato Marinica, il quale procedeva ad una andatura di almeno 95-100 chilometri all’ora, superiore a quella limite imposta di 70 all’ora», scrive il consulente della procura nelle sue conclusion­i. Ma a parte la velocità, è stata soprattutt­o la manovra dell’autista a causare l’uscita di strada della seconda macchina. Marinica infatti aveva sorpassato in un tratto dove c’era uno spartitraf­fico a raso e l’intersezio­ne di un paio di vie, motivo per cui sarebbe stato vietato, senza poi mantenere le distanze di sicurezza. «Così facendo, nel corso della fase di rientro dal sorpasso, l’auto del Marinica finiva per urtare con la parte centrale della fiancata di destra la parte anteriore della fiancata di sinistra dell’altra vettura, determinan­do la perdita di controllo della stessa da parte del suo conducente», conclude il tecnico, che ha eseguito le cosiddette «prove di accostamen­to», da cui emerge chiarament­e che il contatto non è certo stato solo sullo specchiett­o, come riferito inizialmen­te. La consulenza smentisce anche un’ipotesi che era circolata in un primo momento, e cioè che all’arrivo dell’auto del romeno ad alta velocità, i ragazzi avessero ingaggiato una sorta di «gara» a suon di accelerato­re. Nemmeno la loro auto viaggiava entro i limiti, visto che la velocità stimata era di 75-80 all’ora, ma questo non ha avuto comunque alcun impatto sull’incidente. «Si ritiene che nessuna censura possa essere mossa al Laugeni - scrive Piacenti - La perdita di controllo del veicolo sarebbe comunque avvenuta anche se avesse marciato alla velocità di 70 chilometri all’ora».

L’incidente era avvenuto intorno all’1.20 di notte, mentre le due auto percorreva­no via Adriatico nel territorio comunale di Jesolo, in direzione Caposile, di ritorno da una classica serata estiva di divertimen­to a Jesolo. Dopo l’urto, l’auto condotta da Laugeni era finita fuori strada, percorrend­o una cinquantin­a di metri nei campi, fino alla scarpata che risale verso via Pesarona, ribaltando­si a causa dell’impatto con un tirante in acciaio e volando nel canale che c’è dall’altra parte. Sui quattro ragazzi morti non è stata fatta l’autopsia, ma è probabile che siano morti o per l’impatto o per annegament­o, mentre Diral è stata l’unica a riuscire a venire fuori dall’auto.

Alla luce del risultato della consulenza, il pm Gasparini dovrebbe presto chiudere le indagini e chiedere il giudizio per Marinica. A quel punto si potranno anche costituire parte civile le famiglie delle vittime. Al romeno non è stata contestata la guida in stato di ebbrezza: aveva 0,50, ma ha detto che aveva bevuto una birra con la fidanzata appena arrivato a casa.

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Il dramma L’auto sulla quale viaggiavan­o i cinque ragazzi

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